Legge sul clima: «È ideologica e ingannevole»

«Controproducente e ingannevole». Viene bollata così, da parte del comitato dei contrari, la Legge sul clima su cui la popolazione svizzera sarà chiamata a esprimersi il prossimo 18 giugno. Adottata a settembre dal Parlamento quale controprogetto indiretto all’iniziativa popolare «Per un clima sano (Iniziativa per i ghiacciai)», la nuova legge - rinominata dal comitato composto da UDC, Lega, GastroTicino e UPSA «Legge divoratrice di elettricità» - è considerata «troppo estrema» e «troppo costosa».
«Contrariamente a quanto vorrebbe far credere la sinistra, questa legge non rafforzerà la sicurezza energetica. Al contrario, sortirà l’effetto opposto», ha esordito il consigliere nazionale leghista Lorenzo Quadri, che ha ricordato come negli ultimi anni le emissioni pro capite di CO₂ e i consumi di energia nel nostro Paese siano calati. «I progressi compiuti dalla Svizzera sono però stati compensati in modo negativo dall’immigrazione in continua crescita». Insomma, ha evidenziato Quadri, «si dovrebbe capire che qualsiasi politica climatica, per sortire effetti, non può non prevedere limitazioni all’immigrazione».
Critiche alla legge sono arrivate anche dal consigliere nazionale dell’UDC Piero Marchesi, il quale ha parlato di un controprogetto «subdolo»: «Chi sostiene che ci saranno solo benefici e non costi mente». I costi pro capite - ha aggiunto - salirebbero fino a 9 mila franchi all’anno dagli attuali 3 mila: «Sarà un salasso per i cittadini». Inoltre, ha ricordato Marchesi, la Svizzera è responsabile solo dello 0,1% delle emissioni mondiali. «In un anno, quindi, produciamo il quantitativo di CO₂ che la Cina genera in un solo giorno». Non solo. «Se anche azzerassimo le nostre emissioni - gli ha fatto eco il deputato UDC Alain Bühler - non saremmo comunque in grado di proteggere il clima, né di salvare i ghiacciai in Svizzera. Le battaglie per il pianeta sono da condurre altrove». In compenso, ha aggiunto, «avremmo distrutto il nostro paesaggio, disseminandolo di pale eoliche e pannelli fotovoltaici».
La tutela dell’ambiente, ci ha tenuto a evidenziare invece il granconsigliere della Lega Michele Guerra, «è importante, ma questa volta, di fronte alle incognite del futuro, rischiamo davvero di fare il passo più lungo della gamba». Il pericolo, poi, «è di caricare un ulteriore fardello sulle spalle del ceto medio».
Tra le voci contrarie al testo, anche quella della ristorazione. «Visti i modesti margini di guadagno, l’industria dell’ospitalità dipende inevitabilmente dalla stabilità dei prezzi dell’elettricità», ha ricordato il presidente di GastroTicino Massimo Suter. «Non possiamo permettere - ha aggiunto - che le aziende vengano schiacciate. Quello proposto è un approccio irrealistico, che mette a repentaglio la sopravvivenza di tante realtà».
Infine, scetticismo è stato espresso anche dal direttore di UPSA Ticino Marco Doninelli: «Se la Svizzera deve azzerare le emissioni, ciò equivale a un divieto de facto per la benzina, il diesel, il gas e l'olio da riscaldamento. Camion, auto, moto e aerei potranno viaggiare solo in modalità elettrica». Il timore del settore automobilistico, dunque, «è che, con l’aumento vertiginoso dei costi dell’elettricità, guidare un’auto sarà un lusso che potranno permettersi solo i ricchi».