Lugano, un Veronese all'asta

LUGANO - Dopo i casi dei quadri (veri o presunti) di Leonardo da Vinci che hanno riempito le pagine delle cronache negli scorsi mesi, spunta ora un'altra opera di pregio conservata a Lugano. Si tratta di un dipinto a olio di Paolo Veronese – pittore rinascimentale nato a Verona nel 1528 e vissuto a Venezia fino alla morte nel 1588 – intitolato «Venere, Adone, Cupido e cani in un paesaggio», che sarà messo all'asta il 1. dicembre nell'Ufficio esecuzioni di Lugano. È un quadro di valore (basti pensare che il più celebre e molto simile «Venere e Adone» sempre del Veronese è esposto al Prado di Madrid, mentre altre sue opere si trovano al Louvre, a Brera, nelle Gallerie dell'Accademia di Venezia, oltre ai numerosi affreschi in chiese e palazzi veneziani), ma sempre rimasto di proprietà privata e quindi meno noto al pubblico e alla critica.
Questo non gli impedisce di essere stato descritto e analizzato da vari studiosi, in particolare Rodolfo Pallucchini, che in uno scritto degli anni Sessanta (allegato alla documentazione dell'asta) lo definisce «capolavoro», «stupenda opera» e «prodigioso gioiello pittorico», dipinto negli anni della piena maturità artistica e senza dubbio «uno dei più singolari e arditi testi del linguaggio cromatico di Paolo Veronese». Sorprende a questo punto la base d'asta, fissata a «soli» 60.000 franchi (la cifra deriva da un diritto di pegno da parte di terzi che risulta sul quadro). Non si sa molto della sua storia, solo che negli anni trenta del Seicento era stato acquistato dal visconte Fielding, ambasciatore d'Inghilterra a Venezia in quel periodo. Dopo secoli il dipinto – conservato in una banca luganese – torna ora alla ribalta.
Intanto però emerge un'altra vicenda. La debitrice indicata sulla documentazione dell'asta è infatti la compagna di Achille Castignani, un noto avvocato romano condannato in prima istanza a Macerata a 8 mesi di carcere lo scorso mese di maggio per evasione fiscale (e che tra l'altro è stato a sua volta patrocinatore di Emidia Cecchini di Pesaro, la proprietaria del presunto ritratto di Isabella d'Este attribuito a Leonardo da Vinci e sottoposto a sequestro a Lugano dal Ministero pubblico nel 2013; ma questa è un'altra storia).La donna, una 47.enne ucraina, è coimputata nel processo e dovrà comparire in udienza a Macerata nel marzo 2017, come confermatoci dall'avvocato difensore Giovanni Bora. Secondo l'accusa, Castignani avrebbe ideato una scrittura privata per consentire alla sua compagna di non pagare le imposte per una compravendita.
In pratica la 47.enne avrebbe ceduto le quote di una sua società a un'altra persona, facendo risultare invece di aver venduto un quadro del Parmigianino da 800.000 euro. L'avvocato Castignani, che respinge in toto le accuse, ha intanto fatto appello contro la sentenza e la vicenda giudiziaria è quindi ancora lungi dall'essere conclusa.Questa vicenda – secondo nostre informazioni – sarebbe però del tutto indipendente dal pignoramento del quadro (il creditore è un cittadino italiano estraneo appunto alle questioni di Macerata) che ha portato quindi alla domanda di vendita all'asta.