Liceo di Bellinzona, la scelta del direttore

Con l’inizio del nuovo anno scolastico, lunedì 31 agosto, arriverà al Liceo cantonale di Bellinzona come fa da un ventennio, ma per la prima volta dopo 12 anni non lo farà più come direttore, bensì come «semplice» docente. Omar Gianora, di Semione, 50 anni compiuti lo scorso 7 aprile, è oramai un ex. Ex direttore per scelta. Ma con la scuola e l’insegnamento ancora e sempre nel cuore, quasi nel sangue, ci racconta quando lo incontriamo per un caffé chiedendogli di raccontarci come sta vivendo questo momento particolare. Per lui quella in corso è un’estate diversa, in cui ha finalmente potuto dedicarsi quasi interamente alla famiglia, moglie (pure lei insegnante), un figlio di 11 e una figlia di 8 anni. Un’estate sui monti bleniesi con molte meno interferenze rispetto al passato, tra un bagno al fiume e un buon libro. Dalla quarantina di email che poteva ricevere quotidianamente fino a poche settimane fa, ora le può contare sulle dita di una mano. Innegabilmente, lasciando l’incarico si è liberato un bel po’ di tempo, da dedicare appunto alla famiglia. Come direttore devi e vuoi essere sempre presente, sempre pronto a rispondere alle regolari sollecitazioni che giungono dai docenti, ma non solo. Un compito che Omar Gianora assicura di aver assolto con passione. Non ha deciso di lasciare perché stufo, precisa rispondendo a una delle domande di chi scrive, suo ex allievo oramai vent’anni fa. Nella vita, afferma, bisogna saper scegliere. Scegliere, scegliere e poi ancora scegliere, assumendosi le conseguenze. Ed è ciò che lui ha fatto in maniera quasi naturale, perché ritiene che dopo un tot di anni ci voglia sempre un cambiamento. Pace se, detto un po’ brutalmente, guadagnerà meno e avrà meno potere. Vera la prima, sulla seconda non è d’accordo: più che di potere, qui si parla di possibilità di fornire una linea, ed è ciò che è certo di aver fatto al Liceo in questi anni, sviluppando, insieme ai colleghi di direzione e ai docenti, diversi progetti. Per citarne solo alcuni: il corso passerella, l’ottimizzazione dei consigli di classe annuali che entrerà in vigore quest’anno, il rapporto con il territorio, il futuro ampliamento.
Un’infanzia segnata
Dodici anni alla direzione del Liceo, quindi, potevano bastare. Del resto avere la possibilità di scegliere è una grande fortuna, racconta ancora rimanendo concentrato su questo concetto. Forse perché nella vita lui non sempre ha potuto scegliere, trovandosi di fronte un destino irreparabile. Come quando, ci confida, all’età di soli sette anni ha perso la mamma, portata via dal cancro. È proprio in quel periodo che il direttore uscente del Liceo di Bellinzona dice di aver sviluppato la passione per la scuola intesa come una famiglia. Una passione sviluppata già da quando aveva quattro anni: nato a Lavorgo da madre leventinese e padre bleniese, per qualche non meglio noto motivo a quella età aveva cominciato a frequentare la Scuola maggiore che aveva sede proprio a Lavorgo. Un bambino che «girava» in una scuola per ragazzi più adulti, e che della scuola si innamorò. Il mondo della scuola vissuto in maniera quasi naturale, quindi. Ecco perché quel mondo non gli è mai pesato. Non c’è stato un giorno in cui una mansione gli sia pesata. Nemmeno quando si manifestava qualche grana, non rara nel ruolo di direttore con quasi 800 allievi e una novantina di insegnanti, ruolo che con l’inizio dell’anno 2020-2021 sarà assunto da Nicola Pinchetti, sinora vicedirettore della «Comme».
Relazioni più che nozioni
Quale il segreto per «uscirne»? Come fare insomma per gestire una realtà oggettivamente così complessa? L’ascolto. Con tutti i sensi. Ascoltare, racconta Omar Gianora, è la chiave per tutto. L’ascolto porta alla comprensione, e quindi all’individuazione di una soluzione dei problemi. Una metodologia analitica e quasi scientifica, verrebbe da dire. E in effetti l’oramai quasi ex direttore del Liceo è anzitutto un uomo di scienza. Dopo le scuole medie a Giornico, ha frequentato proprio il Liceo cittadino, prima di laurearsi in biochimica al «Poli» di Zurigo. Dove gli fu offerto un incarico nella ricerca, con vista sul dottorato e una strada spianata. Ma il Ticino chiamava, così rinunciò e rientrò. A lavorare per il Dipartimento del territorio nell’ambito della protezione delle acque, un’altra delle sue passioni. Ma il richiamo a tornare a scuola non tardò ad arrivare. Era la scuola. Correva l’anno 1997 e Omar Gianora in un certo senso tornò a casa, cominciando a insegnare al Liceo. Poi l’approdo nel consiglio di direzione, e infine, nel 2008, la nomina a direttore. Anni intensi. Che ora lasciano spazio alla passione per l’insegnamento. Quest’ultimo poggia su tre pilastri, dice ancora nella nostra chiacchierata a ruota libera: la conoscenza della materia, la capacità di trasmettere quella conoscenza, e di nuovo l’ascolto. Soprattutto questo ultimo tassello, senza il quale gli altri non sono possibili. Lo capisci al volo, anche dalle movenze, se un allievo ha o non ha capito un concetto, una nozione. Ciò che ben dimostra la difficoltà dell’insegnamento a distanza sperimentato durante la chiusura delle scuole a causa del coronavirus, la scorsa primavera. La scuola è fatta anzitutto di relazione, ribadisce, prima ancora che di nozioni. Pace, quindi, se qualcuno ritiene che la direzione di Omar Gianora sia stata eccessivamente «dipartimentalista». Tutto che è stato fatto, risponde glissando un po’ sull’argomento, è stato fatto per il bene dei ragazzi. Ragazzi a cui il direttore uscente si dedicherà di nuovo come docente a tempo pieno, tra pochi giorni. Una fine che è un nuovo inizio.
