Maroggia, un anno dopo

«In questi giorni si sente l’odore di camini accesi. Il meteo, con le temperature che si sono abbassate, un tempo triste, autunno-invernale. Come un anno fa. In effetti è un po’ strano». Un concentrato di emozioni, attraverso queste sensazioni, che fanno riaffiorare – nella mente di Alessandro Fontana, il titolare del Mulino di Maroggia – quanto andato in scena un anno fa, il 23 novembre scorso. In serata, infatti, un violento incendio divampò all’interno della struttura. Fiamme che avvolsero tutto e il giorno dopo – dopo un’intensa notte al fronte da parte dei pompieri Lugano, di Melide, del Centro Soccorso Cantonale Pompieri Mendrisiotto e delle FFS – restituirono un edificio quasi completamente distrutto. Oltre a un destino di una rinomata azienda, tutto da ridisegnare.
«Nel cuore di tutti»
Sono passati 12 mesi da quelle violente fiamme. E l’odore che esce dai camini, come detto, fa tornare a galla tanti ricordi. Ma a Maroggia si è deciso subito di rimboccarsi le maniche. «È stato un anno strano, da un lato lunghissimo, dall’altro cortissimo. Un concentrato di emozioni. Ho vissuto momenti di sconforto e poi anche di soddisfazione, perché magari una tappa intermedia nel cammino della ripartenza è stata raggiunta». Fontana, inoltre, non nasconde l’ondata di affetto che si è riversata sul mulino, sulla sua famiglia e sui dipendenti. «Sono tanti – ci racconta – i momenti dove mi sono confrontato con delle persone che non conoscevo ma loro sembravano conoscermi bene». Insomma: «L’azienda è entrata nel cuore di tutti. Non passa giorno in cui non incontro qualcuno che mi chiede come stiamo, come siamo messi e quando ripartiremo. C’è evidentemente ancora tanto interesse sulle sorti del mulino».
Un affetto sottolineato anche dalle numerose iniziative – di privati e associazioni – sorte all’indomani dell’incendio. L’ultima, in ordine di tempo, è quella di Migros Ticino che ieri ha comunicato il versamento di 30.000 franchi a favore dell’azienda. C’è chi ha proposto ricette esclusive, chi ha decorato e messo all’asta delle scarpe, chi ha scritto un libro per bambini, chi ha istituito un premio. Il molino ha perfino accolto la street art. Spinti dall’onda solidale, il titolare ha pure aperto un conto corrente #iosonoilmulino, «così abbiamo traccia di tutti i donatori». Si sono fatte avanti anche associazioni, che hanno offerto «una donazione, frutto della percentuale che riservano alle imprese e al settore agricolo». Per quel che concerne il conto solidarietà, non si è ancora deciso come impiegare l’ammontare. Ma le idee non mancano e, non è da escludere che una parte verrà utilizzata a livello didattico, «magari nella sala conferenze prevista nel nuovo progetto».
Nessun ricorso
Nel frattempo, l’iter procedurale per gettare la (nuova) prima pietra del mulino prosegue. Un mese fa è stata pubblicata all’albo comunale la domanda di costruzione. Scaduti i 30 giorni è arrivata una notizia positiva: nessuno ha presentato opposizione: «Lo spauracchio dei ricorsi non c’è più – confida Fontana –, è un peso che ci siamo tolti dal cuore perché in caso contrario la procedura si sarebbe potuta dilazionare di mesi». Adesso si è in attesa che venga rilasciata la licenza edilizia, poi i lavori di costruzione potranno cominciare. Fra un anno, chiediamo al nostro interlocutore, dove vede il mulino? «Spero saremo in un fase di collaudo con un po’ di farina e di grano in giro», sorride. «Le nuvole cominciano a diradarsi». Un pensiero finale Fontana lo dedica al ringraziamento verso i clienti: «Un’azienda esiste sempre nella misura in cui ci sono i clienti. I consumatori hanno continuato ad acquistare i nostri prodotti. Anche i clienti professionali ci sono rimasti fedeli e per noi è una cosa fondamentale. Sono sempre tutti abbastanza pazienti e capiscono anche se arriviamo un giorno in ritardo con la consegna. Si dimostrano tutti ancora molto vicini».
«Un intervento che non si dimentica, impressionante»
Quello di Maroggia è un incendio che resterà a lungo - probabilmente per sempre - nella mente dei tantissimi pompieri intervenuti. Se ne ricorda bene per esempio Federico Sala, comandante dei pompieri di Lugano. «Di certo - ci spiega - è stato impressionante e complicato. Faticoso. Ma è anche stato ben gestito. I pompieri di Melide, grazie alle informazioni raccolte, hanno subito capito la situazione e hanno chiesto rinforzi a noi di Lugano e di conseguenza ai colleghi del Mendrisiotto». Un intervento faticoso, dicevamo, e che ha visto l’impiego di mezzi imponenti. E che ha chiesto a lungo la presenza sul posto per monitorare la situazione. «Una volta spento l’incendio principale - spiega Sala - ci siamo concentrati sui silos pieni di farina, che in superficie e a causa dell’alta temperatura, aveva formato una sorta di crosta. Ci si gettava sopra dell’acqua per raffreddare, ma sotto quella crosta le temperature restavano molto elevate». Ma i pompieri alla fine sono riusciti ad avere la meglio.
