Le malversazioni milionarie approdano finalmente in aula

È iniziato e si è subito fermato il processo al Tribunale penale federale di Bellinzona (TPF) a carico dell’ex delegato della filiale luganese della banca privata Hottinger, alla sbarra assieme ad altre due persone. Una di esse era assente ingiustificata (ha presentato in extremis un certificato medico) e la giudice Fiorenza Bergomi ha aggiornato a domani mattina il dibattimento. Sarà in ogni caso una lunga faccenda: sono otto i giorni di processo annunciati, con due di riserva. La sentenza è attesa per il 4 febbraio. E lunga è stata anche la fase istruttoria: i fatti sotto esame vanno dal 2006 al 2014 e l’inchiesta è scattata in Italia nella primavera del 2013. Nel 2019 il Ministero Pubblico della Confederazione (MPC) ha presentato un primo atto d’accusa, rimandato però al mittente dal TPF perché giudicato impreciso e vago. Nel frattempo è finita in prescrizione l’ipotesi di riciclaggio: restano quelle di amministrazione infedele aggrava, truffa e falsità in documenti, ora presentate in un centinaio di pagine (allegati esclusi) dai procuratori federali Stefano Herold e Alessandro Bernasconi.
Danneggiati i portafogli
La vicenda, come si può intuire, è intricata. Ma di cosa si tratta, in concreto? Cominciamo con il dire che alla sbarra vi sono un 58.enne gestore patrimoniale italiano a lungo residente in Ticino (su cui pendono le accuse più gravi), un 58.enne ticinese e un 67.enne napoletano (assente ieri). L’italiano era ai vertici della filiale luganese della banca privata Hottinger. Filiale che nel 2011 diventa RZ et Associés, con il 58.enne che ne è amministratore e azionista unico, nonché presidente. Il ticinese è stato a lungo un suo impiegato, così come il napoletano, che gli avrebbe procacciato clienti dall’Italia.
Fin qui niente di illegale. Ma, a mente dell’accusa, il gestore patrimoniale nel corso di una manciata d’anni avrebbe compiuto varie forme di malversazioni ai danni di diversi suoi clienti e delle sue società. Gli si imputa di aver danneggiato il patrimonio dei clienti investendo in prodotti finanziari strutturati che sapeva esulare dal profilo di rischio basso da loro scelto, di fatto ignorando le loro volontà (il danneggiamento ammonterebbe a quasi 4 milioni di franchi); di aver trattenuto retrocessioni che spettavano ai clienti per circa 1,7 milioni; e di aver investito all’insaputa dei clienti quasi tutto il patrimonio che aveva in gestione in un fondo d’investimento alternativo, non informandoli delle perdite, che a oggi ammonterebbero a quasi dieci milioni. Avrebbe poi caricato delle spese personali sui conti delle società, come il leasing dell’auto, l’acquisto di un natante, e le vacanze.
Questo per l’amministrazione infedele. Poi vi sono le truffe, in parte in correità con il ticinese. I due - è la tesi accusatoria - conoscendo i meccanismi della banca Hottinger e sfruttando i rapporti di fiducia con i suoi impiegati, sarebbero riusciti a bonificare a loro favore quasi due milioni dai conti di loro clienti.
Fondo edifici di culto
Vi sono infine le falsità in documenti. In parte per coprire le presunte malversazioni di cui si è detto, in parte per la vicenda che riguarda il Fondo italiano «Edifici di culto». Vicenda che coinvolge solo i due italiani, che per essa sono stati condannati in primo grado in patria qualche anno fa a pene ingenti (non sappiamo se nel frattempo cresciute in giudicato o contestate). I due avrebbero in sostanza fatto sparire in Svizzera oltre dieci milioni di euro dal Fondo, che amministra i beni ecclesiastici incamerati dallo Stato italiano. E lo avrebbero fatto falsificando le firme degli aventi diritto sui bonifici, facendoli confluire sui conti di una fiduciaria di Chiasso.
La posizione degli imputati
Come detto, la ricostruzione della vicenda comincerà oggi e continuerà per oltre una settimana. Da noi contattato, il legale del ticinese ha riferito che il suo assistito - con alcune eccezioni - si opporrà alle accuse. Il gestore patrimoniale italiano, ci ha detto il suo avvocato, ammette parte dei reati e ne contesta altri, in particolare in relazione all’amministrazione infedele e alle truffe.
Ma c’è un’altra inchiesta aperta
In tutto ciò il ticinese si trova in carcere alla Farera da dicembre. Su di lui sta indagando proprio in questi giorni il Ministero pubblico cantonale per una presunta truffa in ambito immobiliare risalente a una dozzina d’anni fa.