Le migrazioni non frenano l'invecchiamento della popolazione

Le migrazioni nel nostro cantone, tra arrivi e partenze, seppur siano state determinanti negli ultimi 20 anni per la crescita demografica, hanno avuto un peso ridotto nel rallentamento dell’invecchiamento della popolazione. È questo, in soldoni, il risultato a cui è giunto uno studio effettuato dall’Ufficio cantonale di statistica (USTAT).
L'evoluzione generale
Prima di passare all’analisi vera e propria, l’USTAT ha gettato uno sguardo più generale all’evoluzione demografica del nostro cantone dal 2001 a oggi. Un’evoluzione che, viene sottolineato nello studio, è stata caratterizzata da tre fasi. «Una prima lunga fase, che va dal 2001 al 2016, è stata segnata da una crescita demografica» (da circa 312.000 a 354.000 abitanti). «Dopo questa fase di crescita è subentrata una fase di calo demografico, che ha riguardato il quadriennio 2017-2020, in cui la popolazione è scesa a poco meno di 351.000 unità». I dati più recenti, invece, «sembrano indicare una (quantomeno parziale) ripresa della crescita demografica: nel 2021 la popolazione ticinese è salita a 352.181 abitanti, mentre il dato provvisorio del 2022 mostra un ulteriore aumento a 353.993 abitanti».
A contribuire a questa evoluzione sono stati essenzialmente due fenomeni: il saldo naturale della popolazione(composto da nascite e decessi) e il saldo migratorio (composto da arrivi e partenze). Riguardo al saldo naturale, viene fatto notare che esso, dopo una fase tra il 2001 e il 2015 in cui è stato pressoché nullo, negli ultimi anni ha fatto segnare una tendenza negativa. I dati provvisori del 2022, ad esempio, hanno fatto segnare un calo di 1.105 persone.
Diversa la situazione sul fronte del saldo migratorio. «Tenendo conto delle diverse componenti che influenzano l’andamento demografico – scrive l’USTAT –, l’evoluzione globale è da attribuire in gran parte ai fenomeni migratori». E questo perché «tra il 2001 e il 2014 la popolazione del Ticino è cresciuta a causa di una differenza fortemente positiva tra gli arrivi e le partenze».
Dal 2015, tuttavia, «gli arrivi hanno subìto una forte contrazione», mentre «le partenze sono rimaste a un livello piuttosto elevato» e ciò «ha portato a una diminuzione significativa del saldo migratorio. Quest’ultimo è precipitato fino a diventare nullo o addirittura negativo nel triennio 2017-2019, compromettendo quello che era il meccanismo di crescita demografica del cantone». Dopodiché, «una parziale ripresa degli arrivi, così come una lieve diminuzione delle partenze, hanno permesso al saldo migratorio di risalire dal 2020» in poi, fino a giungere al + 3.171 registrato nel 2022.
Le tre simulazioni
Passando poi al tema dell’invecchiamento della popolazione e osservando le differenti classi d’età, viene fatto notare che negli ultimi 12 anni a incidere sull’aumento degli ultresessantacinquenni «sono soprattutto le persone già presenti sul territorio». Detto diversamente: le migrazioni non hanno influito sulla crescita di questa fascia della popolazione. La stessa cosa vale per le persone tra i 15 e i 64 anni. Tuttavia, viene pure fatto notare che in questa fascia di popolazione il saldo migratorio ha conosciuto un’importante calo. Nel 2010, ad esempio, entravano in questa fascia 3.613 persone per migrazione, mentre nel 2021 questa cifra è scesa a 1.205, con valori minimi nel 2019 di -651 persone.
Detto ciò, l’USTAT è voluta andare oltre. E per verificare l’impatto delle migrazioni sull’invecchiamento demografico ha pure simulato tre situazioni: la prima è la popolazione che avremmo avuto nel 2020 se nel periodo 2010-2020 non avessimo avuto arrivi e non fosse partito nessuno dal Ticino (ossia con migrazioni annullate); la seconda simula un Ticino dove continuano ad arrivare persone, ma non vi sono partenze; la terza simula una situazione in cui non ci sono più arrivi, ma sono mantenute le partenze.
Ebbene, in tutti e tre questi scenari il numero totale di abitanti, ovviamente, subirebbe importanti cambiamenti. Tuttavia – ed è questo il dato interessante –, l’impatto sulla piramide delle età risulta molto più contenuto. Infatti, in nessuno di questi scenari l’impatto sull’invecchiamento sarebbe tale da invertire la tendenza. E nelle tre simulazioni, la quota di anziani rimarrebbe comunque superiore al valore iniziale del 2010. Solo nello scenario in cui le partenze sono annullate, l’indice di anzianità ipotetico del 2020 sarebbe inferiore rispetto effettivamente registrato in quell’anno. Ciò significa, in soldoni, che l’impatto delle migrazioni sull’invecchiamento è stato minimo. E di conseguenza tale fenomeno è da ricondurre principalmente all’invecchiamento naturale della popolazione già presente in Ticino. O, per dirla con le parole dell’USTAT: «Appare evidente come sia l’elevato numero di persone che annualmente entrano nella categoria degli ultrasessantacinquenni, ossia l’invecchiamento interno della popolazione, unito allo scarso numero di giovani che entrano nella fascia adulta, a rendere la struttura per età della popolazione sempre più sbilanciata verso l’alto».