Campus

L’ondata che cambierà il quartiere

I nuovi spazi universitari attireranno migliaia di studenti: dove alloggeranno e che effetti avrà il loro arrivo? - L’USI sta pensando di costruire una residenza ad hoc, i commercianti sperano di veder crescere i loro affari
Foto Reguzzi
Giuliano Gasperi
Federico Storni
27.07.2019 06:00

La carica dei tremila sta arrivando: Lugano è pronta ad accoglierla? Parliamo dei nuovi studenti, professori e ricercatori che popoleranno il campus universitario di Viganello dal prossimo anno, quando la struttura affacciata sul fiume sarà pronta per le prime lezioni. Non sappiamo se la logistica sarà oggetto di un corso, ma di sicuro è un tema se pensiamo a dove alloggeranno le persone attive nei futuri stabili occupati da USI e SUPSI. E naturalmente a quali costi.

Ad oggi l’Università della Svizzera Italiana non offre una vera e propria casa per tutti i suoi iscritti – la USI Home e un altro palazzo in città sono riservati a studenti ospiti o beneficiari di determinate borse di studio – però ci sta pensando. Ce lo conferma il rettore Boas Erez: «Stiamo valutando la possibilità di costruire una residenza che possa accogliere non solo gli studenti e i collaboratori, ma anche i professori che invitiamo per periodi brevi e ai quali non è sempre facile trovare una sistemazione in albergo». L’idea è allo stato embrionale: non ci sono ancora né un terreno, né un progetto, né tantomeno una scadenza. Solo due principi: la struttura dovrà autofinanziarsi e il rapporto qualità/prezzo dovrà essere equo.

In attesa di saperne di più rimane l’offerta privata, che spazia da strutture pensate apposta per le esigenze dei ragazzi – una formula diffusa è quella delle camere private con spazi comuni come la cucina o il bagno – agli appartamenti «normali» che si possono trovare sul mercato. Ovviamente i prezzi sono quelli del mercato e quindi relativamente alti, o comunque non bassi; giudicate voi. Qualcosa comunque nei prossimi anni potrebbe cambiare: vuoi perché i canoni sono in ribasso, vuoi perché la costruzione del campus non è passata inosservata e qualcuno è pronto a cavalcare l’onda, come la società Lugano Campus SA che ha progettato 90 appartamenti per studenti in via Boscioro, a due passi dalle aule. Firmato dagli architetti Valon Beselica, Luigi Ligotti e Aurora Isufi, il progetto prevede anche un ristorante-bar, una zona fitness e posteggi interrati. Sarà un’opzione in più per gli universitari di domani. Quelli di oggi trovano nel Servizio alloggi dell’USI un prezioso alleato nella caccia all’appartamento. I suoi collaboratori trattano fino a una cinquantina di richieste alla settimana su varie questioni: da chi cerca casa a chi un coinquilino o un subentrante, fino a chi ha bisogno di aiuto per trovare offerte sotto una certa cifra, sapere se un locatore è affidabile o capire meglio un contratto, specialmente i non italofoni.

Le due pagine dedicate agli alloggi sul sito dell’università hanno fatto registrare nell’ultimo anno quasi 13 mila visualizzazioni, mentre la bacheca su Facebook con gli annunci ha oltre 4 mila seguaci e nell’ultimo mese ha ottenuto 2 mila visualizzazioni. Sono dati che mostrano un certo fermento, come potevamo attenderci, ma che non bastano a determinare se per gli accademici sia facile o meno scovare un alloggio ad un prezzo vantaggioso. «Non abbiamo ricevuto segnalazioni particolari di studenti che non sono riusciti a trovare una sistemazione e non possiamo trarne conclusioni generali sulla carenza o meno di appartamenti, o su quanto gli affitti siano abbordabili – ci scrive l’USI – L’interesse degli studenti sul tema è ovviamente significativo e constatiamo, come tutti, che gli affitti a Lugano e dintorni non sono sempre per tutte le tasche, pur essendo possibili soluzioni come la condivisione».

Per Valon Beselica, una certezza è la carenza di abitazioni specifiche per gli studenti. «Noi siamo fra i primi a muoverci, ma non credo saremo gli unici, perché dubito che i nostri novanta appartamenti saranno sufficienti a soddisfare la domanda. Per rispondere alle necessità servirebbe costruire un altro paio di palazzi nella zona del campus e credo che si andrà in quella direzione ». Una buona notizia, almeno per gli universitari, è l’alta percentuale di sfitto che sta caratterizzando la regione: più scelta e canoni verso il basso. Basterà per contenere la carica dei tremila? Non tutti sceglieranno di vivere a Lugano o nei dintorni, ma il problema logistico non scompare: si sposta alla questione dei posteggi. Il nuovo campus ne prevede un centinaio e attorno ad esso cominciano le manovre. La Lugano Campus, ad esempio, ne ha previsti alcuni anche per i professori. Un tempo, dove oggi lavorano gli operai, c’era il Campari: parcheggio gratuito e un po’ anarchico particolarmente amato proprio dagli universitari. Altri tempi.

L’architetto: «I ragazzi daranno una botta di vita», il rettore: «Sarei deluso se non si creasse nulla»

Quando ci chiediamo se Lugano è pronta ad accogliere un’ondata di studenti, ricercatori e professori, non ci riferiamo solo alle abitazioni. Il nuovo campus darà infatti un impulso economico e sociale e sarà interessante vedere come il quartiere (o meglio i quartieri, dato che siamo a cavallo tra Cassarate, Viganello e Molino Nuovo) si adatterà ai nuovi inquilini. Ad esempio come cambierà l’offerta commerciale: dai bar ad altri servizi che possono «dialogare» con il mondo accademico. Concedendoci un attimo di retorica, si tratta di capire se la zona dell’università diventerà una zona universitaria. Il rettore Boas Erez ha proprio questa speranza: «Mi piacerebbe che i nostri studenti, tra una lezione e l’altra, avessero la possibilità di restare nelle vicinanze e creare una ‘vita universitaria’ che oggi non esiste. A parte un paio di locali che ospitano regolarmente i ragazzi, non c’è molto. Pensi che inizialmente il campus attuale non aveva nemmeno la mensa. Non era stata prevista perché si pensava che si sarebbe sviluppata un’ampia offerta privata, ma così non è stato». L’unico ristoro interno era il bar al primo piano, con lo storico gerente Rolando Leone, altrimenti gli studenti potevano andare alla mensa del liceo (4 franchi per un piattone di pasta con insalata e acqua) oppure in qualche bar. Il primo refettorio dell’USI è stato creato nell’aula magna, poi è arrivato quello attuale sotto il nuovo auditorium. Fine della parentesi gastronomica. Parlando di spazi pubblici, Erez immagina il futuro campus come un luogo aperto alla popolazione, in particolare con la sua piazza e con un bar attivo fino a sera, e spera che il fermento interno contagi l’ambiente esterno. «Sarei molto deluso se non si creasse nulla per avere più vita». L’architetto Beselica è ottimista: «I nuovi studenti daranno un botto d’energia alla città e la faranno evolvere. Credo che la zona intorno al campus diventerà “loro”, nel senso che si affermerà come un luogo d’aggregazione adatto alle loro esigenze».

Pizze, bellezze e discorsi sui bitcoin

Il destino di queste visioni, comunque, dipenderà molto dalle iniziative private. Così abbiamo chiesto agli esercenti della zona cosa significa per loro l’università oggi e cosa potrà significare domani. Partiamo dalle ovvietà, con il dipendente di una pizzeria che vede negli accademici «una fonte sicura di guadagno». «Gli universitari – rilancia il responsabile di un ristorante biologico – costituiscono almeno la metà della nostra clientela. Ci danno lavoro e ci fanno conoscere sui social». Poi ci sono i professori. «Si rivolgono a noi per i supporti audiovisivi – spiega il titolare di un negozio d’elettronica – e con i nuovi spazi le cose potranno migliorare ». Fin qui eravamo nelle immediate vicinanze del campus attuale. Il discorso però va esteso a via la Santa a Viganello che, grazie ai futuri stabili, sarà più toccata dal viavai accademico. «Alcuni ragazzi sono già clienti – dice un parrucchiere – e penso che il campus in costruzione aiuterà tutte le attività della via». C’è infine chi guarda oltre le opportunità economiche. «Gli studenti portano multiculturalità – osserva la dipendente di una panetteria – Un giorno uno di loro mi ha parlato di bitcoin per tre quarti d’ora». «E poi – si è inserito un collega – arrivano tante belle ragazze».