Prostituzione

Luci rosse, «se si va avanti così i postriboli chiuderanno»

L’ex «re dei bordelli» Ulisse Albertalli fa la radiografia del settore fra pandemia, nuove regole e magnaccia - Da poco si è trasferito nel Bellinzonese: «Sono fuori dai giochi, un pensionato che osserva quello che succede e non mi piace affatto come stanno andando le cose»
© CdT/Gabriele Putzu
Alan Del Don
01.12.2020 06:00

«I magnaccia in Ticino ci sono sempre stati e io, nel limite delle mie possibilità, li ho combattuti. Ecco perché le notizie come quella dell’altro giorno non mi sorprendono per nulla. In passato sostavano in auto all’esterno dei locali e controllavano quante volte si accendeva la luce della camera in cui lavorava una tale ragazza...». Sa di cosa parla Ulisse Albertalli, non a caso ritenuto fino alla sua parabola discendente il «re dei postriboli» del nostro Cantone. Settimana scorsa un uomo e una donna, entrambi di nazionalità rumena, residenti nel Bellinzonese, sono stati arrestati con l’accusa di aver sfruttato tre cittadine straniere che operavano in un appartamento di Locarno. Devono rispondere di promovimento della prostituzione, tratta di esseri umani ed usura; respingono ogni addebito. Con il nostro interlocutore – che per nove anni ha gestito il bar Oceano di Pazzallo, il più noto bordello a Sud delle Alpi, e in precedenza il Gabbiano a Lugano – gettiamo uno sguardo sulla situazione attuale del mestiere più antico al mondo alle nostre latitudini.

L’Odissea finita (quasi) bene

Iniziamo però dall’Ulisse Albertalli uomo e non dall’ex proprietario di ritrovi a luci rosse. Da quasi tre anni non si avevano più sue notizie. Esattamente dal 9 febbraio 2018, quando fu prosciolto (alla pari della figlia) dalla Corte delle Assise criminali dai reati di usura e di promovimento della prostituzione. Quel giorno si concluse la sua Odissea, per lui che (destino vuole) porta il nome del personaggio della mitologia greca reso eterno da Omero. «È stata una liberazione. In cuor mio sapevo, naturalmente, di non avere colpe. Conosco l’ambiente fin dalla prima ora e ho lottato tanto fin da subito affinché tutti portassero rispetto alle ragazze che fanno questo lavoro. Per quello non avevo dubbi sull’assoluzione. Tuttavia da ben sette anni sono in ballo, a livello federale, con le imposte alla fonte. È una questione che mi fa stare male, perché è infinita. Sono stufo di mangiarmi il fegato, per dirla con un’espressione dialettale: ho già subito quattro bypass e passato momenti di depressione per tutte queste storie», rileva il nostro interlocutore. Da tre mesi ha lasciato il domicilio che aveva nel Luganese per trasferirsi nel Sopraceneri. In un Comune del Bellinzonese, per la precisione. «Così sono più vicino agli affetti», taglia corto il 70.enne originario di Roveredo in Mesolcina.

Il fuggi fuggi delle ragazze

Non sarà mica un ritorno al vecchio amore?, lo incalziamo. «La prostituzione, in Ticino, oggi mi fa pena. Lasci perdere la pandemia che stiamo vivendo che colpisce purtroppo anche altre attività, ma credo che non sorprenda nessuno il fatto che ci sia un fuggi fuggi generale delle ragazze. Fra fisco e nuove leggi queste ultime preferiscono scappare, ad esempio, in Austria. Lì pagano poco ed hanno tutto, compresa la cassa malati. Si stava meglio quando si stava peggio. Io ora faccio il pensionato e non mi lamento, anzi. Quando fai indigestione di qualcosa poi stai bene attento a tutto quello che mangi», risponde con un sorriso malinconico Ulisse Albertalli.

«Ho detto basta»

I contatti con quel mondo che tanto gli ha dato ma che tanto lo ha fatto soffrire, come abbiamo visto in precedenza relativamente alle vicende giudiziarie, non li ha però completamente persi: «Certo, qualcuno mi aveva addirittura chiesto di dargli una mano. Ma ho detto basta. Non torno indietro. Adesso faccio l’osservatore neutrale, se così si può dire. E quello che vedo non mi piace affatto. Il settore è viepiù tartassato. Se si va avanti di questo passo i bordelli saranno costretti a chiudere».

L’approdo nel Sopraceneri evoca ricordi poco piacevoli. Sia ad Arbedo-Castione sia a Riazzino c’erano dei progetti (allo stato embrionale il primo, più concreto decisamente il secondo) di «espansione» a luci rosse con l’edificazione di altrettanti bordelli. Ma la luce, quella verde, non è mai giunta. «Avevo investito bigliettoni da mille per quelle iniziative. Il Ticino oramai è questo. Non perdona», conclude Albertalli.