Territorio

Le fiere trainano Lugano, ma serve loro una nuova casa

Lugano ha una tradizione fieristica plurisecolare e oggi gli eventi generano un indotto di alcuni milioni di franchi – L’attuale centro congressuale accusa il peso degli anni – Roberto Badaracco: «I tempi sono cambiati e bisogna proporre nuovi modelli espositivi»
© CdT/Gabriele Putzu
Nico Nonella
29.07.2023 06:00

Fiere e Lugano. Un binomio che da secoli caratterizza la città in riva al Ceresio e che ha nel padiglione Conza - situato nella zona di Campo Marzio, che nel Novecento ha rilevato l’eredità della plurisecolare tradizione fieristica luganese - il suo principale punto di riferimento. Dal 1933, anno a partire dal quale Campo Marzio ospitava la Fiera agricolo-industriale, poi denominata Fiera Svizzera di Lugano, di acqua sotto i ponti ne è passata parecchia. Nel 1948 il desiderio di una sede stabile da parte dei promotori portò all’edificazione del Padiglione Conza e successivamente degli altri sei padiglioni. E oggi, settant’anni dopo, altri cambiamenti sono all’orizzonte, con la Città che punta a concretizzare il nuovo polo congressuale. Un polo che, giocoforza, sarà calibrato su quelli che sono i nuovi modelli espositivi. «Le fiere tradizionali sono ormai acqua passata», afferma il vicesindaco di Lugano (e capodicastero Cultura, sport ed eventi), Roberto Badaracco. «Il mondo e il commercio si trasformano e anche le fiere devono rimanere al passo con i tempi. Di conseguenza, gli organizzatori propongono nuovi modelli espositivi in modo di catturare maggiormente l’interesse dei visitatori. Non basta più la tradizionale visita con l’osservazione e la presentazione dei vari campioni; oggigiorno la fiera deve diventare un vero e proprio evento, con momenti collaterali dedicati alla socialità e convivialità».

In ogni caso, «fiere ed esposizioni continuano a rappresentare per la città di Lugano un importante comparto economico, turistico e del tempo libero». Basti pensare ad Artecasa che quest’anno (il 12 ottobre) raggiunge la sua 60.esima edizione, oppure a eventi come LuganoLifeStyle, SwissReLux, Primexpo, Lugano Camper, Edilexpo, Ti Tattoo, Lugano Bimbi e Creative, Brocante in Fiera, Ticino Tour Market e l’ATP Challenger. «Durante tutta la stagione si toccano i 400 mila visitatori, principalmente dal Ticino e dalla fascia del Nord Italia, mentre la locazione di questi spazi frutta alla città l’importo di franchi 600 mila, una cifra sicuramente ragguardevole», sottolinea Badaracco. «Le fiere generano anche un importante indotto indiretto, si parla di diversi milioni, grazie anche agli espositori che alloggiano negli alberghi e ai visitatori che usufruiscono di esercizi pubblici e commerci».

È grande, ma...

Ma se da un lato il Centro Esposizioni, con la sua superficie di 10 mila metri quadrati, è la location più grande del Ticino per la realizzazione di fiere ed eventi di grande formato, dall’altro presenta lo svantaggio di essere una struttura vecchia e non più adatta ai tempi. E il Palacongressi, da solo, «non basta». «Nei mesi da giugno ad agosto viene poco utilizzata poiché non dispone di aria condizionata e le temperature all’interno sono alte». Di qui, appunto, la necessità di realizzare un nuovo centro espositivo che ospiterà eventi più mirati. «Un progetto che porterà valore aggiunto e migliorerà la qualità di vita in città», rileva il vicesindaco.

Il dossier del Polo congressuale, come noto, è sul tavolo della Commissione della pianificazione, che a fine maggio-inizio giugno ha visionato il masterplan presentato dalla Città. I primi feedback, conferma Badaracco, «sono stati positivi e la Commissione si è impegnata ad arrivare in autunno con un rapporto. Sarebbe bello poter approvare tutto nella prima seduta di Consiglio comunale di ottobre». Incassato il nullaosta politico sul progetto, la palla passerà alla Commissione della gestione per l’approvazione del credito per la realizzazione. Prima di arrivare in Gestione, però, va sciolto un importante nodo politico: la quantità di spazi residenziali che la Città vorrà lasciar costruire ai partner privati incaricati di realizzare gli altri contenuti del polo (i due gruppi arrivati in finale al concorso si sono uniti nel consorzio Halter-Implenia Svizzera).

Come prevedibile, in seno alle varie forze politiche le sensibilità sono diverse: c’è chi (soprattutto a sinistra) é scettico sul concedere troppo ai privati, c’è chi è più propenso e chi preferisce che la Città vada avanti da sola. «Non è fattibile», conferma Badaracco. In autunno potremmo saperne di più.

Un’area verde più grande, posteggi interrati e un boulevard

Ma che cosa prevederà, in sintesi, il nuovo Polo congressuale? Beh, per prima cosa ci sarà – ovviamente – un centro congressuale in grado di ospitare fino a 1.500 persone (inclusa una sala polivalente per 1.300 persone) un albergo tre stelle con circa 200 camere, un autosilo interrato per 300 stalli (i posteggi in superficie verranno eliminati) e – novità principale rispetto a quanto presentato lo scorso ottobre – uno spazio verde pari ad almeno il 30 percento della superficie totale con alberi ad alto fusto. Troveranno spazio anche attività commerciali “non moleste” del terziario o dell’artigianato, spazi per incontri e rappresentazioni culturali e abitazioni con quota massima del 50%, di cui i due terzi primarie. Il masterplan indica anche che la superficie edificabile è limitata a 28.643 metri quadrati e interesserà principalmente l’area a sud-est, delimitata da viale dei Faggi (con residenze private) e ovest (con il centro congressuale vero e proprio), mentre le aree verdi sorgeranno una tra il centro congressi e il fiume, al posto dei parcheggi a pagamento (una piazza alberata) e l’altra tra via Campo Marzio e via al Tiglio (un giardino pubblico). Il comparto sud, ossia viale Castagnola, diventerà un boulevard, che in futuro potrà “ospitare” la linea del Tram-treno quando questa verrà prolungata. Il costo del Polo congressuale è stimato in 350 milioni di franchi, 100 per i contenuti pubblici (centro congressi, area verde e posteggi) e 250 per quella privata (residenziale). Ora, il Masterplan è l’idea alla base di tutto, ma per la realizzazione occorrerà elaborare una variante di Piano regolatore. A questo si aggiunge l’iter politico e progettuale: detto in soldoni, i lavori non finiranno prima del 2030.
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