Ticino

L’immunità nei Consigli comunali, nonostante i dubbi del Governo

Dopo un lungo botta e risposta l’Esecutivo ha infine varato il messaggio per introdurre lo strumento nel Legislativi degli Enti locali
©Gabriele Putzu
Paolo Gianinazzi
09.05.2025 06:00

Dopo un lungo botta e risposta, iniziato nel 2019, il Consiglio di Stato ha infine ‘ceduto’ e, pur mantenendo le proprie riserve, ha pubblicato un messaggio con cui il Gran Consiglio, se confermerà la sua posizione, potrà introdurre l’immunità parlamentare anche per i Legislativi comunali.

La proposta, ricordiamo, ha seguito un lungo iter politico. Nel settembre del 2019 il deputato Tiziano Galeazzi (UDC) ha proposto di inserire nella Legge organica comunale (LOC) l’immunità anche per i membri dei Consigli comunali, al pari di quanto avviene per i granconsiglieri. Il Governo, nel 2020, si è espresso negativamente sulla proposta. Dopo lunghe discussioni nella Commissione Costituzione e leggi nel 2024 in Parlamento sono quindi giunti due rapporti: uno (di maggioranza) favorevole e l’altro (di minoranza) in parte contrario poiché sollevava critiche in merito alla compatibilità di un tale strumento con il diritto federale. In sintesi, per la minoranza una tale modifica avrebbe dovuto essere portata avanti sul piano federale, modificando il Codice di procedura penale. Il Gran Consiglio, nonostante i dubbi ha infine accolto la mozione. Tuttavia, il Governo nei suoi approfondimenti ha poi comunque voluto chiedere un parere all’Ufficio federale di giustizia, il quale – leggiamo dal messaggio – ha anch’esso «sottolineato l’incompatibilità di un regime d’immunità a livello di Legislativo comunale con il diritto federale». Nel frattempo, però, in Gran Consiglio è giunta la medesima proposta, ma sotto forma di iniziativa cantonale per chiedere all’Assemblea federale (agendo dunque sul piano nazionale) di introdurre tale strumento. E, nell’approvare l’iniziativa cantonale, il Gran Consiglio ha fermamente esortato il Governo ha proporre la modifica legislativa chiesta tramite la mozione precedentemente approvata. Come dire: niente più approfondimenti, il Parlamento ha approvato la proposta e dunque essa va applicata, a prescindere dai dubbi di natura giuridica.

Motivo per cui, appunto, il Governo, pur mantenendo le sue riserve (nuovamente ribadite nel documento), ha licenziato negli scorsi giorni il messaggio con le relative modifiche della LOC. Nel dettaglio, al nuovo articolo 63a viene proposto che «contro un consigliere comunale non può essere promosso alcun procedimento penale per le espressioni presumibilmente diffamatorie da lui usate durante le deliberazioni del consiglio comunale, delle sue commissioni, nei rapporti commissionali o in altri atti in sede di consiglio comunale, se non con l’autorizzazione del consiglio comunale». A decidere (a maggioranza assoluta) di eventualmente togliere o meno l’immunità su richiesta del Ministero pubblico sarebbe infatti il Consiglio comunale, sentito il preavviso dell’ufficio presidenziale o di una sua commissione permanente. Tutto ciò, va da sé, se il Gran Consiglio approverà la proposta. E, poi, resterà da capire se tale immunità potrà reggere davanti ai Tribunali. È infatti lo stesso Governo a ricordare nel messaggio che «l’eventuale adozione di un simile regime a livello cantonale – senza una base legale nel diritto federale che attribuisca al Cantone la chiara competenza per farlo – non darebbe dunque garanzia di tutela in sede giudiziaria, visto che non si può escludere che la norma possa essere considerata inapplicabile dai tribunali in caso di ricorso poiché in contrasto con il diritto superiore».

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