L’educazione civica sui banchi del Parlamento

È tempo di bilanci politici per l’insegnamento della Civica nelle scuole ticinesi. A oltre quattro anni e mezzo dal voto popolare - era il 24 settembre 2017 - che aveva dato il via libera definitivo all’iniziativa popolare presentata dall’imprenditore Alberto Siccardi, il Parlamento dovrà esprimersi sul primo biennio di vita della civica quale materia a sé. Il rapporto di valutazione del Governo dello scorso 28 ottobre è approdato sul tavolo della Commissione formazione e cultura, che ha a sua volta presentato le proprie conclusioni. E il bilancio stilato dai commissari è in chiaroscuro. A elementi positivi si contrappongono infatti anche alcune criticità.
Luci e ombre
Se da un lato - si legge nel rapporto della relatrice Daniele Pugno Ghirlanda (PS) - «sia le giornate-progetto, sia l’interdisciplinarietà sono modalità di lavoro molto apprezzate dagli insegnanti e dagli allievi e fanno parte delle buone pratiche della nostra scuola già da anni», dall’altro ci sono «aspetti critici dovuti - a giudizio della stragrande maggioranza degli insegnanti interpellati - principalmente alla scarsità di ore (18 ore all’anno) a disposizione di questo insegnamento in rapporto agli obiettivi». In particolare, gli insegnanti del settore medio, segnalano «difficoltà nel portare a termine sia i programmi di Storia sia quelli di Civica previsti dal piano di studio, da cui consegue che le condizioni in cui viene eseguita la valutazione sono poco rigorose e che alcune ore di Storia sono sacrificate».
Nel settore medio, inoltre, data la giovane età degli allievi, «risulta difficile far loro comprendere la distinzione fra Storia e Civica, data l’eccessiva astrazione del concetto. Le conoscenze passano in modo piuttosto intuitivo agli allievi tramite attività laboratoriali e simulazioni, che però richiedono più ore di quelle previste in orario». Un tema a parte è costituito dalle «crescenti difficoltà di carattere lessicale e linguistico e quindi di comprensione del manuale di Storia svizzera». Un aspetto, questo, oggetto di un’interpellanza presentata dal deputato democentrista Edo Pellegrini (UDC).
Nel settore medio superiore non si sono per contro riscontrati problemi di rilievo. Tuttavia gli insegnanti interpellati ritengono che la separazione fra la materia di riferimento e la Civica abbia generato burocrazia e lavoro supplementare a docenti e allievi. Infine, nel settore professionale, i dati raccolti «confermano ciò che si intuisce da tempo, ossia che le nozioni riguardanti il nostro sistema politico restano poco conosciute dagli studenti perché sono lontane dai loro interessi».
Come ovviare, dunque, a queste problematiche? La Commissione esclude «un aumento delle ore di lezione, che avrebbe come diretta conseguenza la riduzione delle ore assegnate a un’altra materia, oppure l’aumento delle ore in griglia oraria (scelta al momento non proponibile)». Per ora rimane quindi «oggettivamente complicato trovare una soluzione per valutare con il necessario rigore gli apprendimenti di un allievo».
Proseguire con il monitoraggio
Fatte queste premesse, la Commissione ritiene in ogni caso importante continuare il monitoraggio e attende, alla fine dell’anno scolastico 2021/2022, gli esiti della prova destinata alle classi di quarta, che saranno le prime ad aver terminato il quadriennio di scuola media con il nuovo insegnamento della Civica formalmente separato dalla Storia. «Come politici», si legge inoltre nel rapporto commissionale, «riteniamo in ogni caso importante contrastare con tutti i mezzi la tendenza di una fascia importante di giovani al disinteresse nei confronti della cosa pubblica e della politica in generale, se vogliamo dare sostanza alle parole della Legge e, soprattutto, mantenere vivo il nostro sistema democratico».