Lugano ce l’ha fatta: venduta la casa a San Bernardino

Aggiudicata! Alla fine la Città di Lugano è riuscita a vendere la sua casa montana di San Bernardino. L’asta di settembre a Roveredo era andata deserta e sembrava che nessuno volesse l’edificio, almeno al prezzo fissato dal Municipio: trecentomila franchi. Invece no. Nei mesi successivi si sono manifestati due pretendenti, formulando ognuno la propria offerta. A quel punto la Città ha dovuto solo scegliere la migliore: quella da 340 mila franchi. Non essendo più necessario coinvolgere il Consiglio comunale, che aveva già detto sì alla vendita, le parti hanno avviato la procedura per registrare il passaggio di proprietà.
L’accordo è una buona notizia sia per Lugano, che porta a termine un’operazione immobiliare sospesa ormai da dieci anni, sia per San Bernardino, che arricchirà la sua offerta con un nuovo hotel. È questo che intende fare il nuovo proprietario della casa, la cui identità per ora non ci è nota. Del resto non c’erano molte altre possibilità: il Piano regolatore di Mesocco stabilisce che quella superfice, almeno per tre quarti, deve essere destinata ad attività alberghiere.
Quando calò il silenzio
Lugano si appresta quindi a cedere lo stabile a un valore più alto rispetto all’ultima base d’asta, ma molto più basso rispetto alle sue valutazioni passate. Nel 1991 l’allora Comune di Pregassona comprò l’edificio per 1,5 milioni, mentre nel 2012 il Legislativo di Lugano si espresse a favore della vendita alzando la base d’asta dai 550 mila franchi proposti dal Municipio a 1,3 milioni. Quell’incanto però non fu mai organizzato, complice la chiusura degli impianti di risalita. Poi si scese ai trecentomila franchi dell’ultima asta.
A quell’appuntamento si erano presentate nove persone, ma al momento di avanzare un’offerta era calato il silenzio e il funzionario incaricato non aveva potuto far altro che congedare tutti. L’ipotesi era che i partecipanti, per se stessi o per conto di terzi, fossero venuti solo per marcare stretti eventuali altri interessati, avendo già deciso di presentare la propria offerta più avanti, senza i vincoli dell’asta. Alla fine è andata proprio così, ma non sappiamo se fra i presenti, quel giorno, c’erano anche i due investitori che si sono fatti vivi in seguito.
Spiace, ma...
Prima di avere le loro offerte, la Città aveva ventilato l’ipotesi di cedere lo stabile con la formula del diritto di superficie o addirittura di tenerselo. Ma tenerselo voleva dire ristrutturarlo: una vecchia perizia quantificava in 1,5 milioni l’investimento necessario per rimettere in sesto la struttura e con il tempo la situazione non è certo migliorata, anche perché non è più stata fatta manutenzione. Toccherà al nuovo proprietario risanare la casa; per la Città è un capitolo chiuso. «Siamo soddisfatti - dice il municipale Michele Foletti -. Erano anni che Lugano tentava di vendere lo stabile». «A me spiace sempre vendere - commenta la collega Cristina Zanini Barzaghi - ma questo era un oggetto fuori mano, e ormai è andata così. Del resto abbiamo altre case montane: a Ghirone, ad Airolo e, per la scuola verde, a Breno».