Previsioni

Mancheranno oltre 5 mila lavoratori: la carenza non risparmia il mattone

Secondo uno studio indipendente, nel 2040 il settore principale della costruzione dovrà fare i conti con una mancanza di manodopera qualificata - Gian-Luca Lardi (SSIC): «Con un aumento della produttività, potremo risolvere parzialmente il deficit»
©Gabriele Putzu
Francesco Pellegrinelli
30.06.2023 18:45

Nel 2040 il settore principale della costruzione sarà confrontato, a livello svizzero, con una carenza di 5.600 lavoratori qualificati, pari al 16,6% del fabbisogno complessivo. Altrimenti detto: un posto di lavoro qualificato su sei nel settore rimarrà vacante.

A dirlo è uno studio indipendente - commissionato dalla Società svizzera degli impresari costruttori (SSIC) – realizzato dal centro di competenze per la demografia di Basilea (Demografik). «Lo studio mostra che esiste effettivamente una carenza di personale e che questa andrà ad accentuarsi nei prossimi decenni», commenta al CdT Gian-Luca Lardi, presidente centrale della SSIC. «Non vogliamo tuttavia drammatizzare la situazione, quanto piuttosto concentrarci sulle misure necessarie per diminuire o eliminare il problema».

Il settore della costruzione oggi impiega 31.800 lavoratori qualificati. Stando alle prognosi di crescita, nel 2040, il fabbisogno occupazionale crescerà del 6% a 33.750 lavoratori qualificati. A fronte di questo aumento, tuttavia, l’offerta di manodopera qualificata scenderà a 28.150 lavoratori. Di qui, appunto, la carenza di 5.600 figure qualificate.

Tra le cause indicate dallo studio spicca l’invecchiamento generale della forza lavoro, a cui farà seguito - nei prossimi anni - un importante tasso di pensionamenti. In questo contesto, ad aggravare la tendenza in atto, lo studio evoca anche una progressiva diminuzione del numero di apprendisti muratori.

«È una tendenza che osserviamo in tutti i settori artigianali, in particolare in Ticino e Romandia», chiosa Lardi, secondo il quale la cultura latina, particolarmente orientata all’accademizzazione dei giovani, incide in maniera problematica sulle scelte professionali. «A torto, si ritiene che il giovane possa ottenere il successo professionale solo attraverso un percorso universitario. In realtà, sempre di più, è vero il contrario».

Sviluppo congiunturale

Assieme alla carenza di manodopera qualificata, lo studio analizza anche lo sviluppo congiunturale sul lungo periodo. «Nel 2020, l’attività edilizia ha realizzato un fatturato di 22 miliardi di franchi in termini reali, cioè depurata dall'inflazione», ricorda Lardi. Nel ventennio precedente tale cifra è cresciuta del 2% all’anno. Secondo lo studio, nei prossimi anni, il fatturato continuerà a crescere, ma con un ritmo più lento.

«Questa dinamica non ci preoccupa, al contrario riteniamo che sia un rallentamento sano, che conclude un mega ciclo dell’immobiliare durato un ventennio», osserva ancora Lardi, il quale aggiunge: «Occorre però distinguere tra il settore immobiliare, che effettivamente subirà un rallentamento, e quello delle infrastrutture e del genio civile nel quale esiste un deficit da colmare e che, in parte, compenserà - si spera - il rallentamento dell’edilizia abitativa».

Tra le cause del rallentamento congiunturale, lo studio indica: la crescita demografica più lenta; il crescente invecchiamento della società; i cambiamenti nelle preferenze abitative; e la riduzione dei risparmi.

Entrando maggiormente nelle cifre, il fatturato nel 2040 dovrebbe ammontare a 23,4 miliardi di franchi. Proprio in virtù di questa crescita, gli autori dello studio possono affermare che il fabbisogno di manodopera per far fronte alla crescente domanda edilizia dovrebbe crescere di pari passo. Come detto, però, questo incremento non ci sarà. Pertanto, in assenza di misure compensatorie, il fatturato giocoforza dovrà diminuire: «Tenendo conto del minor numero di lavoratori disponibili, nel 2040 - si legge nello studio - il fatturato ammonterà a 22,5 miliardi di franchi». Pallottoliere alla mano, la carenza di manodopera qualificata costerà al settore, in termini di mancato fatturato, 800 milioni di franchi all’anno. Su 20 anni, 13 miliardi.

Le soluzioni ci sono

Quali misure allora si possono adottare per porre rimedio alla carenza di personale? Lo studio individua alcune piste d’intervento. Per esempio, facendo affidamento alle persone provenienti da altri percorsi professionali, oppure facendo leva sulla riduzione del tasso di uscita tra i giovani lavoratori o, ancora, aumentando il numero di apprendisti muratori. Se queste misure dovessero avere successo - si legge nello studio - la carenza di personale qualificato verrebbe ridotta della metà.

«Con un aumento della produttività dello 0,5 % annuo - osserva dal canto suo Lardi - si potrebbe contenere la carenza di personale in modo importante. Inoltre, vogliamo intensificare ulteriormente il reclutamento di giovani, lavorando quindi sull’attrattività della professione. Se questo non dovesse bastare dovremo valutare se ridurre effettivamente il fatturato, oppure se colmarlo con lavoratori che provengono dall’estero».

Si tratta di un obiettivo ambizioso ma non impossibile, osserva Lardi: «Aumentare la produttività è possibile e l’abbiamo già fatto in passato. Gli errori, soprattutto a livello di progettazione e preparazione lavori, non sono ancora spariti, fa notare Lardi. «Inoltre, le macchine e in generale tutto il processo di automazione può venirci in aiuto, così come la digitalizzazione. Su questo fronte, il settore ha già fatto parecchio, ma può ancora migliorare», conclude Lardi.

Dove mancherà il personale

Nel 2040 nel settore mancheranno 2.589 muratori, pari al 31% del fabbisogno previsto;2.444 capi squadra, pari al 33%;1.132 capi muratori (14%). Più contenuta nel corto termine, invece, la carenza di impresari costruttori, significativa sul lungo periodo: nel 2040 ne mancheranno 485 (29%). Nel settore della costruzione stradale, per contro, si registra un’eccedenza: nel 2040 saranno disponibili 749 lavoratori qualificati in più (-27%).