Lugano, violazione sulle naturalizzazioni

LUGANO - Lunedì, in Consiglio comunale a Lugano, la domanda di naturalizzazione di un cittadino di origini balcaniche ha suscitato ampio dibattito. Fin troppo ampio: è infatti stata violata una direttiva degli Enti locali sulla privacy. È cominciato tutto quando la presidente della Commissione delle petizioni Sara Beretta Piccoli, per sostenere una richiesta che rischiava di essere respinta, dato che il rapporto di maggioranza era contrario alla concessione della cittadinanza, ha sottolineato che l'uomo in questione, del quale come al solito è stato fatto nome e cognome, soffre di un disagio psichico e assume psicofarmaci. La discussione è poi salita di tono e sono stati rivelati diversi particolari della vita privata del candidato, da parte sia di chi lo appoggiava, sia di chi avrebbe votato no. Tra i contrari si sono addirittura abbozzate teorie sociologiche sul fatto che un disagio mentale possa essere o meno un ostacolo per l'integrazione.
Ebbene, tutto ciò è in contrasto con le citate direttive elaborate nel 2010 con la consulenza di Michele Albertini, l'allora incaricato cantonale della protezione dei dati.
Durata del processo
Tre sono gli anni che l'uomo ha dovuto attendere per avere una risposta alla sua domanda di naturalizzazione: un'altra questione controversa. Beretta Piccoli ha fatto sapere che sono una settantina, attualmente, le richieste pendenti. «Il problema è che molte, nella scorsa legislatura, sono state letteralmente lasciate in un cassetto. Ora stiamo cercando di portarci avanti, ma la commissione, tra tutto, è oberata di lavoro».
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