Luganese

Le ultime quattro battaglie per la poltrona più ambita

Domenica i cittadini di Cureglia, Bissone, Muzzano e Magliaso torneranno alle urne per scegliere il sindaco – Nei primi due Comuni il clima è particolarmente teso – Abbiamo chiesto ai candidati cosa pensano dei loro avversari
© CdT/Gabriele Putzu
Red. Lugano
10.05.2024 06:00

Quattro sfide, quattro comunità che tornano alle urne, otto persone decise a mantenere, o a conquistare, la poltrona più prestigiosa del Municipio: quella di sindaco. Domenica, nel Luganese, si voterà per il secondo turno a Cureglia, Muzzano, Bissone e Magliaso. Abbiamo chiesto ai candidati perché i loro concittadini dovrebbero sceglierli e cosa pensano dei loro avversari.

Cureglia

«Sono sempre stata una persona che crede profondamente nella bontà dell’aiuto reciproco – dice la sindaca ad interim Tessa Gambazzi Pagnamenta (PLR) – e nella possibilità che la politica comunale, intesa come governo del buon senso e dell’onestà a favore della collettività, dà a chi si impegna per il benessere del proprio comune e dei cittadini; continuerò a farlo con gentilezza e coraggio». «Sul mio avversario – aggiunge – preferisco non esprimermi». La situazione a Cureglia, infatti, è piuttosto tesa. Gambazzi Pagnamenta è stata accusata dall’UDC del suo sfidante Michele Moor di avere «falsificato un verbale del Consiglio comunale» (poi riportato alla sua forma originaria nell’ultima seduta del Consiglio comunale) e di averlo fatto «in modo subdolo». Accusa che la sindaca ad interim ha fermamente respinto. «Penso che la mia avversaria sia una persona che ha ricoperto la carica di sindaco in modo inadeguato, infrangendo ripetutamente le leggi e manipolando documenti» ha ribadito Moor. «Perché gli elettori dovrebbero scegliere me? Penso di essere la persona adatta per ridare dignità alle istituzioni comunali e per tornare ad operare nella legalità: una condizione indispensabile per la collegialità, anche a Cureglia».

Bissone

Scintille, e non poche, ce ne sono anche a Bissone. In riva al Ceresio l’ex sindaco Ludwig Grosa, rientrato in Municipio e secondo più votato, ha lanciato il guanto di sfida ad Andrea Incerti. Grosa afferma che avrebbe anche rinunciato al ballottaggio se gli fosse stata assegnata la vicesindacatura. Così non è stato e al voto, anche a Bissone, ci si sta avvicinando in un clima politicamente teso. Il sindaco ad interim fa leva sulla continuità: «Il mio motto, per me molto importante, è “Dovere e responsabilità”. Personalmente vorrei difendere il paese e garantire ancora quattro anni di stabilità, basata sulla serietà e sul controllo finanziario e per preparaci alla sfida rappresentata dai lavori dell’USTRA, che si svolgeranno negli anni Trenta-Quaranta». Ed è proprio il maxicantiere del PoLuMe ad essere particolarmente indigesto allo sfidante Grosa, che non le manda a dire: «Perché votare per me? Prima di tutto per la mia dinamicità e… l’incertezza del sindaco Incerti. In due legislature, il minestrone politico di cui fa parte non ha sortito nulla di positivo. I questi 20 giorni da municipale ho riscontrato situazioni pazzesche: sprechi di soldi pubblici, ad esempio per la causa per il lido, persa e costata 450 mila franchi di spese legali. Si vantano delle finanze sane, ma le stesse sono da ricondursi a un’entrata straordinaria di un contribuente, attesa dal 2004. Io mi sono messo in gioco anche per contrastare il PoLuMe e proporre un’alternativa: con l’attuale Municipio l’USTRA ha la strada spianata per fare ciò che vuole». Insomma, poco dopo il ponte diga la campagna è già infuocata. «Cosa penso di Grosa? Chi sono io per giudicarlo? – afferma Incerti – La storia parla per lui; l’esperienza che ha fatto come sindaco la conoscono tutti. Non aggiungo nient’altro. Ai cittadini la responsabilità di scegliere chi riterranno migliore per loro e per il loro futuro. «Incerti è lì… grazie a me», chiosa invece lo sfidante. «Se nel 2013 non fossi stato costretto a dimettermi non sarebbe mai diventato sindaco. Ha cavalcato l’onda della sua maturità ma senza concludere granché. È più un sindaco di immagine che di concretezza».

Muzzano

Ci spostiamo a Muzzano, dove i rapporti appaiono decisamente meno tesi. La sindaca ad interim Verena Hochstrasser (Alternativa per Muzzano) chiede di essere votata soprattutto «per dare una continuità al lavoro che è stato svolto in questi ultimi anni». «Ci sono vari progetti – aggiunge – che sono stati avviati, che devono essere portati avanti e che richiedono tempo per essere messi in cantiere. Si tratta ad esempio dei lavori alle sottostrutture in varie zone del paese, o della ristrutturazione e la sistemazione delle piazze dei due nuclei di Muzzano e Agnuzzo da portare in fase di cantiere. Sono interventi grossi e impegnativi, come quelli per pianificare la zona del piano, dai mulini al lago. Il lavoro insomma non manca e credo sarebbe meglio avere più continuità possibile». Il suo sfidante è Dario Poretti (Lega-UDC-Indipendenti). «Lui, come me, è molto interessato al Comune di Muzzano: come me è nato e cresciuto qua. Ogni tanto abbiamo delle discussioni, come è normale fra persone che partono da un punto di vista diverso, ma in questi anni siamo riusciti a instaurare una buona collaborazione. Spero che continui anche in questa legislatura, perché è fondamentale per il buon funzionamento di un Esecutivo, in cui si premette l’interesse del Comune a quello privato e personale».

Questa invece la visione di Poretti: «I cittadini dovrebbero votarmi se vogliono un cambiamento a livello decisionale: sono una persona a cui piace decidere e sono molto diretto. Non voglio stravolgere nulla, intendiamoci:in un Comune piccolo come il nostro bisogna trovare condivisione e dare continuità ai progetti avviati. Ogni tanto, alla mia avversaria lo ricordo: se è diventata sindaca è perché non è andata in porto l’aggregazione fra Muzzano e Collina d’Oro, a cui lei era favorevole, mentre io ero per la nostra autonomia».

Magliaso

A Magliaso i toni sono decisamente più pacati, con lo sfidante Roberto Narduzzi (Magliaso Insieme) che nutre «puramente rispetto» nei confronti del sindaco ad interim Roberto Citterio (PLR), anche se «una sconfitta non la accetterei, perché chiunque si metta in gioco non vuole perdere». «Se si vuole il cambiamento, questo è il momento giusto per farlo – rileva Narduzzi –. Nessuno ha fatto promesse e non dico di puntare sui giovani, perché l’esperienza è il fattore più importante, ma voglio dare nuova energia sia all’amministrazione sia alla popolazione e cambiare il metodo di pensare, perché la politica è diventata vecchia». Dal canto suo, Citterio ritiene di poter «garantire continuità e la realizzazione dei progetti previsti nel Piano finanziario 2024-2028, ratificato dall’Esecutivo e condiviso dal Consiglio comunale. Sono grato ai tre colleghi di Municipio, che mi appoggiano fattivamente». E che cosa pensa dell’avversario? «In questo momento preferisco non esprimere giudizi. Lo demando secondo gradimento all’elettorato».

Dimissione ad Alto Malcantone

Meno di un mese dopo il voto, Giovanni Berardi si è dimesso dal Municipio di Alto Malcantone, dove era stato riconfermato seppur perdendo la carica di sindaco. Al suo posto subentra Nicola Widmer. Una decisione sorprendente: perché lasciare appena dopo una rielezione? Da noi contattato, Berardi si è limitato a ricordare che la legge considera giustificata la dimissione di un municipale che ha ricoperto la carica per l’intera legislatura precedente.

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