«Lugano diventi una vera città universitaria»

«È importante che Lugano passi dall’essere una città che ha un’università a una città universitaria. Questo è l’importante contributo che la città può dare al Cantone. Se abbiamo un centro che offre servizi di qualità e vita sociale alle nuove generazioni possiamo anche essere attrattivi come Ticino». Parole del consigliere di Stato Christian Vitta, pronunciate durante la giornata di studio organizzata da Lugano Forum 2030, che si prefigge di individuare una visione ad ampio respiro per Lugano e di trovare una mission per gli attori coinvolti. E per cominciare a farlo ha organizzato un convegno a cui ha invitato diversi esperti che hanno guardato al futuro prossimo nell’ambito delle loro competenze. E così il professore della SUPSI Carmine Garzia ha parlato di aziende, il prorettore dell’USI per l’innovazione Luca Gambardella di intelligenza artificiale, la CIO di Vaeur Alida Carcano di private banking, il direttore generale della banca del Ceresio Gabriele Corte della sua visione di Lugano legata al mondo bancario, il fiscalista e professore Marco Bernasconi del condono delle imposte ai più poveri e del ruolo della Città e il direttore del MASI Tobia Bezzola di offerta culturale. Ultimo relatore è stato il CEO di Sketchin Luca Mascaro che è andato dieci anni più in là e ha mostrato una «plausibile» Lugano del 2040. Gli interventi saranno pubblicati in un libro che sarà edito entro fine anno.
Più che di Lugano in sé, però, si è finiti a parlare di Ticino, anche perché le due realtà sono fortemente interconnesse e perché l’accento portato avanti da diversi relatori è stato sul creare le condizione quadro per rendere attrattivo il Cantone nei rispettivi ambiti d’interesse. Bezzola, per esempio, ha espresso la necessità di ispirarsi a Basilea - polo mondiale delle arti figurative - e quindi di creare una piattaforma ad hoc per promuovere al di fuori del Ticino i musei cantonali. Non solo quelli Luganesi, quindi. Anche il municipale di Lugano Filippo Lombardi - definendo la città «mal amata dal resto del Cantone: c’è un pizzico di gelosia nei nostri confronti» - ha espresso la necessità di «evitare lotte campanilistiche e ripartire intelligentemente sui poli di Lugano e di Bellinzona con i rispettivi centri di competenza». Il riferimento alla capitale è per il futuro dei terreni delle Officine e per le opportunità legate alla loro riqualificazione. Lombardi che ha poi guardato al Cantone tutto quando ha fatto la sua proposta: «Il nuovo politecnico federale? Facciamolo in Ticino».
Il che ci riporta alla questione di Lugano città universitaria e alle parole di Vitta, significative se si pensa che l’USI è in città dal 1996. In questo senso però parecchio sta cambiando, e il trampolino di lancio per mutare mentalità può essere il recente Campus Est a Viganello di USI e SUPSI, che ha le potenzialità di trasformare l’area attorno. Una prima, buona, avvisaglia la si è avuta negli scorsi giorni: la prima festa nella nuova grande piazza ha attirato duemila persone. Il mondo accademico si sta aprendo alla città: Lugano saprà fare altrettanto? I giovani, lo dicono le statistiche, da qualche anno hanno ripreso a lasciarla. Ancora Vitta: «La differenza fra città che ha un’università e città universitaria è quello che viene offerto per i giovani». Giovani che saranno così invogliati a vivere la città e, perché no, a restarci o a tornarci dopo anni. Come ha fatto Gabriele Corte, che dopo aver studiato a Lugano ha scelto di tornarci vent’anni più tardi, convinto che il Ticino sia una delle aree più interessanti d’Europa per esercitare la professione bancaria e forte di uno studio europeo che nel 2019 piazzava il nostro cantone - tra altre 254 regioni europee - al quinto posto per capacità innovativa. Nel 2021 il Ticino è invece ottavo.
Una cosa è fuori di dubbio. Con il ridimensionarsi della sua vocazione bancaria al cadere del segreto bancario, Lugano si deve giocoforza, almeno in parte, reinventare. Da un lato la pandemia potrebbe averne fatto riscoprire (o perlomeno rispolverare) la vocazione turistica. Dall’altro c’è la possibilità evocata da Vitta: il futuro di Lugano è anche - e per davvero - universitario?