Scuola

Livelli, una proposta dal DECS dopo l'estate

Con Manuele Bertoli facciamo il punto su un dossier destinato a tornare nell’agenda politica del cantone: il superamento dei livelli alle Medie - «I prossimi mesi saranno importanti, ma il punto di partenza è positivo e possiamo essere moderatamente ottimisti»
©Ti-Press
Paolo Gianinazzi
15.06.2022 06:00

La fine di questa settimana per migliaia di allievi ticinesi farà rima con «vacanze». Per la direzione del DECS, invece, i prossimi due mesi e mezzo saranno sinonimo di «lavoro». Sul tavolo del consigliere di Stato Manuele Bertoli ci sono infatti tre atti parlamentari che riguardano un dossier che tanto ha fatto discutere in passato: il superamento dei livelli alla Scuola Media. Tre atti su cui, appunto, il DECS intende lavorare durante l’estate per giungere a settembre con un progetto di sintesi sul quale intavolare poi le discussioni più politiche. E tre proposte che fanno dire a Bertoli di essere «ottimista», anche se in maniera «molto moderata», sulla possibilità di giungere alla quadratura del cerchio su un tema che in passato ha sempre diviso il mondo politico, ma non solo.

Le tre proposte sul tavolo
Concretamente, i tre atti parlamentari in questione sono i seguenti: una mozione del Partito comunista che chiede, in sintesi, di rimettere sul tavolo la proposta del DECS bocciata in gennaio dal Parlamento; un’iniziativa popolare della sinistra che chiede di abolire i livelli; un’iniziativa parlamentare del PLR che intende sì eliminare il sistema dei livelli, ma pure sostituirlo con un secondo biennio delle Medie più «orientativo». E oltre a ciò, ricordiamo, ci sono pure le proposte dell’UDC, che però vanno in una direzione opposta e per questo sono già state bocciate dal Governo.

La discussione è aperta
Per il direttore del DECS, le tre proposte sono dunque un punto di partenza interessante, o perlomeno su cui si può lavorare. «Ciò che trovo interessante è il fatto che i tre atti parlamentari e popolari che avrò sul mio tavolo in estate partono da un unico presupposto: non ci saranno più i livelli. E questo è un dato positivo», commenta Bertoli da noi raggiunto dopo la conferenza stampa svoltasi a Bellinzona in vista della fine dell’anno scolastico (si veda l’articolo in basso). «Sia la mozione del Partito comunista, sia l’iniziativa popolare della sinistra, sia la proposta del PLR, partono da questo presupposto che per me rimane il nocciolo della questione», prosegue il consigliere di Stato. «E ora, la questione è sapere che cosa mettere al posto dei livelli. E su questo tema, credo che la discussione debba essere aperta». Ma, all’atto pratico, come procederanno i lavori del Dipartimento?Ancora Bertoli: «Adesso raccoglieremo tutto il materiale e durante l’estate cercheremo di mettere a punto un progetto con l’obiettivo di cominciare le discussioni prima dell’inizio della scuola». Già, perché i tempi, va detto, sono abbastanza stretti. «Se si vuole partire con un progetto per settembre 2023, occorre essere pronti entro metà autunno. Non si può immaginare di concludere i lavori in aprile e poi partire in settembre. La scuola ha bisogno di tempi un po’ più lunghi», spiega Bertoli, che aggiunge: «I prossimi mesi, quindi, saranno importanti. Ma se il punto di partenza, come ho sottolineato poc’anzi, è positivo, direi che possiamo essere ottimisti, ma in maniera molto moderata». Insomma , un «ottimismo molto moderato» dettato forse anche dal fatto che il tema in passato difficilmente è riuscito a far convergere idee diverse tra loro. Ma non c’è il rischio che si torni a «litigare» sul tema? chiediamo al consigliere di Stato, che risponde: «Ribadisco che il principio da cui partono questi tre atti è lo stesso. Sul ‘cosa’ mettere al posto dei livelli il PLR fa la sua proposta, l’iniziativa popolare ha invece una formula un po’ più aperta, mentre i comunisti chiedono di tornare a quanto bocciato per due voti dal Gran Consiglio il 26 gennaio. Penso che delle convergenze si possano trovare». Convergenze che potrebbero arrivare, aggiunge Bertoli, «anche grazie all’aiuto della proposta tecnica dei direttori di Scuola Media».

Una proposta su cui, appunto, gli stessi direttori hanno lavorato nei mesi scorsi e la cui bozza è già giunta sul tavolo del consigliere di Stato. «Se c’è veramente la volontà di superare i livelli, mettersi d’accordo su questa questione non credo sia impossibile».

Tra mercato ed educazione
Con Bertoli, per concludere, cambiamo discorso e torniamo su un altro dibattito: il botta e risposta tra lo stesso direttore del DECS e AITI riguardo alle sinergie tra il mondo della scuola e quello del lavoro. In sintesi, per AITI la scuola dovrebbe adeguarsi di più alle esigenze del mercato, mentre per Bertoli il problema sta nella struttura economica. «Credo, innanzitutto, che sarebbe utile trovarsi di persona. Perché parlarsi unicamente tramite i media non permette di capirsi fino in fondo», premette il consigliere di Stato. «Detto ciò, è chiaro che il punto di vista degli industriali è quello di avere manodopera formata per il loro settore. E lo capisco perfettamente. Il nostro punto di vista, invece, non è quello di essere dei ‘preparatori’ di lavoratori in base alle necessità dell’economia, ma è più ampio: è quello di formare cittadini, che poi saranno anche dei lavoratori, ma che devono poter scegliere loro il loro futuro professionale, perché non possiamo essere noi a farlo. Se ci si mette d’accordo su questo punto di partenza, poi le cose pratiche che si possono fare per invogliare i ragazzi e le ragazze a scegliere certe professioni piuttosto che altre sono tante. Su questo punto siamo totalmente aperti al dialogo».

Da una crisi all'altra la scuola ticinese ha saputo reagire

La scuola, negli ultimi tre anni, ha attraversato (e in parte sta ancora attraversando) due importanti crisi: quella pandemica e quella legata alle conseguenze del conflitto in Ucraina. Due crisi che la scuola, in quanto istituzione, ha superato con un bilancio positivo. È questo il messaggio principale che il direttore del DECS Manuele Bertoli ha voluto lanciare in occasione della consueta conferenza stampa di fine anno che, non a caso, è stata intitolata «La scuola oltre le crisi».

«Se questo sarà l’ultimo anno di pandemia, il bilancio per la scuola non potrà che essere positivo», ha affermato Bertoli, per poi subito aggiungere: «Finita una crisi, ne è subito cominciata un’altra», quella dettata dalla guerra in Ucraina. Ed ecco che, in Ticino sono giunti circa 2.700 profughi, un terzo dei quali (940) è di età compresa fra i 3 e i 20 anni. Altrimenti detto: la scuola, nel giro di pochi mesi, si è trovata nella condizione di scolarizzare quasi mille bambini e giovani. E anche da questo punto di vista il primo bilancio è positivo. Cifre alla mano, il 75% dei giovani (tra i 4 e i 18 anni) giunti in Ticino sono già stati scolarizzati. Senza contare che l’impegno della scuola, da questo punto di vista, non terminerà questa settimana, con la fine dell’anno scolastico: ai corsi intensivi di italiano per allievi alloglotti delle Elementari e Medie che si terranno a luglio e agosto si sono già iscritti in 425, i quali saranno seguiti dagli oltre 200 docenti ticinesi che si sono messi a disposizione.

Insomma, tirando le somme dell’anno appena trascorso, Bertoli è soddisfatto: «Pur di fronte a delle sfide di questa portata, la scuola ha saputo reagire e ha contribuito a gestire queste crisi, facendo vivere in maniera il più normale possibile la situazione a coloro che sono stati costretti a fuggire dal proprio Paese».

Tre cantieri in corso
Il direttore della Divisione della scuola Emanuele Berger ha dal canto suo presentato tre importanti cantieri aperti per la scuola ticinese. Il primo dei quali riguarda le cosiddette «classi inclusive» in cui allevi con bisogni particolari convivono con tutti gli altri. Ebbene, visto il successo di questo modello, il DECS prevede di passare dalle attuali 34 classi inclusive a circa 50 unità.

Berger ha poi ricordato che a settembre è stato attivato il Servizio di consulenza per situazioni di possibili maltrattamenti o abusi sessuali su minori. Il Servizio, nato da una collaborazione tra DECS e DSS, è stato creato con lo scopo di migliorare la capacità della scuola di attivare azioni coordinate e interventi tempestivi a favore di minori vittime di maltrattamento da parte di genitori o di altre figure adulte di riferimento. Infine, il direttore della Divisione ha pure fatto il punto sull’importante cantiere della digitalizzazione: quest’estate saranno digitalizzate ulteriori 15 sedi, che andranno ad aggiungersi alle 12 già «aggiornate».

Formazione professionale
Per una panoramica sull’anno appena trascorso nelle scuole professionali è infine intervenuto Paolo Colombo, direttore della Divisione della formazione professionale. Per quanto concerne la campagna di collocamento a tirocinio, Colombo si è detto soddisfatto dei primi risultati:le ultime cifre parlano infatti di un 21% in più di contratti sottoscritti rispetto al 2021. Un risultato che, almeno per il momento, è superiore pure ai dati pre-pandemia.

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