Concorso

Lugano chiama trenta taxi, ne arrivano settanta

Soddisfacente il risultato del bando, la Città deve scegliere a quali conducenti dare l’autorizzazione - La categoria però non è contenta: «Non ne avevamo bisogno»
Lugano chiama, i tassisti rispondono. Ma i rapporti restano tesi. © CdT/Archivio
Giuliano Gasperi
28.01.2020 06:00

La Città di Lugano ha chiamato trenta taxi e ne sono arrivati settanta. Bisogna scegliere, o meglio si può scegliere. Pare quindi soddisfacente il risultato del bando aperto lo scorso dicembre per rilasciare tra le venticinque e le trenta nuove licenze di tipo A, quelle che permettono ai conducenti professionisti di sostare sulle aree pubbliche disegnate apposta per loro. L’apertura del concorso, come ci spiegava il comandante della Polizia comunale Roberto Torrente, era legata al fatto che l’ordinanza del 2015 per regolamentare il settore, definito dagli addetti ai lavori come una giungla, era ed è tuttora bloccata da un ricorso degli stessi tassisti A, secondo i quali la riforma pensata a Palazzo civico non aiutava a rimettere ordine. Il tempo intanto è passato: sia per l’ordinanza, che in ogni caso dovrebbe essere ripensata, sia per il servizio della categoria A che, come spiegava sempre Torrente, non riesce più a coprire i turni richiesti dal Municipio. È una semplice questione di forza lavoro, che si è quasi dimezzata: tre anni fa i tassisti in questione erano una trentina, mentre oggi diciotto.

Cinque corse al giorno
Luca Quadri, rappresentante dei tassisti A di Lugano, conferma che il numero dei colleghi è calato non poco negli ultimi anni, ma per il resto non concorda affatto con Torrente. Anzi, è abbastanza arrabbiato. «Non è vero che non riusciamo a coprire i turni, lo facciamo tranquillamente anche in diciotto. Il problema è un altro». Per dare forza al concetto, Quadri fa un resoconto della sua giornata. «Sono qui alla stazione FFS da stamattina alle 7.30 e ho fatto quattro corse. Viaggi abbastanza brevi, da 15-20 franchi. Quando sono tornato dall’ultima corsa, davanti a me ho trovato altre cinque o sei macchine. Se mi va bene, fra un’oretta riesco a fare la quinta». Il tono del racconto dice tutto: così è difficile far tornare i conti. Per questo, il gruppo dei tassisti A aveva chiesto che le nuove licenze fossero al massimo venti, e non venticinque o trenta come indicato nel bando. «Se ne arrivano così tante, dove le mettiamo?» incalza Quadri, che si riferisce sia al posto fisico sia a quello nel mercato. E qui si apre un altro discorso.

Una spina nel fianco
«Se il Municipio non risolve il problema dei taxi NCC – noleggio con conducente – che operano in Ticino abusivamente non usciremo mai dalla crisi. Questi si alzano la mattina, arrivano, si piazzano nei punti strategici e la polizia non fa niente, mentre quelli come me finiscono la giornata con un incasso di 100-120 franchi. Cosa dobbiamo fare, ammalarci per il lavoro?». Va considerato anche un altro aspetto, cioè la possibilità che i nuovi tassisti A siano alla fine degli ex tassisti B – quelli a cui è concesso di fermarsi solo nei posteggi non limitati nel tempo e non a pagamento – o degli ex privati. In quel caso il numero totale non aumenterebbe, ma per Quadri non sarebbe una grande consolazione: «Se manca il lavoro, manca per tutti». Non aiuta il periodo che sta vivendo Lugano Airport, da tempo ormai senza voli di linea. «Mi chiedo come fanno quelli che lavorano allo scalo. Uno, per dirle, è mio figlio. Per fortuna se la cava con qualche trasporto scolastico, ma gli altri?».

La mozione perduta
«La Città non ha nemmeno fatto un sondaggio fra noi tassisti per capire come va il mercato» si sfoga ancora Quadri. Segno che il rapporto fra la categoria e l’ente pubblico continua ad essere abbastanza conflittuale. Dei taxi tra l’altro si discute, o meglio si dovrebbe discutere anche a livello cantonale. È infatti pendente dal 2015 la mozione con cui Giancarlo Seitz (Lega) chiedeva di semplificare le cose gestendo il servizio a livello ticinese. Mai evasa. Se i taxi avessero questi tempi...