Il caso

Lugano, controlli di polizia a tappeto contro i furbetti di Airbnb

In questi giorni agenti in borghese della comunale stanno passando al setaccio i quartieri della Città per scovare chi affitta ai turisti senza le necessarie autorizzazioni - Il faccia a faccia con un abitante di Gandria
©Chiara Zocchetti
Andrea Bertagni
Andrea Bertagni
19.07.2025 06:00

Si presentano in tre, più l’agente di quartiere. Ma a differenza di quest’ultimo sono in borghese. «Polizia», dice uno di loro. «Lei abita qui?», è la domanda che fanno a un abitante di Gandria, che stava uscendo di casa proprio in quel momento. «Sì, perché?». «Vogliamo sapere se lei è il proprietario o l’inquilino». La risposta che ricevono è la seconda. Gli agenti prendono nota delle generalità. Prima di proseguire s’informano con l’abitante sugli appartamenti vicini. Perché oggi sono a Gandria e vogliono passarla al tappeto. Obiettivo: scovare chi affitta su Airbnb o su altre piattaforme simili senza essere in regola.

Gandria non è l’unico quartiere di Lugano passato ai raggi x dalla polizia cittadina. È da almeno due anni che il «Gruppo Controllo Territoriale» - creato appositamente tra le fila del Corpo di polizia - compie puntuali verifiche casa per casa per scovare i furbetti dell’alloggio.

Un primo indizio è il portachiavi con codice numerico. Se una casa ce l’ha ci sono alte probabilità che l’appartamento venga affittato a turisti. Ma la verifica non si esaurisce qui. All’abitante di Gandria sorpreso sulla soglia la polizia ha chiesto anche di identificarsi e di specificare se è inquilino o proprietario.

L’interrogazione

La lotta ai furbetti è una conseguenza dell’esplosione del fenomeno degli affitti brevi. Un fenomeno che preoccupa i residenti, che a causa della penuria di alloggi affittati ai turisti, faticano a trovare casa in centro o nelle zone più belle della città, ma anche la politica. Tanto che l’ultima interrogazione sul tema a Lugano è dello scorso marzo. A firmarla per il gruppo La Sinistra, Carlo Zoppi. «Airbnb senza controllo sul Ceresio?», questo il titolo dell’interrogazione con cui Zoppi fa anche il punto della situazione, riassumendo quanto finora emerso dalla stampa e dalle statistiche ufficiali.

Le conseguenze

«In un anno - scrive il consigliere comunale, riprendendo le stime di una trasmissione televisiva della RSI - gli appartamenti affittati per periodi brevi sul Ceresio sono cresciuti del 24% raggiungendo quota 1.102 unità, ossia il 2,7% degli appartamenti totali presenti in città. Una percentuale maggiore rispetto all’1.4% di Zurigo, al 2% di Lucerna e al 1.8% di Ginevra».

Tutto questo, continua Zoppi, produce una serie di conseguenze negative, tra cui «l’aumento degli affitti, la riduzione di abitazioni disponibili per i residenti e la conseguente difficoltà nel trovare alloggi, lo spopolamento dei quartieri dei centri (soprattutto storici), il peggioramento della qualità della vita, la perdita di coesione sociale e la concorrenza alle strutture alberghiere».

La partita dei 90 giorni

Risultato? «A Lugano si fa fatica a trovare alloggi a prezzi accessibili per le famiglie del ceto medio-basso e molti decidono di spostarsi altrove, ad esempio a Bellinzona», annota il consigliere comunale. Che con l’atto parlamentare si concentra anche sul fenomeno della trasformazione delle abitazioni primarie in spazi destinati a soggiorni turistici di breve durata, chiedendo al Municipio, tra le altre cose, se è in grado di attestare quanti appartamenti in generale e in particolare residenze primarie, sono stati trasformati in affittacamere e locati a scopo turistico per un periodo superiore a 90 giorni negli ultimi anni.

Sì, perché è proprio sui 90 giorni che si gioca una partita importante sul tema degli affitti brevi. Secondo la nuova Legge sugli esercizi alberghieri e sulla ristorazione (Lear), approvata due anni fa dal Gran Consiglio, è possibile infatti affittare una struttura senza essere assoggettati alla Lear solo se si sta sotto ai 90 giorni all’anno. In caso contrario è necessario richiedere, attraverso una procedura di domanda edilizia, un cambio di destinazione. Ciò significa che se un Comune ha già superato la percentuale di case secondarie previste dalla legge federale, non potrà concedere il cambio di destinazione, per esempio, da appartamento primario ad alloggio ad uso turistico.

In ogni caso, tutte le attività che propongono la locazione online devono sottostare, dal primo febbraio 2022, a una nuova procedura di notifica, prevista dalla modifica alla legge sul turismo, che impone al proprietario di registrarsi sulla piattaforma online creata dall’Agenzia turistica ticinese.