Lugano: «Fuori le prostitute da quel palazzo»

LUGANO - Il Municipio le aveva avvisate una prima volta il 18 aprile e poi ancora il 28 giugno. «In quel palazzo – si può leggere in entrambe le raccomandate – vige il divieto assoluto di qualsiasi attività legata alla prostituzione». Stiamo parlando della proprietaria e della locataria di un appartamento al piano terra di uno stabile in via Massagno a Lugano, praticamente in faccia al Centro professionale commerciale, che ieri si sono viste sigillare l’appartamento dalla Polizia comunale. Perché? Perché nonostante due diffide gli inquirenti – ancora il 13 agosto – hanno constatato la presenza nel loro appartamento di due prostitute. Le autorità, vedendo che il divieto veniva ignorato, sono dunque passate all’azione.
Un mondo che cambia
Sono settimane cruciali nel mondo della prostituzione in Ticino. Dal primo luglio è infatti entrata in vigore la nuova legge, che prevede numerosi cambiamenti. Tra i principali c’è l’obbligo dei Municipi di verificare la conformità strutturale dei locali erotici e degli appartamenti in riferimento alle normative edilizie e pianificatorie. Per gli stabili in cui si esercita la prostituzione è dunque necessario depositare una domanda di costruzione ad hoc (a volte una semplicemente notifica di cambio di destinazione dell’immobile). Alcuni Comuni si stanno attrezzando a livello di Piano regolatore indicando nero su bianco le aree in cui il mestiere più vecchio del mondo può essere esercitato e dove invece (in tutto il resto del territorio, dunque) è proibito. Lugano, in Ticino, è stata precorritrice di questo genere di regolamentazione. Essendo la città più popolosa del Cantone è sempre stata un po’ – con Chiasso e, perlomeno fino all’operazione Domino, il Ceneri – «l’epicentro» del sesso a pagamento della Svizzera italiana. Nel 2017 il Municipio ha però elaborato una serie di «linee direttive» per combattere sia la prostituzione illegale sia quella negli appartamenti e, come detto, ha reso obbligatoria la richiesta di una licenza edilizia qualora in uno stabile o in parte di esso venga esercitato il meretricio. Licenza edilizia che viene negata qualora, a livello di Piano regolatore, la zona risulta avere una percentuale residenziale pari o superiore al 50% e se l’edificio è situato in vicinanza di luoghi sensibili. Paletti che rendono decisamente difficile ottenere una risposta positiva.
Questo intervento normativo comunque non ha cancellato – e il caso di via Massagno lo dimostra – il fenomeno degli appartamenti a luci rosse. «Il nostro obiettivo – ci spiega il capodicastero Michele Bertini – era contenere il fenomneno, ben sapendo che si tratta del mestiere più antico del mondo». E che per questo ben difficilmente potrà essere sradicato (anche perché nel nostro Paese non è illegale). «Contenerlo – continua Bertini – e controllarlo. E credo che ci siamo riusciti. Il numero di appartamenti in cui si esercita la prostituzione è diminuito».
Fatta la legge, trovato l’inganno
Il numero di appartamenti del sesso, anche confrontando gli annunci che si trovano sui portali online specializzati in escort, sembra effettivamente in calo. Nel 2016, in un articolo che trattava un caso simile a questo, avevamo contato 43 prostitute che indicavano Lugano quale luogo d’attività (non tutte, sia chiaro, lavoravano in appartamenti; alcune nei club). Oggi sullo stesso portale se ne possono contare 22. E nel 2015 era stata stimata la presenza in città di addirittura 33 appartamenti in cui si esercitava la prostituzione (sei solamente in via Beltramina). «In pochi – osserva Bertini – hanno chiesto la licenza edilizia, e nessuno l’ha ottenuta». Ma come detto c’è chi è andato avanti imperterrito ad affittare, a prezzi elevatissimi, i propri appartamenti alle escort. E gli affittacamere hanno trovato sistemi ingegnosi per aggirare le regole. È stato riscontrato, per esempio, che le lucciole venivano fatte girare tra più appartamenti dello stesso proprietario. Questo per evitare che nello stesso appartamento venisse esercitata la prostituzione più e più giorni di seguito, infastidendo o insospettendo il vicinato e le autorità. «E poi – aggiunge Bertini – c’è la questione Airbnb». Gli appartamenti vengono affittati dalle escort, che si fingono turiste, tramite le piattaforme Internet. Difficilissimo rintracciarle.
Preservativi nella spazzatura
Ma di metodi per capire se in un appartamento si esercita la prostituzione ce ne sono, anche se richiedono da parte degli inquirenti una certa pazienza. Un sedicente «salone di massaggi» di Lugano era per esempio stato chiuso nel 2016 dopo un’ingegnosa ricerca d’indizi. Tra questi spiccava il controllo dei sacchi della spazzatura. Come mai? Venne trovato un numero piuttosto elevato di preservativi, indice che tra quelle mura si facevano più che dei semplici massaggi.