Mendrisio fa la lista dei suoi tesori per portare il passato nel futuro

Case, giardini, ponti, roccoli, cave, fontane, tombe, cantine, portali, viali,... Quando pensiamo agli stabili degni di essere conservati e protetti spesso e volentieri la nostra riflessione ci porta a identificare edifici storici, monumenti o ville sontuose. La realtà dei fatti vuole però che gli elenchi dei beni culturali tutelati nel nostro cantone siano una sorta di specchio della storia ticinese, degli usi e delle tradizioni che hanno fatto del Ticino ciò che è oggi.
Come uno specchio
È una sorta di specchio socioculturale anche la nutrita lista compilata e completata da poco a Mendrisio, dove ritroviamo i beni degni di protezione (o almeno questa è la conclusione di una commissione creata appositamente, ci torneremo tra poco) di tutti i quartieri che fanno parte della Città. Questo elenco rappresenta la spina dorsale del progetto attualmente in pubblicazione: la Zona di pianificazione (ZP) comunale per la tutela dei beni culturali della Città di Mendrisio. Il nome è un po’ tecnico e rende indispensabile una «traduzione» in termini più facilmente comprensibili: si tratta dell’identificazione degli oggetti (o beni culturali) che vanno conservati (sia fisicamente, quindi non demoliti, sia nella forma). «Negli impianti potenzialmente ritenuti beni culturali protetti non sono ammessi interventi che ne alterino irrimediabilmente i valori storico-architettonici e contestuali che ne potrebbero giustificare la tutela», si legge ad esempio sui documenti in pubblicazione (fino al 24 ottobre).
Quattro anni di lavoro
Sempre con l’intento di non essere troppo tecnici ci concentriamo sul processo che ha portato alla definizione della lista, del «tesoro» che Mendrisio vorrebbe tutelare e tramandare nel futuro. Ad aiutarci a ricostruire la genesi del progetto è la vicesindaca (e capadicastero Pianificazione) Francesca Luisoni: «Mendrisio ha già dei beni culturali tutelati, desideravamo tuttavia fare un ragionamento come città aggregata, revisionando la lista attuale». Per farlo è stata costituita una commissione, coordinata dal compianto architetto Fabio Giacomazzi e poi dall’architetto Matteo Huber unitamente al Dicastero pianificazione della Città e composta da tre esperti (due architetti e uno storico dell’arte) e da esponenti di tutte le forze politiche rappresentate in Consiglio comunale. «Il loro lavoro è iniziato nel 2019 – prosegue Luisoni – ed ha avuto come punto di partenza una lista trasmessaci dall’Ufficio dei beni culturali del Cantone con oltre 1.000 oggetti ubicati in territorio di Mendrisio potenzialmente degni di protezione». La commissione ha quindi valutato uno per uno tutti gli oggetti della lista, «esprimendosi su ognuno di essi, non sempre all’unanimità, e arrivando poi all’elenco attualmente in pubblicazione, in cui troviamo di tutto, dalla villa, al palazzo scolastico, ai portali. La lista è composta da singoli oggetti ma esprime anche la logica di tutelare interi comparti». È il caso delle cantine di Mendrisio (ma anche di Capolago e Salorino) o delle cave di Arzo – porta come esempi Luisoni –, riportate nella lista come singoli oggetti.
Un passo di tanti
L’elenco (scaricabile anche online dal sito del Cantone) così proposto non è da considerarsi definitivo: potrà essere ridotto o ampliato (come successo in passato ad esempio a Lugano), in sede di Consiglio comunale. L’iter di questo progetto è infatti lungo e articolato. Dopo il periodo di pubblicazione (durante il quale è possibile inoltrare ricorsi), l’incarto tornerà al Cantone dove sarà sottoposto a analisi preliminare dal Dipartimento del territorio – «stimiamo che questa fase potrebbe durare 18 mesi» –, poi ci sarà una consultazione pubblica, seguita dall’elaborazione di un messaggio municipale e dalle discussioni commissionali (che analizzeranno un oggetto dopo l’altro). Una volta terminati questi passi toccherà al Consiglio comunale votare il messaggio, lo stesso dovrà poi essere accolto anche dal Consiglio di Stato.