L'ultramaratoneta ticinese che continua a sfidare l'impossibile: Matteo Tenchio secondo alla TransSwissRun

Dall’estremo ovest all’estremo est della Svizzera, in un’unica, interminabile traiettoria. Matteo Tenchio, ultramaratoneta di Carì, ha compiuto un’altra impresa fuori dal comune, arrivando secondo alla TransSwissRun, una corsa di 508 chilometri e oltre 10.000 metri di dislivello positivo, attraverso cinque passi alpini – Jaunpass, Susten, Oberalp, Albula e Ofenpass. Non un viaggio organizzato con una crew di supporto, ma un’avventura in autosufficienza completa, con uno zaino di più di cinque chili sulle spalle.
«Ho coronato un piccolo grande sogno – racconta al Corriere del Ticino –: correre la Svizzera sul più lungo tratto stradale e ciclabile possibile, da ovest a est, senza alcun appoggio esterno. Una sfida che ho affrontato con rispetto, ma anche con determinazione».

La crisi del primo giorno
La partenza non è stata semplice. Già alla fine della prima giornata Tenchio ha accusato problemi fisici e di stomaco che sembravano poter compromettere la sua prova. «Mi sono ammalato, ho avuto un crollo dopo i primi 120 chilometri. L’unica soluzione era fermarmi e dormire qualche ora. Una scelta dura, ma necessaria per rimettere in equilibrio il sistema digestivo». Da lì è iniziata una lunga rimonta, costruita chilometro dopo chilometro, giorno dopo giorno.

Quattro giorni e nove ore
Il ticinese ha completato la TransSwissRun in quattro giorni e nove ore, riuscendo a correre consecutivamente senza fallire i passaggi più duri. «Ho dormito due o tre ore al giorno, cercando di arrivare entro sera nei paesi per prenotare un albergo, fare una doccia e concedermi una breve pausa. Senza una crew era complicato: dovevo calcolare i tempi, gestire i rifornimenti alimentari, programmare mentre correvo».
Il terzo giorno è arrivato anche il primo piatto caldo, un dettaglio che Tenchio descrive come «quasi miracoloso», capace di rimettere in moto corpo e spirito. Ma la vera forza è stata la gestione della solitudine, della fatica e della strategia.

Una corsa diversa
La TransSwissRun non è stata solo una gara. È stata un’esperienza di sopravvivenza e di scoperta. «Gestire i liquidi sui lunghi passi è stato durissimo. Dovevo calcolare con precisione quando avrei trovato villaggi per acquistare scorte. E ogni chilo nello zaino si faceva sentire. Ma era parte della sfida: dimostrare che si può attraversare la Svizzera in questo modo, in autonomia».
Tenchio, già protagonista di vittorie storiche come la Transylvania 6 Days Ultramarathon o la sei giorni in Repubblica Ceca, conferma così la sua vocazione: correre più lontano, più a lungo, spesso più solo di chiunque altro. Non per gloria, ma per un senso di ricerca personale.

Dove i piedi non bastano
Il suo racconto non ha mai toni trionfalistici. C’è piuttosto la consapevolezza di aver aggiunto un tassello a un cammino interiore che passa per strade, passi alpini e notti insonni. «È stato un lungo viaggio – conclude –. Faticoso, ma meraviglioso. Ogni volta torno diverso».
Un’altra pagina scritta dal «corridore dell’impossibile». Un atleta che, ancora una volta, dimostra che la vera vittoria non è sul cronometro, ma sul limite umano.