Lugano

Madre prosciolta dall'accusa di sottrazione di minore

Prima sentenza di merito in una vicenda intricata che sta impegnando da anni la Magistratura: per la giudice della Pretura penale Bernasconi Matti non vi sono i presupposti del reato perché la donna aveva piena autorità parentale
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Federico Storni
22.09.2023 06:00

Il succo di quanto andremo a raccontare è che una donna, difesa dall’avvocato Elio Brunetti, negli scorsi giorni è stata prosciolta in Pretura penale dall’accusa di sottrazione di minore (suo figlio). Dietro questa decisione della giudice Elettra Orsetta Bernasconi Matti vi è però una vicenda intricata dal profilo del diritto, un po’ per la transnazionalità (il caso tocca, oltre a Lugano, la Croazia, gli Stati Uniti, la Russia e il Belgio), un po’ per la difficoltà di stabilire quanto effettivamente accaduto, tanto che alcuni anni fa il Ministero pubblico aveva già emesso un decreto d’abbandono sul caso, poi però impugnato con successo dall’accusatore privato - il padre del bambino - davanti al Tribunale federale.

I fatti

Questi i contorni della vicenda. I genitori del minorenne, nato in California, sono persone che viaggiano molto per lavoro, e in quest’ambito il bambino alcuni anni fa ha abitato a Lugano per un breve periodo. Da qui, la madre lo ha portato in Belgio, trasferendone il domicilio. Apparentemente senza informare il padre, o chiederne il consenso. Da qui la querela per sottrazione di minorenne. In tutto questo agli atti vi sono due accordi di natura privata fra i genitori (uno sarebbe stata autenticato da un notaio luganese) che indicano che il minore avrebbe vissuto con il padre e che al padre spettasse l’ultima parola sulle decisioni importanti riguardanti il bambino. Vi è però anche una sentenza del Tribunale della famiglia di Bruxelles che ha respinto la richiesta del padre di far ritornare il figlio in Svizzera, ritenendo non dimostrato che il minore avesse una residenza abituale a Lugano.

Le versioni

Su questi fatti, le versioni dei genitori sono diametralmente opposte. Il padre, come si evince anche dal decreto d’accusa stilato dal procuratore pubblico Roberto Ruggeri, sostiene - forte anche delle due scritture private - di avere un’autorità parentale e che essa sia stata violata dalla madre quando ella ha portato il figlio all’estero. Questa autorità parentale congiunta sarebbe stata sancita anche sulla base del diritto di famiglia californiano. Il figlio, inoltre, avrebbe vissuto con lui a Lugano per quasi un anno.

La madre, per contro, ha sostenuto che il padre non detenesse alcuna autorità parentale e che la custodia esclusiva del figlio spettasse a lei. Quanto agli accordi di natura privata, essi non avrebbero valenza giuridica in quanto fra le altre cose non erano stati omologati da alcun giudice. Ha anche sostenuto di non aver mai espresso l’intenzione di lasciare vivere il figlio durevolmente con il padre. In altre parole, ha contestato che si potesse finanche parlare di sottrazione di minorenne, in quanto - essendo suo diritto - non abbisognava di alcuna autorizzazione per spostare il domicilio del figlio, la cui residenza abituale ai tempi sarebbe peraltro stata proprio in Belgio.

La decisione

Come detto, la donna è stata prosciolta dall’accusa di sottrazione di minorenne dalla giudice Bernasconi Matti (l’accusa prospettava la condanna a una pena pecuniaria e al pagamento di un ingente indennizzo al padre). Secondo la Presidente della Pretura penale - forte anche di una perizia commissionata all'Istituto svizzero di diritto comparato per analizzare il diritto californiano - nella vicenda non vi sono documenti che attestano oltre ogni ragionevole dubbio che vi fosse un’autorità parentale congiunta. In mancanza di ciò e come sostenuto dalla difesa, detta autorità deve essere riconosciuta esclusivamente alla madre, che pertanto era libera di portare il figlio in Belgio. Alla donna è stata anche riconosciuta un’indennità di oltre ventimila franchi per le spese sostenute. Di sponda, è stato peraltro stabilito che la residenza abituale del bambino in quegli anni era proprio Lugano. Oggi entrambi i genitori risultano essere residenti in Svizzera. La sentenza potrebbe essere ulteriormente impugnata in Appello.