Macondo vuole fare di più e mette su casa a Mendrisio

Adattarsi costantemente alla popolazione e in particolare ai bisogni della gioventù in difficoltà, ma anche offrire un aiuto sempre più efficace per il reinserimento professionale. Sono i due grandi obiettivi guida della Fondazione il Gabbiano la quale sta lavorando a un progetto che sposa appieno questa sua filosofia. Un progetto che potrebbe presto nascere a Mendrisio e che consentirà di centralizzare vari servizi oggi dislocati nella regione, tra Chiasso, Coldrerio e Val Mara.
A Casa Giacomina
Al centro dell’iniziativa vi è il progetto Macondo, nato nel 2013 «nel tentativo di rispondere concretamente ai giovani del Mendrisiotto che faticavano nel loro percorso di reinserimento e si trovavano in disoccupazione» e poi «riorientato come un intervento preventivo con lo scopo di evitare la "caduta" parziale o definitiva del giovane in una condizione di assistenzialismo o di invalidità definitiva». Oggi quel progetto prende vita tra Chiasso, in un edificio in affitto in via Camponovo, atelier a circa un chilometro di distanza da quello stabile, Mezzana e Melano (per quanto concerne le attività agricole).
Un domani potrebbe però cristallizzarsi in un’unica sede. La Fondazione il Gabbiano desidera infatti «mettere su casa» a Mendrisio, acquistando uno stabile con ampi spazi verdi (circa 5.000 metri quadri) in via Rinaldi.
Il progetto è già stato messo nero su bianco ed è oggetto di una domanda di costruzione in pubblicazione all’Ufficio tecnico di Mendrisio in questi giorni. Una richiesta edilizia che però ha carattere preliminare in quanto l’obiettivo è di capire se il cambio di destinazione dell’edificio (ora abitativo) in «luogo di vita per giovani e adulti con attività lavorative e agricole integrate» è possibile, si spiega nell’incarto. Se tutto andrà come auspicato nascerà «Casa Giacomina o la nuova Macondo». E per la Fondazione «sarà un passo significativo» che permetterà di «migliorare l’offerta in termini di qualità».
Obiettivo: lavoro
L’edificio oggi accoglie due appartamenti, più depositi e locali tecnici. L’intento è di riconvertirli in atelier di lavoro e locali accessori conformemente alle attività pianificabili dalla fondazione. Per quanto riguarda l’ampio spazio esterno (di cui fa parte anche un rustico) si a pensa orti e aree specifiche per attività agricole. Qualche esempio? Ortoserre, giardini e frutteti. «Attraverso la sperimentazione di attività lavorative pratiche, educative e terapeutiche si intende creare progettualità valide per i percorsi dei partecipanti che mirano ad un reinserimento sociale e professionale», si legge nell’incarto al capitolo Progetto Casa Giacomina.
Per quanto riguarda invece la necessità di trovare nuove soluzioni, si chiarisce: «Negli ultimi anni è forte la spinta generata dal periodo di pandemia, che ha accelerato il processo di problematiche soggiacenti e allargato "ferite di sofferenza" fragilizzando oltremodo parecchi giovani. Oggi la Fondazione si trova confrontata con un crescente disagio psichico giovanile sempre più precoce, rendendo il tema del reinserimento professionale di una complessità mai osservata fino a oggi».