Melide: scende in piazza «Sì al nucleo»

Bar e ristoranti sono chiusi, fa piuttosto freddo e l’umore generale è quello che è. Anche la vita civica è intorpidita dalla pandemia e l’avvicinarsi delle elezioni non sembra scaldare gli animi, ma c’è un Comune che fa eccezione: Melide. È in fermento Melide, perché il 31 gennaio si voterà sul progetto da 6,9 milioni per la valorizzazione del nucleo e di piazza Fontana e la sistemazione delle sottostrutture, che permetterà di passare dalla nafta al metano e, volendo, a un sistema di termopompe. Contro questo pacchetto di opere, un gruppo di cittadini ha lanciato un referendum portando il tema alle urne, ma ieri è stato il turno dei favorevoli. Cioè di chi vuol vedere realizzata la visione del Municipio e non è disposto ad aspettare altri tre, cinque, dieci anni per dare un nuovo volto e una nuova fonte di energia al cuore del paese. Il fattore temporale è stato sottolineato ieri dal sindaco Angelo Geninazzi all’incontro con la stampa organizzato dal comitato «Sì al nucleo», composto da Marco Martino, Luciano Albertini, Roberto Campi, Danilo Crivelli, Monica Crivelli, Jocelyne Gaggini, Marco Petrelli e Fabrizio Zampieri. «Su questo dossier il Municipio è sotto pressione da vent’anni, soprattutto dal 2012, con diverse proteste per il fatto che la pavimentazione è vecchia. Le sottostrutture sono fatiscenti e studiarne la sostituzione ha richiesto diverso tempo. Solo dopo aver adattato il piano di smaltimento delle acque ci siamo potuti concentrare sul nucleo». Proprio perché è stato un lavoro lungo e non facile, «e condiviso più volte con la popolazione», per il sindaco tornare ai piedi della scala sarebbe un peccato, uno spreco.
Tra bellezza ed efficienza
Secondo i favorevoli, tuttavia, non è solo un fatto di dover attendere di più o di meno. Sono convinti che il progetto sia ottimo. «È il più sostenibile possibile sotto tutti i punti di vista», per usare le parole di Geninazzi. Cioè a livello estetico, economico («perché assecondando le richieste dei contrari spenderemmo diversi milioni in più») ed energetico. Sulla parte estetica si è soffermato l’architetto Jean-Pierre Antorini, che ha disegnato la valorizzazione del nucleo. Per la nuova pavimentazione sono state scelte delle lastre in pietra pregiata (granito di Iragna e porfido rosa di Cuasso Al Monte) dalla forma allungata. Ai referendisti non piacciono, ma Antorini, pareri soggettivi a parte, ha fatto notare che sono più funzionali rispetto ai cubetti di porfido quando si tratta di fare manutenzione. L’architetto ha messo in evidenza anche il «taglio» al centro delle vie, che avrà un duplice ruolo: favorire il deflusso dell’acqua piovana e accogliere il sistema d’illuminazione da terra che si aggiungerà alle lanterne (ma sarà a basso consumo grazie alla tecnologia LED) e accompagnerà i passanti in una sorta di percorso emozionale . «L’idea, emettendo una luce diffusa e morbida, è creare un’atmosfera che faccia sentire bene le persone». Non come l’asfalto di oggi, che stride con la magia del luogo.
Per quanto riguarda la questione energetica, il sindaco ha ricordato come l’ipotesi di realizzare una centrale di teleriscaldamento (invocata dai contrari) sia stata approfondita con dei tecnici e non sia risultata fattibile. È invece andata in porto, dopo un confronto con il Consiglio comunale, l’idea di attrezzarsi per un sistema di termopompe che sfrutti l’acqua del lago. Per questo il progetto prevede la posa di tubazioni per la cosiddetta «acqua industriale». Viene pompata dal lago e utilizzata per generare calore, poi torna nel Ceresio. Perché non puntare subito su questo sistema, anziché appoggiarsi al metano? «Costerebbe 2,5 milioni e non ci sarebbero abbastanza edifici già pronti ad allacciarsi» ha spiegato il sindaco. Posando i tubi in anticipo, se in futuro la situazione sarà diversa a livello di domanda si dovrà solo costruire una centrale.