Il caso

Locarno «sbanca» a Lugano: per il Casinò una stangata da 5 milioni

Il Tribunale d’Appello ha dato ragione alla Kursaal SA della Città sul Verbano – L’accordo «Accento» siglato dalle due case da gioco nel 2001 era stato contestato da quella luganese: invano – Stauffer: «Situazione ereditata dal passato»
© CdT/Gabriele Putzu
Nico Nonella
17.09.2025 19:00

Franco più franco meno, la stangata per il Casinò di Lugano ammonta a 5 milioni. E la cifra che la casa da gioco luganese deve versare alla Kursaal SA di Locarno nell’ambito di una vertenza quasi ventennale sulla quale si è recentemente espresso il Tribunale di Appello in una sentenza datata 8 settembre. Sentenza che ha appunto condannato la Casinò Lugano SA al pagamento di 2,4 milioni di franche oltre agli interessi al 5% a partire dal 2006. Totale: 5 milioni di franchi.

Questa vicenda, ricorda la casa da gioco luganese in una nota stampa, ha origine il 14 maggio 2001, quando la Kursaal Locarno SA e la Casinò Lugano SA sottoscrissero una convenzione sotto l’egida della società Accento SA. Questo accordo nasceva in un contesto politico particolare: la nuova Legge federale sulle case da gioco limitava a una sola la concessione di tipo A per il Canton Ticino, e bisognava gestire il rischio di uno scontro diretto e distruttivo tra Locarno e Lugano. «L’“accordo Accento» (così venne chiamato) non fu quindi un’intesa commerciale ordinaria, ma un patto politico-economico. Si trattava di un compromesso voluto dalle classi dirigenti cittadine dell’epoca: chi avesse ottenuto la concessione di tipo A avrebbe dovuto riconoscere all’altro una compensazione (25% dell’utile netto e 0,65% degli incassi netti), così da garantire un equilibrio territoriale e, soprattutto, evitare ricorsi e blocchi che avrebbero potuto paralizzare l’assegnazione federale».

Quando l’11 novembre 2002 il Consiglio federale attribuì la concessione A a Lugano e la concessione B a Locarno, l’accordo divenne attuale. Ma fu proprio la dirigenza di Lugano di allora a disconoscere l’intesa, contestandone la validità. Nel 2006 venne avviata una causa civile. La sentenza del Tribunale d’Appello può essere impugnata al Tribunale federale. Una decisione, conferma al Corriere del Ticino il presidente del Consiglio di amministrazione, Emanuele Stauffer, verrà presa nei prossimi giorni.

«È il passato che ritorna a galla», è l’amara lettura di Stauffer. «È l’unica vertenza rimasta aperta». Un’eredità del passato, dunque: «È un caso che si situa nella scia di quelli che hanno contraddistinto il primo decennio di vita abbondante del casinò: contenziosi legali milionari, rapporti pessimi con il regolatore, contese politiche, eccetera. Era gestito da politici, che sedevano nei consigli di amministrazione, in Municipio o in Consiglio comunale. Era il periodo durante il quale si gestiva l’azienda in base a criteri politici e secondo agende personali. Mi dispiace che spetti al Casinò del 2025 di raccogliere l’esito di quanto seminato 25 anni fa».


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