Sanità

L'ospedale che verrà, al passo coi tempi

Pubblicato il bando di progettazione per il futuro nosocomio regionale del Bellinzonese alla Saleggina - Previsto uno sviluppo a tappe con orizzonte 2030 e 2050 - Fra un anno il nome del vincitore - Che ne sarà del San Giovanni? Ecco le risposte
Sorgerà qui, nel comparto Saleggi, al confine con Giubiasco. © CdT/Chiara Zocchetti
Alan Del Don
Simone Berti
03.02.2023 10:41

Nuovo ospedale regionale del Bellinzonese: ci siamo. L’Ente ospedaliero cantonale (EOC) ha pubblicato oggi il bando di progettazione del nosocomio che verrà realizzato alla Saleggina, fra la Città e Giubiasco, sui terreni (per una superficie totale di oltre 214 mila metri quadrati, di cui 130 mila per il complesso) acquistati dal Cantone dalla Confederazione per quasi 14 milioni di franchi. «Una visione a lungo termine», si rileva nel comunicato. Sarà infatti un processo a tappe. Nel senso che nel 2030 verrà costruita la moderna struttura che sostituirà il San Giovanni (inaugurato il 14 aprile 1940), mentre entro il 2050 si prevede un ulteriore sviluppo. L’investimento previsto è di 380 milioni. Si tratta pure, aggiungiamo noi, di uno dei progetti strategici della Turrita aggregata. Ciò a conferma dell’impegno dell’EOC che recentemente ha svelato, ricordiamo, il piano destinato al polo luganese: 200 milioni in dieci anni per il rinnovamento e l’ammodernamento dei tre presidi (Civico, Italiano e Cardiocentro). L’ente «si assume degli impegni forti, ambiziosi e ben chiari nei tempi attuativi».

Inevitabile cambiare

Gli sforzi per un ospedale all’avanguardia sono necessari in quanto, entro 10-12 anni, il San Giovanni arriverà inevitabilmente alla fine del suo ciclo di vita «nonostante gli sforzi di adeguamento in corso d’opera, di sempre più difficile attuazione». L'ubicazione dell’infrastruttura alla Saleggina, a ridosso del fiume Ticino, accanto al nascituro Parco fluviale, e le sue dimensioni, consentiranno l’edificazione di un complesso che «sarà in grado di valorizzare, tutelandolo, il contesto paesaggistico e naturalistico in cui si trova. La nuova struttura potrà dialogare in maniera sostenibile con il territorio, a supporto di uno sviluppo attento alle esigenze di collaboratori e cittadini, favorendo attività e spazi di incontro dedicati».

Resta ovviamente da chiarire cosa ne sarà del San Giovanni. Nel Programma d’azione comunale, che delinea la Turrita del 2040, si specifica che la destinazione del comparto dovrà chiaramente essere ripensata. Si ipotizzano contenuti rivolti alla terza e alla quarta età, ma non è affatto peregrino immaginare anche dei laboratori o degli istituti di ricerca. E ciò con l’obiettivo di rafforzare il polo biomedico della capitale. 

Obiettivi chiari

Nel bando di progettazione si delineano obiettivi chiari. L’ospedale dovrà essere di nuova generazione. Cosa significa, concretamente? Dovrà «assicurare quella flessibilità necessaria per i continui sviluppi della medicina e le già prevedibili trasformazioni legate allo sviluppo tecnologico, epidemiologico, demografico. Al centro l’essere umano in un ambiente sostenibile dal punto di vista ambientale, costruttivo, energetico e gestionale». La prima fase del concorso terminerà in agosto con la selezione di un gruppo ristretto di elaborati (al massimo 8) da ammettere a una seconda tappa di approfondimento che porterà all’indicazione del vincitore fra un anno, nel febbraio 2024. A seguire partirà l’iter pianificatorio e autorizzativo previsto dalla legge e quindi l’avvio del cantiere. L’inaugurazione, come detto, nel 2030.

Un tetris di successo

È un’iniziativa che parte da lontano quella del futuro ospedale regionale. Era il 2015 quando veniva svelato lo studio di fattibilità per la realizzazione del nuovo comparto sanitario destinato a sostituire il vetusto San Giovanni. Alla fine, con l’avvio dei lavori previsto nel 2028, l’opera si farà nella zona della Saleggina, al confine tra la capitale e Giubiasco, l’unica ritenuta adeguata per le esigenze manifestate dall’EOC. L’operazione che potrebbe apparire semplice si è sviluppata su vari fronti, in un tetris non facile da risolvere, richiedendo anni di trattative sull’asse Ticino-Berna. I terreni individuati sono oggi utilizzati dall’Esercito quale piazza d’esercizio.

Tutti soddisfatti

Il Dipartimento delle istituzioni (DI) ha quindi trattato con la Confederazione per trovare un’area sostitutiva da mettere a disposizione dei militari, in particolare per l’istruzione delle truppe sanitarie (oltre allo stand di tiro, le cui attività si dirigeranno verso il futuro poligono cantonale al Ceneri). Scartate le ipotesi di Gorduno, Gudo e Quartino, la soluzione è stata trovata in un sedime accanto all’ex Infocentro AlpTransit di Pollegio (si tratta peraltro di un terreno pregiato SAC che, diventando edificabile, andrà compensato, ciò che si farà proprio accanto al nuovo nosocomio nella capitale). A fine 2020 il Consiglio di Stato aveva quindi chiesto (e ottenuto dal Parlamento l’aprile seguente) un credito di 16 milioni di franchi per acquisire i terreni alla Saleggina (per circa 13,7 milioni) così come l’Infocentro in bassa Leventina, che verrà riconvertito in centro polivalente di pubblica utilità scongiurandone la demolizione, così come richiesto dalla politica.

La mediazione svolta dal DI ha inoltre permesso di raggiungere un altro scopo: la Città, interessata alla trattativa con l’obiettivo di preservare sul proprio territorio il moderno ospedale, ha potuto inserire nel pacchetto pure la progettazione definitiva della sistemazione del fiume Ticino nell’ambito del Parco fluviale nel vicino comparto Saleggi-Boschetti. Rammentiamo infine che i fondi dovranno essere bonificati: il risanamento è legato alla discarica attiva dal 1950 al 1970. La spesa dovrebbe aggirarsi sugli 11 milioni.

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