Locarnese e Vallemaggia pionieri nelle cure a domicilio

L’assistenza domiciliare del terzo millennio parte dal comprensorio del Locarnese e Vallemaggia. L’ALVAD, Associazione Locarnese e Valmaggese di Assistenza e cura a Domicilio, è infatti capofila e unico partner per la Svizzera del progetto di cooperazione transfrontaliera Interreg 2014-2020 V-A Italia Svizzera (Asse 4) «REACtion, Reti di assistenza comunitaria per la fragilità», appoggiato e sostenuto finanziariamente dal Canton Ticino, e che si pone come obiettivo quello di favorire la permanenza dell’anziano al proprio domicilio, anche grazie all’ausilio della tecnologia, nonché migliorare più in generale l’accessibilità e la qualità dell’assistenza socio-sanitaria a livello territoriale. «L’Università del Piemonte Orientale, capofila italiano, ci ha proposto di partecipare in virtù della nostra ultraventennale esperienza nell’ambito del servizio di assistenza e cura a domicilio, con oltre 2.000 utenti assistiti ogni anno dai nostri 150 collaboratori. La nostra struttura già da diverso tempo promuove attività di prevenzione e più in generale l’educazione sanitaria (anche attraverso collaborazioni con enti di appoggio e associazioni di volontariato territoriali), favorisce l’autogestione dei malati cronici e dei loro familiari e sostiene la formazione degli specialisti del settore sociosanitario.
Formazione specifica
Dal 2014 in Canton Ticino si è sviluppato il percorso di Formazione Continua per gli Infermieri di Famiglia e di Comunità (IFeC) presso la Scuola Universitaria Professionale della Svizzera italiana (SUPSI), e noi stessi abbiamo inviato parte degli infermieri a formarsi in questo percorso di esperti clinici. Nel 2016, ALVAD ha sviluppato un progetto di formazione-azione rivolto agli infermieri e al personale di cura per migliorare le competenze cliniche per la presa a carico della cronicità. Inoltre, ha partecipato al progetto «Essere e comunicare nell’anzianità», in collaborazione con il Laboratorio di Ingegneria dello Sviluppo Schürch (LISS) e con lo scopo di avvicinare e far familiarizzare l’intera utenza delle regioni periferiche attraverso l’utilizzo di tecnologie della comunicazione mediata da computer. Nel progetto «REACtion» abbiamo da subito intravvisto la naturale evoluzione di gran parte delle attività svolte in precedenza: l’idea di sperimentare modelli innovativi assistenziali proattivi e di comunità con l’integrazione di soluzioni tecnologiche ci ha davvero entusiasmato», spiega Santhosh Mannamplackal, collaboratore di direzione ALVAD e referente svizzero del progetto «REACtion».
Infermieri ma non solo
Le figure centrali di «REACtion», che si rivolge prevalentemente ad anziani over ’65 e a cui partecipano anche le Aziende Sanitarie Locali (ASL) di Novara e Vercelli, e l’Università degli Studi di Torino, sono gli Infermieri di Famiglia e di Comunità (IFeC). «Tramite questi professionisti e professioniste, debitamente formati/e, «REACtion» intende promuovere la rete a sostegno della domiciliarità dell’anziano attraverso un sistema di welfare comunitario, sperimentando in particolare un modello congiunto italo-svizzero per rafforzare, anche attraverso l’utilizzo di tecnologie, le reti di prossimità e quindi sviluppare un sistema condiviso di gestione capillare dei servizi di cura e assistenza a domicilio anche nelle aree più marginali», evidenzia Gabriele Balestra, direttore ALVAD. E sarà appunto l’IFeC che si occuperà dei processi educativi in ambito sanitario rivolti agli anziani e ai «caregiver», ossia i familiari che assistono un loro congiunto. Sulla base comune dei bisogni, evidenziati anche da un’analisi del contesto transfrontaliero che individuerà indici di vecchiaia e dipendenza e dell’incidenza dei malati cronici presenti sul territorio di competenza, toccherà a questa figura professionale stabilire una standardizzazione dei processi d’intervento e l’acquisizione di competenze specifiche di chi opera con gli anziani nel proprio domicilio. Grazie a questa formazione si intende rassicurare e far crescere la preziosa risorsa dei famigliari curanti, indispensabili per assicurare la sussidiarietà dei professionisti, garantendo anche in prospettiva futura la sostenibilità finanziaria del mantenimento a domicilio il più a lungo possibile.
La «road map»
Dopo una prima analisi del contesto dei due versanti coinvolti, coordinata dall’ASL di Vercelli, e la definizione-condivisione delle strategie di azione e del percorso formativo (attività questa condotta congiuntamente tra UPO e SUPSI, sotto la supervisione della professoressa Cesarina Prandi), il progetto è in procinto di partire con l’attività 4, ossia l’implementazione degli interventi sperimentali e di sistemi di monitoraggio, dove ALVAD riveste ruolo di leader per l’intero partenariato e con cui l’associazione collaborerà con SUPSI e LISS. Ciascuna fase del progetto è accompagnata costantemente da attività di valutazione di processo, impatto e sostenibilità, condotte dall’Università degli Studi di Torino. Sempre sul tema della rete di assistenza di prossimità sono in programma anche una serie di incontri ed eventi destinati sia ad operatori sanitari e medici che aperti al pubblico, come ad esempio nell’ambito della Giornata internazionale della cooperazione in programma alla fine di settembre 2021 a Novara, piuttosto che nella Giornata cantonale dei famigliari curanti prevista a Locarno alla fine di ottobre 2021, e che si spera si possa svolgere in presenza.
