Gran Consiglio

Le stime immobiliari tornano in commissione

Il dossier è stato rinviato in Gestione per chiarire alcuni aspetti tecnici e l’interpretazione del testo - Quadranti: «Sono necessari ulteriori approfondimenti» - Morisoli: «Serve solo a fare melina e perdere tempo»
©Chiara Zocchetti
Paolo Gianinazzi
17.12.2025 17:24

Prima di procedere al voto parlamentare sull’iniziativa popolare costituzionale per la neutralizzazione dei valori di stima immobiliare occorrerà attendere qualche mese. Oggi, infatti, il Gran Consiglio ha deciso di rinviare il dossier alla Commissione gestione e finanze per svolgere ancora alcuni approfondimenti di natura tecnica e per meglio chiarire l’interpretazione del testo. Il tema, dunque, secondo gli intendimenti dell’aula tornerà in Parlamento tra febbraio e marzo. E poi, ovviamente, spetterà comunque al popolo ticinese avere l’ultima parola alle urne.

I «peccati originali»

Dietro la decisione di rinvio presa oggi ci sono essenzialmente due «peccati originali».

In primis, l’iniziativa popolare (promossa dall’UDC assieme a deputati di Lega, Centro e PLR) che ha raccolto 17 mila firme a cavallo tra il 2022 e il 2023 è rimasta ferma nei cassetti della Gestione praticamente per tre anni. Detto altrimenti: nessuno, iniziativisti inclusi, si è dato troppo da fare per portare avanti il dossier con grande celerità.

In secondo luogo, alla luce di questo stallo di cui un po’ tutti erano «colpevoli», a inizio dicembre l’UDC ha forzato la mano in commissione, facendo firmare un rapporto commissionale nel quale si è unicamente ribadito che i termini sono scaduti e che quindi il tema va votato in aula. Senza, però, svolgere grandi approfondimenti sul contenuto della proposta.

Ed è appunto sulla base di questi mancati approfondimenti che il PLR, prima del dibattito in aula, ha chiesto al plenum di rinviare il dossier in commissione: «L’iniziativa popolare tratta un tema complesso», ha esordito il capogruppo Matteo Quadranti. «La Gestione si è chinata sul tema, con un’audizione e una presa di posizione scritta del Consiglio di Stato, che in queste occasioni è entrato nel dettaglio di diversi aspetti importanti di natura tecnica e tematiche centrali che necessitano un chiarimento». Ma, ha fatto presente Quadranti, «il rapporto commissionale non entra nel merito dell’iniziativa e non chiarisce aspetti fondamentali per la presa di decisione da parte parlamento». Come interpretare il testo dell’iniziativa, ha aggiunto il liberale radicale, «è fondamentale per la sua implementazione e per affrontare eventuali contestazioni giuridiche». Ma non solo. Gli approfondimenti sono necessari anche «per informare adeguatamente la popolazione al momento del voto».

Il capogruppo del PS, Ivo Durisch, appoggiando la richiesta di rinvio è poi entrato nei dettagli degli aspetti che restano da chiarire. Uno su tutti: come si vuole concretamente neutralizzare l’aumento dei valori di stima. Per farlo, infatti, occorrerebbe agire sull’imposta sulla sostanza, diminuendone le aliquote fiscali per, appunto, neutralizzare l’aumento dei valori di stima, che colpirebbe prevalentemente i proprietari di immobili. Ma, al contempo, non è possibile agire sulla sostanza immobiliare senza toccare anche quella mobiliare (si pensi in particolare a chi ha ingenti somme investite in banca). Dunque, neutralizzando l’aumento delle stime si rischierebbe di fare anche un «favore» pure ai proprietari di sostanza mobiliare. Come dire: tutto legittimo, ma sono aspetti da chiarire prima del voto parlamentare e, soprattutto, prima di quello popolare. In tal senso, anche il co-presidente socialista, Fabrizio Sirica, ha ricordato che in Gestione il merito dell’iniziativa non è stato discusso «nemmeno un minuto».

Questione di democrazia

Argomenti, questi, che hanno fatto infuriare soprattutto UDC e Lega. «La richiesta di rinvio è legittima. Tuttavia, i motivi lo sono un po’ meno», ha affermato la deputata e iniziativista Roberta Soldati (UDC), la quale ha fatto notare che c’era tutto il tempo per fare gli approfondimenti necessari, ma tutti hanno rinunciato a un controprogetto e i termini sono ampiamente scaduti. E, dunque, «sostenere che sono necessari ulteriori approfondimenti è pretestuoso». Anche perché, ha poi più tardi aggiunto il capogruppo democentrista Sergio Morisoli, «l’articolo di legge forse non è perfetto, ma sancisce un principio e non regolamenta l’attuazione di quel principio». Come dire: si faccia votare il popolo sul principio di base, e poi i dettagli del cambiamento saranno decisi in un secondo momento. Per Morisoli, infatti, la richiesta di rinvio è stata fatta unicamente «per fare melina e perdere tempo». A dirsi altrettanto arrabbiato è stato il capogruppo leghista, Boris Bignasca, il quale ha chiesto al plenum di «non giocare con la democrazia diretta».

Dal canto suo Christian Vitta a nome del Consiglio di Stato ha ribadito la disponibilità dell’Esecutivo ha presentarsi in Gestione a gennaio e fornire i necessari approfondimenti in tempi celeri. Mentre il Centro, come affermato dal presidente Fiorenzo Dadò, ha appoggiato la richiesta di rinvio, mettendo però l’accento sulla necessità di tornare in Gran Consiglio entro febbraio per permettere il voto popolare nel mese di giugno. E anche il PLR, infine, ha ribadito la sua disponibilità a svolgere tutti gli approfondimenti in tempi brevi.

Sia come sia, al voto finale in aula la proposta di rinvio di Quadranti è stata approvata con 54 voti favorevoli, 25 contrari e 5 astenuti. E, dunque, il tema delle stime immobiliari tornerà in Gestione. Perlomeno per un paio di mesi.

Correlati
Stime immobiliari presto alle urne
Riuscita l'iniziativa popolare costituzionale che mira a neutralizzare l'aumento dei valori di stima – Il comitato promotore ha annunciato di aver raccolto oltre 16 mila firme – Pamini: «Ora c'è la certezza del voto popolare»