La proposta

Lugano e gli scacchi: la prossima mossa è digitale

Presentato al Municipio il progetto di un campo da gioco elettronico alla rivetta Tell - LE FOTO
Rivetta Tell, Lugano. (Foto Putzu)
Giuliano Gasperi
16.03.2020 21:26

«È finita». «No, forse ha ancora un’ultima possibilità». «Credimi, non può fare più niente». Parole sussurrate attorno al quadrato di gioco, mentre i due contendenti, un asiatico e un balcanico, si muovono lentamente con lo sguardo chino sui pochi pezzi di legno rimasti nel perimetro. Non sapremo mai se l’uomo che era in svantaggio, l’asatico, aveva davvero una possibilità per invertire il corso degli eventi, perché l’incontro finisce come previsto e la piccola folla di spettatori si disperde con la stessa spontaneità con cui si era radunata. Siamo a Lugano e quella disputata sul selciato della rivetta Tell in un pomeriggio di febbraio era una partita di scacchi: uno sport che il campione Garri Kasparov ha definito come «il più violento che esiste».

Una teca di vetro
Concluso l’incontro, i pezzi vengono rimessi nella cassapanca di fianco alla scacchiera «urbana», se così possiamo chiamarla. Pedoni, torri, alfieri, cavalli, re e regine versano in cattive condizioni. Alcuni sono «decapitati», altri semplicemente segnati dal tempo o dalla scarsa cura di chi li ha usati. Erano stati acquistati grazie alla donazione di una luganese appassionata del gioco. La novità è che potrebbero non essere sostituiti con altri pezzi di legno, perché al Municipio è stato proposto di posare una scacchiera digitale.

Durante la gara il campione dev’essere una combinazione tra un monaco buddista e una tigre siberiana<br />(Aleksandr Alechin, scacchista)

Parliamo di una teca di vetro molto resistente con una larghezza di 3 metri per 3 e un’altezza di 40 centimetri, una visuale 3D e la possibilità di giocare online. Così si potrebbero invitare virtualmente i migliori giocatori del mondo e permettere ai luganesi di sfidarli, oppure una singola persona potrebbe fermarsi e disputare un incontro con il computer, senza dover attendere uno sfidante in carne ed ossa. Ad alcuni piacerà, altri la riterranno meno romantica. Gusti. La Città ci sta riflettendo. «È un progetto interessante e innovativo – spiega il municipale Roberto Badaracco – Lo stiamo valutando, in particolare a livello finanziario».

La partita immortale
Il campo elettronico è stato presentato da un inventore ticinese appoggiato dal Circolo scacchistico luganese, il cui vicepresidente Claudio Boschetti organizza ogni anno lo Swiss Chess Tour, una competizione che tocca i luoghi più affascinanti del Paese. «È un ritorno alle origini – commenta –, una specie di evasione dall’abitudine odierna di far disputare i tornei dentro palestre anonime e con ritmi di gioco sempre più serrati». Del resto la cornice ha la sua importanza e chi vive a Lugano da qualche decennio lo sa bene. Curiosando nell’Archivio storico della Città riaffiorano le foto scattate da Vincenzo Vicari il 23 e 24 agosto del 1968 – le trovate nella gallery – quando piazza della Riforma ospitò un incontro di scacchi vivente in apertura del diciottesimo torneo olimpico. In quell’occasione fu rievocata «l’immortale», un’epica partita disputata da Adolf Anderssen e Lionel Kieseritzkyi a Londra nel 1851.

Gli occhi del bambino
Gli anni ‘80 per Lugano sono stati un periodo d’oro, in particolare grazie al torneo organizzato da Francesco De Maria. «Era il secondo open più importante a livello mondiale» ricorda Boschetti. A un certo punto sono venuti a mancare gli sponsor e nel 1989 l’evento ha vissuto la sua ultima edizione, per poi essere riproposto in seguito dallo stesso Boschetti in forma più ridotta. Non si è invece più vista «Scacco alla piazza», la manifestazione promossa da Alex Kalatchoff che ha animato il cuore di Lugano dal 1990 al 2008. Ogni anno ospitava un grande campione e dava la possibilità a tutti di cimentarsi nella disciplina. Qualcuno si è innamorato degli scacchi proprio là: il talento svizzero Aurelio Colmenares era poco più di un bambino quando studiava le sue prime mosse all’ombra di Palazzo civico. In piazza Manzoni un tempo c’era una scacchiera in pietra come quella della rivetta Tell. «All’inizio era usata dai soci del nostro circolo o da qualche pensionato – ricorda Boschetti – poi si era creata una colonia di perdigiorno che la occupava per ore senza lasciar giocare altri, così l’avevamo abbandonata».

La vita somiglia agli scacchi: basta una mossa falsa a farci perdere, con l’aggravante che non avremo la rivincita<br />(Sigmund Freud, psicanalista)

La scacchiera digitale potrebbe essere l’occasione per aprire un nuovo capitolo e promuovere il gioco agli occhi delle nuove generazioni. Dalla rivetta Tell passano molti bambini: chissà che a qualcuno di loro non brillino gli occhi come successe a Colmenares, o al giovane scacchista luganese che nel 1973 riuscì a vincere una partita contro il maestro russo David Bronstein. Quel ragazzo si chiamava Claudio Boschetti. Oggi ha qualche anno e qualche incontro in più sulle spalle, ma l’amore per il gioco è intatto. «I giovani che praticano gli scacchi migliorano in tutte le materie scolastiche, è provato. È uno sport che stimola la memoria, la creatività, la strategia. E in età avanzata è un’ottima difesa contro l’Alzheimer». Aiuta in diversi momenti della vita, di cui spesso è anche una metafora.