Meno paperoni in Ticino, eppure il gettito aumenta

Sono un centinaio in meno, ma più ricchi. E, soprattutto, hanno permesso alle casse dello Stato di incassare di più. I globalisti domiciliati in Ticino nel 2022 sono scesi a quota 767. Un numero ben più modesto rispetto agli 896 del 2020 e anche degli 842 del 2018. Ma, soprattutto, rispetto ai 910 conteggiati nel 2016. Eppure, il gettito totale negli ultimi anni è via via aumentato: dai 118 milioni del 2016 fino a toccare i 183,5 dello scorso anno, passando per i 158 del 2020. «La riduzione del numero di globalisti e, al contempo, l’aumento del gettito è il risultato del passaggio al nuovo diritto, dopo un regime transitorio durato 5 anni», dice Giordano Macchi, direttore della Divisione delle contribuzioni. Nel 2016, infatti, dopo la votazione popolare, è entrata in vigore la nuova legge federale sulla tassazione secondo il dispendio. «In pratica - spiega Macchi - è stata alzata di molto l’asticella rispetto alla legge precedente. Dal 1. gennaio del 2021 è stato quindi introdotto sia un dispendio minimo di 400 mila franchi, anche ai fini dell’imposta federale diretta, sia l’assoggettamento all’imposta cantonale e comunale sulla sostanza per tutti i globalisti». Il risultato? Da un lato, alcuni probabilmente se ne sono andati, mentre altri hanno preferito passare alla tassazione ordinaria. Dall’altro lato, il gettito per il Cantone è cresciuto di una trentina di milioni. «Abbiamo meno paperoni, ma sono più facoltosi», evidenzia Macchi. «Quel centinaio di contribuenti ricchi che abbiamo perso erano probabilmente dei piccoli globalisti. Poco male, dunque», rileva anche Samuele Vorpe, responsabile del Centro di competenze tributarie della SUPSI.
Pochi timori
Anche guardando al futuro, le nuove regole non dovrebbero scoraggiare i super ricchi a scegliere la Svizzera: «Non rischiamo il fuggi fuggi - assicura Macchi - Anche perché nel frattempo, abbiamo anche registrato nuovi arrivi. Il nostro Paese resta attrattivo per questa categoria di contribuenti, non solo per la tassazione forfettaria, ma anche per una serie di altri parametri, come la sicurezza, la qualità della vita, la sanità, il paesaggio». «Non credo ci sia da preoccuparsi», dice anche Vorpe. «Nonostante il nostro cantone abbia le aliquote tra le più alte in Svizzera, per questa categoria di contribuenti restiamo attrattivi, anche nel confronto intercantonale. Ciò che importa davvero ai globalisti, infatti, è di non dover dichiarare i redditi di fonte estera. E nonostante oggi, con la nuova legge, si trovino a pagare di più, per le persone molto facoltose rimane comunque una situazione vantaggiosa».
La rivalità con Roma
E questo nonostante la concorrenza aggressiva di alcuni Paesi, come la Grecia e la Gran Bretagna, ma soprattutto l’Italia. «La vicina Penisola - spiega Vorpe - dal 2017 conosce un regime particolare per le persone straniere - la cosiddetta tassazione per i neoresidenti - che prevede un’imposta forfettaria di 100 mila euro, senza obbligo di dichiarare i redditi esteri». Oltreconfine, osserva però l’esperto, i globalisti sono appena 600. «A pesare, infatti, è l’instabilità politica italiana, che scoraggia molti super ricchi a trasferirsi lì nonostante possano beneficiare di condizioni molto attrattive, prima fra tutte la possibilità - a differenza della Svizzera - di esercitare un’attività lucrativa». Proprio su questo punto, secondo Macchi, si potrebbe intervenire per attrarre nuovi paperoni: «Sarebbe interessante permettere ai globalisti di lavorare, anche aggiungendo questo reddito a quello sul dispendio. Per molti, infatti, il fatto di poter esercitare un’attività lucrativa è importante. Ovviamente, però, la modifica dovrebbe essere vagliata a livello federale: il Ticino, in questo ambito, non ha alcun margine di manovra».