Assise criminali

«Mandami altre foto hot oppure…»

Condannato a 3 anni in parte sospesi un giovane che aveva adescato in chat una ventina di ragazze per ottenere immagini e video a sfondo sessuale – Poi le minacciava per ottenerne altri – Nonostante avesse trascorso oltre due mesi in carcere, ci era ricascato
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Nico Nonella
15.01.2024 11:26

Contattava via social e chat (Instagram, Telegram e WhatsApp) giovani ragazze, talvolta anche minorenni, fingeva interesse e si guadagnava la loro fiducia. Le convinceva a inviargli fotografie e filmati a sfondo sessuale. Poi, quando loro non davano più seguito alle sue richieste, ecco il ricatto: «O mi mandi altro materiale oppure divulgo tutto quello che ho». Alcune vittime, impaurite, hanno ceduto, altre non hanno dato seguito e lo hanno bloccato, soprattutto a fronte di richieste molto sopra le righe, che in questa sede non riporteremo.

Tra i 13 e i 21 anni

Le vittime dell’imputato, un giovane residente nel Sottoceneri comparso questa mattina di fronte alla Corte delle Assise criminali, sono un ventina di ragazze, residenti in Ticino e in Italia, di età compresa tra i 13 e i 21 anni all’epoca dei fatti incriminati. Fatti – avvenuti principalmente nel Mendrisiotto– che stando ai due atti d’accusa stilati dalla procuratrice pubblica Pamela Pedretti, si sono svolti a due riprese. Una prima volta tra il 2018 e la primavera del 2021, quando l’imputato era stato arrestato grazie a una segnalazione di fedpol sui contenuti pedopornografici di alcune sue ricerche online, e la seconda da marzo a giugno 2023. Dopo oltre due mesi di carcere preventivo, infatti, l’imputato era stato scarcerato per permettergli di seguire una terapia. Ma in poco tempo il giovane ci era ricascato, ma il copione era rimasto lo stesso. L’imputato era stato nuovamente segnalato dalle autorità federali alla Magistratura ticinese e arrestato. «Queste scarcerazioni non sempre ci piacciono», ha sottolineato il presidente della Corte, il giudice Mauro Ermani.

«Fatti inqualificabili»

Per questi fatti «inqualificabili» – così li ha definiti Ermani – il giovane, più volte scoppiato in lacrime durante l’interrogatorio, è stato riconosciuto colpevole di ripetuta coazione sessuale (in parte tentata), ripetuti atti sessuali con fanciulli e pornografia e condannato a una pena detentiva di 36 mesi, 14 dei quali da espiare e la parte rimanente sospesa per 5 anni oltre all’obbligo di seguire un percorso di assistenza riabilitativa. «Lei è stato in prigione per oltre due mesi e appena scarcerato ci è ricascato. Questo fa pensare che non le interessa molto della possibilità di finire in carcere», lo ha incalzato il giudice. «Non è così. Non sono riuscito a controllarmi», ha risposto l’imputato. Che, va detto, in sede d’inchiesta ha collaborato attivamente alle indagini.

La spada di Damocle

Il dibattimento si è svolto con il solo interrogatorio in quanto l’accusa e la difesa, rappresentata dall’avvocato Davide Ceroni, avevano trovato un accordo sulla pena. Come sottolineato dalla procuratrice pubblica, infatti, «è importante che l’imputato segua un percorso riabilitativo, seppur con una spada di Damocle sulla sua testa», ossia la lunga sospensione di parte della condanna. «In quei momenti volevo solo soddisfare un mio bisogno senza guardare chi avevo davanti. Mi sento male, sono arrabbiato e deluso. Il fatto che le vittime potrebbero essere segnate a vita da quanto ho commesso mi uccide», ha ammesso l’imputato.

Un’ultima possibilità

Il giovane, come detto, è stato condannato a una pena parzialmente sospesa ma abbinata a un percorso terapeutico. «Lei non ha mostrato rispetto per le vittime e ha pensato solo alla sua soddisfazione personale. Grave è anche il fatto che lei non abbia capito nulla dopo la prima detenzione. Ora le cose sembrano essere cambiate e il trattamento che ha iniziato a seguire in carcere ha smosso le acque», lo ha ammonito Ermani durante la lettura della sentenza. Dal canto suo, l’imputato ha assicurato di voler cambiare vita e di essere pentito. Sta a lui, ora, non ricascarci più.

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