Luci rosse in difficoltà tra scontri sulle licenze edilizie e ipoteche negate

A fine agosto il Saidara Club, il centro di massaggi in via Pedroni - nel cosiddetto quartiere a luci rosse di Chiasso - aveva presentato una domanda di costruzione che prevedeva il cambio di destinazione dell’immobile. Una procedura formale, ci aveva spiegato il proprietario dello stabile, avviata in risposta all’entrata in vigore della nuova Legge sulla prostituzione (LProst) che obbliga i locali a luci rosse a disporre di una licenza edilizia attestante che l’edificio può essere destinato all’esercizio del sesso a pagamento. E se fino a poco tempo fa le destinazioni d’uso lasciavano ampio margine di manovra ai proprietari (c’era chi indicava la dicitura night club, chi quella di postribolo e chi quella, per esempio, di centro massaggi tantra) ora a livello cantonale si è deciso di uniformare tutto. In parole povere, massaggio o non massaggio, se in un locale vengono offerti «toccamenti» delle parti intime l’attività dovrà essere svolta in un luogo che ha ottenuto la licenza edilizia in quanto locale erotico. È appunto quello che è stato fatto al Saidara, «dove nulla cambierà rispetto al passato», ci aveva confermato il proprietario. Contro la domanda di costruzione però sono state presentate negli scorsi giorni quattro opposizioni (di queste tre sono praticamente identiche), tra cui quella di un postribolo che si trova a pochi metri di distanza: il Maxim. Secondo le opposizioni la documentazione presentata dal Saidara sarebbe carente.
Il maxi postribolo mancato
È interessante notare che proprio i titolari del Maxim, fino a fine agosto, erano interessati ad acquistare l’immobile che ospita il Saidara. L’idea era di realizzare un maxi postribolo, tra i più grandi in Ticino. Con un investimento di più di quattro milioni di franchi i promotori intendevano realizzare un bordello dotato anche di un’area SPA, di servizi di ristoro e una quindicina di stanze (al terzo e al quarto piano). Il piano superiore invece sarebbe servito a far soggiornare le operatrici del sesso. Un progetto che aveva avuto ampia eco sulla stampa italiana (sempre molto attenta quando si parla della prostituzione in Ticino) ma che era naufragato quando i titolari del Maxim avevano rinunciato a far valere il diritto di compera. I gestori del Saidara e il proprietario dell’immobile avevano dunque deciso di «andare avanti» con l’attività e di presentare la nuova domanda di costruzione (che prevede anche una ristrutturazione interna). Il Maxim invece non ha per ora presentato richieste per il cambio di destinazione. «Questo perché - ci ha spiegato il titolare - già oggi noi figuriamo essere un postribolo».
Dubbi e «red light district»
Il Saidara e il Maxim sorgono come detto nel quartiere a luci rosse di Chiasso. Quartiere che si completa con il Pompeii. Un quartiere a luci rosse che, stando al Municipio di Chiasso, potrebbe diventare tale anche formalmente. Sempre in agosto l’Esecutivo della cittadina di confine ha licenziato un messaggio, una variante di piano regolatore, che intende arginare il fenomeno e confinare l’esercizio della prostituzione in un settore ben preciso del territorio comunale: l’area che, a piano regolatore appunto, è chiamata «zona amministrativa commerciale intensiva a 7 piani (AC7)». Sette in tutta Chiasso i terreni in cui, tecnicamente, si potrà esercitare il mestiere più vecchio del mondo. Sette terreni in cui, già da tempo, sorgono appunto i tre locali a luci rosse. Stando a nostre informazioni la Commissione del Consiglio comunale incaricata di analizzare il dossier sta in queste settimane affrontando alcuni aspetti che non fanno l’unanimità. Per questo il messaggio (che inizialmente conteneva anche una regolamentazione delle aree in cui posare antenne telefoniche) è stato «splittato». Non c’è per esempio unanimità sul fatto di autorizzare, mettendo tutto nero su bianco, un’attività fino ad oggi tollerata. E non sembra esserci unanimità neppure sull’area designata dal Municipio a ospitare la prostituzione.
In via Odescalchi si è investito
Uno dei grandi temi che la Commissione sta affrontando è la definizione del perimetro del quartiere a luci rosse. Alcuni commissari stanno valutando la possibilità di presentare degli emendamenti al progetto, riducendo per esempio il numero di stabili in cui la prostituzione sarà ammessa. Questo in virtù del fatto che i postriboli si trovano molto vicino a un’area residenziale. Senza dimenticare i grandi investimenti fatti per riqualificare via Odescalchi.
"Le banche non ci danno soldi"
Come mai, abbiamo chiesto al titolare del Maxim, il progetto del maxipostribolo è saltato? «Abbiamo capito che non era più quel che ci aspettavamo. Ma c’è un altro aspetto. Le banche, nonostante la prostituzione sia legale e regolamentata, non ne vogliono sapere di finanziare attività o immobili legati in questo ambito». E dunque il rischio è che, per trovare i soldi, si attinga a mercati oscuri? «Parlo per me. Io ho sempre provato che non è così. Ma c’è il rischio di chiedere soldi a chi poi ti tira il collo».