Il caso

Lugano: Yesmoke vuole tornare con la canapa

Rispunta il marchio di sigarette che aveva sede a Balerna e fu accusato in Italia di evasione fiscale - La proprietà è passata nelle mani di una società luganese
(Foto Zocchetti)
Giacomo Paolantonio
24.06.2019 06:00

LUGANO - Chi ha abbastanza memoria si ricorderà forse delle vicende di «Yesmoke», un commercio e un marchio di sigarette conosciuto in mezzo mondo e la cui storia è legata al nostro cantone. Questo perché le bionde inizialmente erano comprate all’ingrosso a Balerna e rivendute senza delle tasse in tutto il pianeta, mentre successivamente furono prodotte in uno stabilimento italiano. Un business multimilionario, fondato in aperta sfida all’oligopolio delle multinazionali del tabacco, che fu interrotto dalle autorità della vicina penisola (a suon di manette) nel 2014. Tuttavia l’attività dello stabilimento, situato a Settimo Torinese, non si è interrotta e di recente è passata sotto una gestione completamente nuova, ma comunque radicata in Ticino, dopo che la fabbrica è stata venduta con un’asta giudiziaria nel 2018. Ad aggiudicarsela è stata una società facente capo alla Swiss Merchant Corporation SA di Lugano, attiva nel settore della finanza d’impresa. Nei giorni scorsi inoltre è stata fondata a Lugano una nuova società, la Yesmoke Sagl, che nel suo statuto, oltre alla vendita di sigarette convenzionali, include anche il commercio della canapa legale. Un prodotto lecito almeno alle nostre latitudini, visto che oltreconfine nelle scorse settimane una sentenza della Corte di cassazione ha alimentato un quadro normativo ambiguo e, per giunta, il ministro degli interni Matteo Salvini ha minacciato più volte di voler chiudere tutti i canapai, spuntati qua e là come funghi.

L’imprenditore italiano Davide Giorgetto Actis, interpellato dal CdT, ha spiegato che «la nuova società in Svizzera è il nostro primo passo per cercare di avviare una produzione di sigarette fuori dall’Italia, possibilmente nel Canton Ticino. È stata proprio la confusione normativa italiana, già prima degli ultimi sviluppi negativi, a farci propendere per un’attività all’estero, visto che, se avessimo potuto, avremmo volentieri utilizzato gli impianti esistenti a Settimo Torinese». Dunque i nuovi amministratori di Yesmoke stando sondando il mercato svizzero, per ora. «La nostra priorità è quella di mettere a fuoco quali siano i passi giuridici da compiere per agire nella completa legalità nel vostro Paese, nonché ottenere dei dati per valutare il potenziale del mercato svizzero nella vendita al dettaglio». Dei passi preliminari necessari prima di individuare un eventuale sito di produzione delle sigarette. «Per ottenere la materia prima invece – ha concluso Actis – dovremmo poter far capo all’offerta di mercato, a seconda del valore di THC ammesso in Svizzera e negli altri Paesi in cui vorremmo vendere i nostri prodotti, nei quali ovviamente, giocoforza, non c’è l’Italia».

Quali siano i passi per poter commerciare la canapa light lo hanno chiarito un paio di recenti sentenze riguardanti una ditta locale. La legge dice che la canapa e i suoi prodotti sono da considerare stupefacenti solo se hanno un tasso di THC (la sostanza psicotropa contenuta nella marijuana) superiore all'1%. Insomma la canapa light può sì non essere considerata uno stupefacente, ma la sua commercializzazione non può considerarsi libera. Deve in ogni caso rispondere ad altre leggi. E poi, soprattutto, c'è l'ordinanza federale sui prodotti del tabacco e sugli articoli per fumatori (in cui rientra la canapa light), che dice chiaramente che prima della messa in commercio occorre trasmettere all'Ufficio della sanità pubblica una lunga serie di cose (per esempio il modello del pacchetto, un campione del prodotto, una prova che lo stesso non nuoce alla salute e non ha scopi psicotropi). Inoltre una revisione delle norme è stata annunciata nel 2017 dal Dipartimento delle Istituzioni, specificando che sottostanno al regolamento cantonale sulla coltivazione della canapa i prodotti e i derivati a base di canapa che sono conformi alla legislazione federale sulle derrate alimentari e che la comprovata conformità può essere richiesta in ogni momento o verificata d’ufficio dalla polizia.