Mano tesa del Cantone alle capanne alpine

Di acqua sotto i ponti, passateci la metafora, ne è passata parecchia. Dopo anni di richieste di un aiuto dal Cantone per risolvere il problema delle acque luride in vetta, i proprietari e i gestori delle capanne ticinesi possono tirare un sospiro di sollievo. Su proposta del Dipartimento del territorio (DT), nel prossimo messaggio per lo stanziamento dei crediti per il sussidio delle opere di canalizzazione e di depurazione delle acque il Consiglio di Stato includerà un sostegno diretto di mezzo milione di franchi per il rinnovo degli impianti di smaltimento delle acque di scarico delle capanne alpine.
La missiva
La presentazione del messaggio in Governo è prevista nelle prossime settimane e nel frattempo il Dipartimento diretto da Claudio Zali, nell’impossibilità di incontrarli personalmente vista l’attuale situazione sanitaria, ha inviato una lettera ai gestori delle capanne alpine per informarli dell’imminente decisione, invitandoli a segnalare se ci sono «progetti di rinnovo di impianti di smaltimento delle acque già in elaborazione o esecuzione». Di fronte a una risposta positiva, il Territorio valuterà «caso per caso e alla luce delle concrete circostanze, la possibilità di concedere il sussidio nonché l’inizio anticipato dei lavori».
«Richieste ascoltate»
«Questo importante passo fa seguito alle richieste di diverse capanne alpine che ci sono giunte nell’ambito della campagna “Territorio e montagne pulite”, un progetto che promuove lo smaltimento dei rifiuti ecosostenibile, realizzato dal DT in collaborazione con la Federazione alpinistica ticinese (FAT) e il Club alpino svizzero (CAS) – Sezione Ticino e con il sostegno dell’Azienda cantonale dei rifiuti», ci spiega il direttore della Divisione dell’ambiente Sandro De-Stefani. «La proposta del Dipartimento mira a garantire per la prima volta in Ticino un sostegno diretto per il rinnovo degli impianti di smaltimento delle acque di scarico esistenti presso le capanne aperte al pubblico che sono di proprietà di enti pubblici o associazioni che promuovono l’alpinismo e l’escursionismo», continua De-Stefani. «Un sostegno che è giustificato, da un lato, dalla necessità di garantire uno smaltimento delle acque ineccepibile dal profilo tecnico, in quanto parliamo di zone particolarmente pregiate dal profilo naturalistico e turistico; dall’altro, dal fatto che il mantenimento di questi impianti è un’operazione particolarmente onerosa, sia per la loro ubicazione discosta, sia per l’altitudine elevata che riduce le prestazioni degli impianti di trattamento delle acque». In questo ambito, conclude De-Stefani, «non va inoltre dimenticato che a livello di prevenzione - a tutela del nostro territorio - negli anni scorsi il Dipartimento si è adoperato con campagne di sensibilizzazione rivolte a gestori e proprietari di capanne alpine, al fine di ridurre al minimo la produzione di rifiuti e i consumi d’acqua e di favorire l’impiego di prodotti di pulizia biodegradabili».
Interventi necessari
Diverse strutture ticinesi potranno quindi programmare e attuare questi interventi, i cui costi possono anche superare i centomila franchi. «Il risanamento di questi impianti è una problematica che abbiamo segnalato da qualche anno al Cantone» ci spiega il presidente del Club alpino svizzero – Sezione Ticino Giovanni Galli. La decisione del Territorio «è ben accetta e ci permette di intervenire laddove necessario, visto che si parla di costi molto importanti». Il CAS, proprietario di 5 capanne alpine e di un rifugio, elaborerà ora una pianificazione degli interventi su due o tre anni. Soddisfazione è stata espressa anche da Giorgio Matasci, presidente della Federazione alpinistica ticinese, l’associazione mantello che accomuna 15 società alpinistiche le quali possiedono 30 capanne: «Il dialogo con il Cantone è andato avanti per quattro anni e questa iniziativa è certamente benvenuta. Ci sono diverse strutture, tre o quattro gestite da noi, che hanno bisogno di interventi. Visti i costi, un contributo da parte del Cantone ci aiuta in maniera considerevole».
La parola al Parlamento
A fine 2019 il domenicale «Il Caffè» aveva evidenziato come tra settembre e novembre dello scorso anno fossero fuoriusciti liquami e liquidi inquinanti per l’ambiente da tre capanne ticinesi, con conseguente superamento dei valori limite di ammonio, tossico in modo particolare per la fauna ittica, e fosfato, responsabile di un’eccessiva crescita di alghe. In quell’occasione era stata ribadita la necessità di investire per il rinnovamento degli impianti, ma con il sostegno finanziario del Cantone. Sostegno che sarà realtà una volta concluso l’iter parlamentare.
Tramite il servizio competente del Dipartimento del territorio e dopo il via libera definitivo da parte del Gran Consiglio, il Governo definirà le direttive per disciplinare le condizioni per l’attribuzione e la commisurazione dei sussidi e ne deciderà le relative concessioni.