Lo scultore che andava al circo con il taccuino

LOCARNO - Il binomio mondo del circo-arte visiva ha avuto molto protagonisti. In Svizzera vien subito da pensare ad Hans Erni, pittore molto conosciuto e – fra l’altro – autore di numerosi manifesti per la famiglia Knie. Da quest’ultima, invece, ha origine Rolf Knie, che ha trasformato acrobati, clown e animali nei soggetti dei propri quadri, percorrendo la strada inversa. Ma forse non tutti sanno che la relazione fra la magia che si crea sotto il tendone e la sua trasposizione su tela o in tre dimensioni ha affascinato anche un artista ticinese fra i più rinomati. A partire dalla sua opera forse più nota (anche se non tutti ne conoscono l’autore): la foca della fontana di piazza Governo a Bellinzona (che, fanno notare i puristi della zoologia, in realtà sarebbe un’otaria). Dite la verità, che non faticate ad immaginarvela mentre fa roteare una palla colorata sul naso? Ebbene sì, quando lo scultore locarnese Remo Rossi la scolpì nella pietra, l’ispirazione gli venne proprio dal mondo circense. Ci sarà probabilmente anche lei, dunque, (forse non «di persona», ma sotto forma di qualche copia in miniatura o di bozzetto) fra le opere della mostra che la Fondazione Remo Rossi intende organizzare nel prossimo autunno e per la quale è stato lanciato in questi giorni un singolare appello: chiunque possedesse qualche lavoro dell’artista a tema circense è invitato a farsi avanti, se interessato a metterlo a disposizione per l’esposizione. I contati possono avvenire tramite posta elettronica scrivendo a [email protected] oppure telefonando allo 091/751.21.66 il mercoledì, giovedì e sabato dalle 9 alle 11.30 e il venerdì dalle 14 alle 17.30.
In realtà non è la prima volta che l’organismo chiamato a tutelare il patrimonio rossiano dà vita a un’iniziativa del genere. Già nel 2012, in occasione della mostra organizzata (a Casa Rusca, in collaborazione con la Città) per ricordare i trent’anni dalla morte dell’artista, si erano pubblicamente invitati tutti i detentori di qualche scultura, disegno o stampa a metterli a disposizione perché potessero arricchire l’evento. Un appello che ebbe il suo seguito e che aveva anche il suo perché. Per decenni, infatti, il laboratorio di Remo Rossi fu punto d’incontro per decine di locarnesi (e non solo), amici e conoscenti. Lì gli rendevano visita, scambiavano due chiacchiere, osservavano il suo lavoro. E se lo sguardo indugiava un po’ di più su questa o quell’opera, l’artista non esitava: «Al ta piaas? Alora töl sü». Così sculture in bronzo o pietra, modelli in gesso, ma anche disegni e litografie sono finiti in molte case private.
Questa volta, dunque, si riuniranno quelle a carattere circense, con un triplice scopo. «Da una parte – spiega al Corriere Diana Rizzi, direttrice della Fondazione Remo Rossi – per far conoscere e per valorizzare questo filone dell’opera dello scultore. Abbiamo poi pensato di abbinare l’evento al centesimo anniversario delle tournée del circo Knie; l’inaugurazione della mostra avverrà dunque in concomitanza con l’arrivo della carovana in città, il prossimo autunno. Infine, la tematica ci è sembrata ideale per avvicinare anche le giovani generazioni all’opera di Rossi».
Scultore che era un vero e proprio appassionato del genere. «Tutte le volte che andava al circo – racconta ancora Rizzi – lo faceva con un taccuino in mano, immortalando pagliacci, arlecchini, acrobati, animali. Abbiamo ancora quei bloc notes e molti dei lavori che ne sono derivati: sculture sì, ma anche dipinti e litografie, diversi dei quali non sono mai stati esposti prima».
E a proposito di Remo Rossi e del suo legame con il circo, da segnalare anche un altro curioso aneddoto. Uno dei suoi acrobati fu esposto in occasione dell’antologica del 2012, visitata anche dal clown Dimitri (il cui padre, lo ricordiamo, era pure scultore). L’artista di Verscio se ne innamorò e chiese alla Fondazione di poterlo acquistare. «Non possiamo vendere il patrimonio che possediamo – aggiunge la direttrice –, ma ci dispiaceva non poter accontentare Dimitri. Per cui, alla fine, abbiamo optato per un prestito a tempo indeterminato». Oggi, dunque, l’acrobata in questione fa bella mostra di sé nel Giardino del clown, allestito accanto al teatro del Pedemonte. E non è da escludere che anche la mostra del prossimo autunno si snodi fino a Verscio. «L’idea – conclude Rizzi – è infatti quella di creare una sorta di percorso, che tocchi luoghi caratterizzati da vari lavori. Dentro e fuori la città». Un modo per seguire le orme dell’autore di opere celeberrime in Ticino, come, appunto, la foca o l’Elvezia di piazza Stazione a Bellinzona, la statuetta del pardo del Locarno Festival, il toro e la bagnante dei giardini pubblici e i leoni della vecchia posta locarnese, l’effigie di San Nicolao nell’omonima chiesa di Besso, oppure, ancora, il crocifisso appeso nella sala del Gran Consiglio a palazzo delle Orsoline.