La proposta

Lugano e l’idea di un centro sociale diffuso

La municipale Zanini Barzaghi è convinta che la Città debba seguire l’esempio di altri centri svizzeri: incontrare i giovani e coinvolgerli, senza imporre troppe regole, nella gestione di alcuni dei molti immobili inutilizzati di Lugano, che si trovano un po’ ovunque
© Ti-Press/Pablo Gianinazzi
John Robbiani
06.10.2021 06:00

«È un primo passo, al quale spero ne seguano altri». La municipale socialista Cristina Zanini Barzaghi si esprime sulla scelta del Municipio di Lugano di affidare per tre sere la settimana, in una sorta di semiautogestione, lo Studio Foce ai giovani che vorranno organizzare eventi. Un tentativo di risposta dell’Esecutivo alla mancanza, acutizzata dallo sgombero dell’ex Macello, di spazi a loro dedicati. Una mancanza che a detta di molti è all’origine dei raggruppamenti spontanei che negli scorsi mesi sono degenerati, in certi casi, nel disturbo della quiete pubblica o in episodi di violenza. L’idea di permettere ai giovani di «occupare», per una ventina di ore la settimana, lo Studio Foce è un passo avanti, ma per la municipale occorre fare di più.

«Le parole non bastano più»
«È giunto il momento - ci spiega - di concentrarci maggiormente sulla politica giovanile. Capire cosa vuole fare Lugano con i giovani e per i giovani, e puntare su di loro, ma non solo a parole». Che fare dunque? «Partiamo - sottolinea Zanini Barzaghi - dalla constatazione che se guardiamo la storia, anche la nostra, ci accorgiamo che le spinte e i grandi cambiamenti arrivano quasi sempre dagli studenti. Pensiamo al Sessantotto, alle proteste contro il G8 o più recentemente a quelle per il clima».

«In realtà da noi - continua la municipale - troviamo già una bella vitalità. Oltre al CSOA esistono tante entità giovanili. Nella cultura mi vengono in mente la Sonnestube e il Morel. Al liceo, USI e SUPSI ci sono delle associazioni studentesche. In più abbiamo scout, gruppi che fanno musica e sport. Tutte realtà che andrebbero coinvolte e aiutate». E magari bisognerebbe anche analizzare quelle realtà - pensiamo al Casotto o al Domani - oggi o scomparse o comunque assopite, ma che in tempi relativamente recenti hanno rappresentato dei punti di riferimento importanti per i giovani di Lugano. «E allora forse, al di là delle discussioni sull’ex Macello, dobbiamo chiederci se non occorra imboccare diverse strade e trovare non solo uno, ma più luoghi di questo tipo».

Gli spazi vuoti ci sono
Ma in che modo? «Lugano ha parecchi immobili inutilizzati, o sottoutilizzati, sia pubblici sia privati, sparsi un po’ ovunque. Credo che potremmo, come del resto fanno da tempo tanti altri centri svizzeri, coinvolgere direttamente i giovani. Capire che tipo di esigenze hanno e che tipo di attività vorrebbero. Non penso solo a quelle ricreative, ma anche allo studio e al lavoro. E, nel limite del possibile, accompagnarli senza imporre troppe regole, lasciando che i progetti vengano realizzati principalmente da loro. Dal basso dunque. E non dovrebbe necessariamente essere il Municipio a farlo. Potrebbe essere un compito da affidare a SOTELL, un’associazione già esistente e gestita ora dalla Città, che potrebbe trovare così un ruolo sociale più chiaro. Potremmo per esempio coinvolgere i Giovani per il clima e offrire loro spazi per concretizzare il loro pensiero a favore dell’ambiente con mercatini dell’usato o orti urbani. Incontrare giovani artisti e musicisti che hanno pochissimi luoghi in cui provare ed esibirsi, e ricercare spazi dove non si disturbi troppo il vicinato».

Non un unico luogo, ma più realtà diffuse, sparse per la città e per suoi quartieri. «Faccio un esempio: a Lucerna una vecchia piscina è stata affidata ai giovani, che ne hanno fatto un centro per eventi con attività culturali. La politica giovanile viene abbinata con arte, socialità ed economia», spiega Zanini. Qualcosa di simile è stato fatto comunque - aggiungiamo noi - anche a Lugano, dove il Lido San Domenico è stato dato in gestione a dei giovani gestori che, con le loro idee e cambiando un po’ gli schemi, sono riusciti a trasformarlo in un luogo molto interessante.

Tutti concentrati sul CSOA
Ma l’idea di Zanini, appunto, è quella di non focalizzare l’attenzione solo su un singolo immobile. Anche perché forse è proprio stata questa la pecca della politica giovanile luganese degli ultimi anni. Sotto i riflettori c’era sempre e soltanto l’autogestione all’ex Macello, accanto al quale si sono sviluppate sempre più le iniziative proposte direttamente dal Dicastero Giovani ed Eventi. Questo significa, chiediamo a Zanini Barzaghi, che luoghi più diffusi e capillari potrebbero eliminare la necessità di trovare nuovi spazi per il centro sociale autogestito?

«Credo che in città possa esistere ancora uno spazio per il CSOA. L’avrei visto bene anche all’interno del progetto di valorizzazione dell’ex Macello. Ma Municipio e Consiglio comunale la pensano diversamente. Con i servizi comunali abbiamo perciò analizzato delle strutture alternative di vario tipo. Certo, per la scelta è indispensabile dapprima coinvolgere gli autogestiti e trovare una forma condivisa di dialogo». Ma, appunto, secondo Zanini Barzaghi, se si parla di politica giovanile occorre avere una visione generale e pensare contemporaneamente anche ad altro.