Le lunghe e felici conseguenze della volontà di un ex prete

A Mendrisio delle case popolari finanziano da quasi settant’anni una scuola dell’infanzia: è la conseguenza di una decisione presa a metà Ottocento da un ex prete. Una decisione che ancora oggi spiega appieno i suoi effetti positivi, con lo zampino di amministratori lungimiranti e del Comune. È il proverbiale battito di farfalla, che nel Magnifico Borgo si è concretizzato nella Fondazione don Giorgio Bernasconi, la quale nel 2024 ha versato - come da statuti e da molti anni a questa parte - 134.009 franchi a favore della Scuola infanzia Mendrisio Nord. Questa è la sua storia, e quello del suo notevole, e omonimo, ispiratore.
«Predicava liberalismo»
Il «don», nel caso di don Giorgio Bernasconi (1804-1866), è un appellativo al contempo imprescindibile e che gli calza stretto. «Incorso in sospensione per le sue virulenze - si legge nella Storia di Mendrisio di Mario Medici - aveva finito per buttar la tonaca e si svestì del don, che il popolo invece gli conservò, e col don (un Giorgio Bernasconi non direbbe niente) passa alla storia». Fu, in altre parole, uno di quei ticinesi fuori dall’ordinario ("larger than life", direbbero gli inglesi) che popolarono il nostro Ottocento. «Un prete che predicava il liberalismo» lo definì Giuseppe Martinola nel suo I diletti figli di Mendrisio. Tanto che nel 1830 figurava tra i fondatori della Tipografia Elvetica a Capolago e gestore del giornale L’Ancora, soppresso dopo due anni dal Governo ticinese perché «politicamente vivace». Don Giorgio fondò allora Il Pungolo, che durò solo un anno: «Per un violento articolo contro gli ordini monastici il giornale fu denunciato, sospeso e poi soppresso». Gli scritti di Bernasconi influenzarono poi le prime leggi ecclesiastico-civili del Cantone, quelle che portarono alla soppressione dei conventi. E sempre in ambito clericale don Giorgio era sostenitore di un vescovado ticinese, forse anche perché il vescovo di Como gli vietò l’ingresso in Lombardia. Fra le sue passioni anche l’agricoltura, che innovò promuovendo vivai e fondando la Società agricola forestale nel Distretto. Scrisse anche un poema in dodici canti in ottava rima intitolato Fra Bonagiunta e le streghe di Mendrisio («così macchinoso che non si saprebbe da dove cominciare per riassumerlo», sintetizza Martinola) e soprattutto, dopo i fatti del Bisbino, la Cronaca scandalosa del Canton Ticino, «lettissima e violentissima» satira politica, secondo Medici. Don Giorgio, peraltro, non era affatto avulso dalla politica: fu tra i protagonisti, carabina in spalla, della rivoluzione liberale del 1839, in seguito alla quale venne nominato segretario dell’Educazione.
Decisiva l’Alpe della Grassa

Ed è proprio l’istruzione a caratterizzare particolarmente ai nostri occhi la vita di don Giorgio. Una passione culminata con la creazione, a Mendrisio, del quarto asilo infantile del Cantone nel 1865. Per sostenerlo, lo dotò di metà della sua, abbondante, sostanza, fra cui la sua tenuta Alpe della Grassa (che venne venduta al Patriziato di Castel San Pietro) e terreni a Mendrisio. E lo fece obbligando il Comune a destinare qualsiasi provento all’asilo «in ogni futuro tempo avvenire e nonostante qualsiasi diposizione di legge in contrario». Per rispettare le sue volontà, venne fondato sin da subito un Comitato per l’asilo che nel tempo ha poi preso la forma della Fondazione che ancora oggi porta il suo nome.
Pur avendo dotato l’asilo di una buona sostanza, che essa oggi stia ancora dando i suoi frutti finanziari dopo 160 anni non era affatto scontato, e il fatto sottende un susseguirsi di felici scelte amministrative di generazione in generazione. Scelte che emergono dalla lettura dei verbali delle sedute del Consiglio di fondazione, conservati all’Archivio storico di Mendrisio e che abbiamo consultato. Nelle fase iniziali fu ad esempio certamente decisivo il dono di 10.000 franchi nel 1873 (una cifra assai ingente per l’epoca e che quasi pareggiava quello di don Giorgio) da parte di Agostino Maspoli, lo stesso che alla morte lasciò «un fondo pell’erezione e dotazione di un manicomio» a Mendrisio, vale a dire l’attuale Clinica psichiatrica cantonale. Ma questa è un’altra storia. Il legato di Maspoli permise tra l’altro alla Fondazione di costruire in proprio la sede definitiva dell’asilo in via Beroldingen, facendosene carico al posto del Comune, che pure si era offerto. L’inaugurazione avvenne nel 1906. Nell’edificio fa bella mostra di se un ritratto di don Giorgio.
Nuove vie d’investimento

Facciamo un passo avanti: di buona decisione in buona decisione, nel 1944 il patrimonio della Fondazione sfiorava i 400.000 franchi, salvo poi ristagnare nel ventennio successivo. Ed è negli anni Sessanta che al Comune di Mendrisio venne un’idea. «Si prende nota - si legge nel verbale della seduta del marzo 1961 del Consiglio di fondazione - della lettera inviata dal Municipio di Mendrisio, con la quale si invita il nostro Consiglio di amministrazione ad esaminare la proposta di ricercare per il patrimonio dell’asilo una diversa fonte d’investimento», magari un «investimento in immobili». Un suggerimento che il Consiglio fece proprio e così, nel 1964, viene eretto l’edificio in zona Roncaa (oggi piazzale Roncàa 1) composto da 21 appartamenti popolari. Abitazioni che oggi concorrono a formare l’ottantina di appartamenti a pigione moderata che la Città di Mendrisio può offrire in locazione, permettendo all’Ente pubblico di essere parte attiva e incisiva nella politica degli alloggi più che in altri Comuni ticinesi.
E, nonostante gli affitti moderati, gli appartamenti della Fondazione fruttano annualmente utili importanti - i già citati 134.009 franchi - che ancora oggi sono destinati esclusivamente e interamente all’asilo nord di Mendrisio. Si tratta di soldi ormai non più sufficienti a coprire le spese legate alla scuola (oltre 650.000 franchi l’anno scorso), ma rappresentano comunque un introito tutt’altro che indifferente che non deve così essere riscosso tramite qualche imposta. Tutto questo, per la volontà e la caparbietà di un solo uomo, qualche epoca fa.