Lugano, 306 milioni sul piatto per attenuare il debito pubblico

Trecentosei milioni di franchi. È questo l’importo dei cosiddetti «disinvestimenti», ossia la cessione di proprietà comunali o di quote pubbliche di società, che il Municipio di Lugano vorrebbe incassare per risanare il debito pubblico. Debito che oggi supera il miliardo di franchi. Stando a quanto appurato dal Corriere del Ticino è questo l’obiettivo che si è dato l’Esecutivo e che verrà presentato giovedì prossimo insieme al Piano finanziario e al Preventivo 2026 della Città, aprendo di fatto il dibattito politico.
Nella lista dei possibili gioielli di famiglia in vendita c’è lo stabile in via della Posta (vedi sotto), che ospita una parte dell’amministrazione comunale, e che fa la parte del leone perché potrebbe fruttare una cinquantina di milioni, così come all’altro estremo l’ex scuola dell’infanzia di Sonvico, che potrebbe generare un’entrata di un milione di franchi. Le riflessioni riguardano anche il terreno del Campus Ovest dell’Università della Svizzera italiana (USI) e il suo stabile principale, che la Città ha offerto alla Fondazione per la Facoltà di Lugano dell’USI. Da noi contattato l’ateneo conferma che le trattative sono in corso, così come sulla possibilità di eliminare il contributo cittadino annuo di 630mila franchi alla Fondazione. Ma sul tavolo c’è anche la possibilità di cedere quote di società partecipate della Città, come il Casinò. Il Municipio ne sta discutendo.
Ma giovedì prossimo il Municipio informerà anche della situazione degli investimenti, che saranno superiori ai 700 milioni di franchi fino al 2033. Risulta quindi confermato l’obiettivo del tetto annuo di 50 milioni per gli investimenti. L’importo, per esempio, è previsto come esborso pubblico massimo per il futuro polo congressuale del Campo Marzio.
Sul fronte delle uscite il Municipio ha ragionato anche sull’impatto delle due iniziative ticinesi sulle casse malati e dell’abolizione del valore locativo. Motivo per il quale la presentazione di Preventivo 2026 e Piano finanziario è slittato al 23 ottobre. Le previsioni non fanno dormire sonni troppo tranquilli, visto che l’aggravio per le finanze cittadine è stato calcolato in quasi 23 milioni di franchi.
«La situazione finanziaria di Lugano rimane delicata». A dirlo nel maggio scorso era stato proprio il Municipio della Città, dopo aver identificato una serie misure di risparmio strutturali per un ammontare complessivo di 10 milioni di franchi finalizzate a contenere la spesa corrente. In dettaglio, questi dieci milioni sono così suddivisi: il Dicastero istituzioni risparmierà 1,38 milioni di franchi, il Dicastero Consulenza e gestione 1,3 milioni, il Dicastero immobili 700 mila franchi, il Dicastero Sicurezza e spazi urbani 1,56 milioni, il Dicastero cultura, sport ed eventi 2,18 milioni e il Dicastero sviluppo territoriale 594 mila franchi. All’interno di ogni Dicastero ci sono misure più o meno sensibili: si va da tagli da poche migliaia di franchi per materiale di cancelleria o per le divise della Polizia e decurtazioni a cinque zeri, alla voce «contributi». In ogni caso, non ci sarà alcun licenziamento e si sfrutterà la fluttuazione del personale, per esempio non sostituendo eventuali partenze.
«Anche nei prossimi anni - scriveva in maggio l’Esecutivo - sarà necessario proseguire con politiche improntate all’efficienza, alla prudenza e alla responsabilità, al fine di consolidare nel tempo i risultati ottenuti e garantire una gestione sostenibile delle risorse pubbliche».
Parole che oggi alla luce dei disinvestimenti, delle entrate previste e delle uscite, appaiono più che mai attuali.
L’amministrazione traslocherà, il palazzo andrà sul mercato
Sfumata l’opzione torre Est del Polo sportivo e degli eventi come futura casa per la Giustizia ticinese, la Città di Lugano può attuare il «piano A», ossia il trasloco a Cornaredo dell’amminstrazione comunale. Di conseguenza, lo stabile in via della Posta verrà messo sul mercato e nel computo totale delle «dismissioni» potrebbe fruttare una cinquantina di milioni di franchi. D’altronde, il trasloco degli uffici pubblici dal centro è una necessità, e la Città ci sta lavorando da tempo. Leggiamo infatti sul sito dedicato al PSE che «i locali dei servizi comunali che si trovano in centro sono vecchi, non sufficienti e poco efficienti». Ristrutturare l’edificio di via della Posta 8, ad esempio, costerebbe 30 milioni di franchi «senza risolvere i problemi di spazio e dispersione degli uffici sul territorio, per cui oggi i cittadini devono spostarsi da una sede all’altra per svolgere le loro pratiche». Tradotto: lasciare le cose così come sono non è sostenibile. «La logistica degli spazi amministrativi comunali, inoltre, presenta delle lacune, poiché gli standard non corrispondono alle necessità odierne e non sono in grado di sostenere gli obiettivi di ottimizzazione, qualità e prestazioni dell’ente pubblico. Gli edifici cittadini sono tutti stati costruiti con altre destinazioni e riconvertiti in un secondo tempo all’uso pubblico. L’immobile in via della Posta verrà dunque messo sul mercato. Sfuma quindi l’ipotesi di una trasformazione, da parte della Città, in uno stabile residenziale, con appartamenti ad affitti sostenibili destinati a famiglie, persone singole, anziani e giovani.