Giustizia

Leasing e bolidi di lusso: indagati a piede libero

Il giudice dei provvedimenti coercitivi ha disposto la scarcerazione (con misure sostitutive dell’arresto) delle tre persone ancora dietro le sbarre nell’ambito dell’inchiesta su presunte irregolarità nel mondo delle supercar – Svariate auto sono state acquistate a credito e poi noleggiate in Italia
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Nico Nonella
31.12.2024 06:00

Ci sono novità legate all’inchiesta aperta a metà ottobre dal Ministero pubblico per far luce su presunte irregolarità legate a leasing di automobili di lusso. Stando a nostre verifiche, negli scorsi giorni, prima delle festività natalizie, il giudice dei provvedimenti coercitivi ha disposto la scarcerazione delle tre persone (su un totale di cinque indagati) ancora dietro le sbarre: si tratta di tre cittadini svizzeri: il principale sospettato, un altro uomo e una donna, tutti residenti nel Luganese. Nei loro confronti sono state disposte delle misure sostitutive dell’arresto.

Il ritrovamento nel Lazio

Il quintetto, lo ricordiamo, è sospettato di aver stipulato contratti di leasing con un istituto di credito per acquistare automobili di lusso che poi erano noleggiate in Italia. Sotto la lente degli inquirenti ticinesi ci sono numerose autovetture di alta gamma, alcune di esse recuperate. All’appello, fino allo scorso 21 novembre, mancavano ancora due supercar. Una di esse – una Lamborghini Huracán dal valore di 200.000 franchi – è stata recuperata proprio quel giorno dalla Polizia locale di Anzio, Comune a un’ottantina di chilometri da Roma. Il fermo della vettura è avvenuto in seguito a una richiesta di assistenza giudiziaria giunta dal Ticino. La Lamborghini è stata identificata grazie al sistema di controllo targhe installato ad Anzio. A condurla un italiano residente negli Emirati Arabi Uniti: sarebbe stato lui a portarla lì dal Ticino.

Tornando in Ticino, in sede d’inchiesta l’indagato principale avrebbe fornito parziali ammissioni, ma avrebbe negato di aver volutamente fatto sparire le auto. Il reato ipotizzato nei confronti degli indagati è di appropriazione indebita. Le indagini sono coordinate dalla procuratrice pubblica Francesca Nicora.

Le società «dormienti»

In base alle prime ipotesi, che andranno ancora confermate dall’inchiesta, il principale imputato avrebbe utilizzato sia la sua società «ufficiale» con sede nel Luganese, sia altre SA «dormienti», ossia inattive da tempo (tra gli addetti ai lavori sono conosciute anche come «società zombi»), rilevate proprio per stipulare i contratti di leasing finiti nel mirino della magistratura e acquistare i bolidi. Le indagini sono scattate dopo la denuncia da parte dell’istituto di credito. Intanto, gli accertamenti proseguono, anche al fine di stabilire se vi siano altre auto interessate dal giro illegale, auto forse acquistate grazie ad altre società di leasing.

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