Luoghi, tradizioni e persone di «ciochìn» e «s’cepasciücch»

Diversi paesi possono vantare di avere un sasso del diavolo. Su quello di Davesco-Soragno, leggenda narra che Belzebù vi si sedesse per pensare alle sue birichinate mentre ammirava il paesaggio verso Gola di Lago. Almeno finché non passò di lì la Madonna, che diede una manata a un sasso vicino facendo ruzzolare giù il maligno per la valle dallo spavento. Una manata talmente forte da essere rimasta impressa nella roccia. E se di sassi del diavolo ce n’è parecchi in Ticino, di mani di Madonne decisamente meno. L’aneddoto è uno dei tanti raccolti dalla Città nella mappa di comunità dedicata, appunto, a Davesco-Soragno. Si tratta di un progetto digitale (mappe.luganocultura.ch) che mira a valorizzare il «piccolo» patrimonio locale attingendo a fonti storiche e fonti orali. Le altre mappe di comunità già compilate riguardano invece i quartieri di Sonvico-Dino, Cadro, Brè, Villa Luganese, Castagnola, Gandria e Cureggia.
Terra di lavatoi e artisti
Fra le curiosità che si possono trovare sul territorio diDavesco-Soragno non possiamo non citare la particolare scelta di commemorare una lite. O, meglio, la sua risoluzione. La lite, risalente a un secolo fa, ha visto le due comunità su fronti opposti e riguardava il dove costruire la Scuola elementare. Lo soluzione? Farla al confine, in modo da accontentare entrambi. Il tutto è ora ricordato in una targa commemorativa legata a una statua di un angioletto in una piccola piazza del nucleo.
Altra particolarità del quartiere sono i lavatoi, sia per la loro quantità (sono ben cinque) che per il loro rapporto con l’arte. Uno folgorò a tal punto il pittore locale di fine ‘800 Luigi Monteverdi che lo dipinse in più quadri, tanto che ora è conosciuto con il suo nome, mentre un altro è decorato con graffiti raffiguranti scene di vita contadina ad opera dell’artista Willy Max Huber (1916-2002), pittore, grafico e scultore che a Davesco visse e aveva l’atelier .
Le personalità locali non si esauriscono peraltro qui. Possiamo citare ancora il litografo basilese Otto Glaser (1915-1991) famoso soprattutto per i suoi poster turistici di Davos, che a Davesco aveva casa; il pittore, fotografo e scultore Luigi Alberti; il pittore milanese Ambrogio Preda, grande amico di Monteverdi, che amava dipingere il lago di Lugano; e il pittore Carlo Bossoli (1815-1884) originario di Soragno e che fece fortuna a livello internazionale, soprattutto a Odessa e in Italia.

Tracce di qualche vita fa
La vocazione artistica di alcuni illustri non si riflette invece nei soprannomi, che richiamano piuttosto i lavori e la povertà di qualche secolo fa. Gli abitanti di Davesco sono infatti soprannominati ciochìn (campanellini, forse da quelli al collo degli animali), mentre quelli di Soragno s’cepasciücch, i rompi ceppi. Non a caso sul territorio è ancora visibile parte della stazione di partenza del filo a sbalzo usato per trasportare la legna a valle fino alla stazione di arrivo. Il filo a sbalzo, o palorcio, è un sistema per il trasporto via teleferica con fune metallica tra due punti, uno a monte e uno a valle. Il carico di legname tagliato veniva appeso al filo tramite un gancio (capín) di legno e inviato a valle; non di rado questi ganci erano portati alla stazione di partenza da donne o bambini che in cambio ricevevano un compenso. Alcuni anziani rammentano che intrepidi boscaioli o anche ragazzi si appendevano ai ganci per scendere a valle più rapidamente.
Sempre nei boschi, ma non legato alla legna, si trovano i resti, restaurati dal Patriziato, di una fornace per la cottura della calce, materiale di cui è ricca l’area.
Quello che c’era e non c’è più
Chiudiamo con le cose che una volta c’erano a Davesco-Soragno e oggi non ci sono più, a partire dall’oggetto più antico: una stele funeraria con iscrizioni in alfabeto nord etrusco ritrovata in un vigneto nel 1813 e acquistata nel 1874 dal museo retico di Coira, dove è tutt’ora esposta. Scomparso da tempo (XII secolo) è anche il castello con una torre d’avvistamento sito sulla collinetta prospiciente il piano delle Stampa (località Castèll, ancora oggi). I resti e le fondamenta sono stati coperti quando è stata edificata la Residenza Castel Davesco. Sempre a Davesco probabilmente si trovava un Convento degli Umiliati, in un edificio che ancora oggi ospita i cosiddetti «Affreschi dei seregnesi», risalenti al 1445 e protetti come bene culturale cantonale.

