Politica

«Mini-arrocco», scettici i partiti che ora chiedono un cambio di passo

La politica è critica ma si rimette alla scelta del Governo - Il Centro: «Riforma della giustizia a rischio» - PLR: «Ammissione di fallimento della Lega» - PS: «Un pasticcio»
©Gabriele Putzu

Dalla semplice presa d’atto fino alle critiche più aspre, passando da chi si dice moderatamente soddisfatto. Le reazioni dei partiti alla decisione del Governo non si sono fatte attendere.

«Dossier a rischio»

«I partiti si erano espressi chiaramente, e per questo la decisione del Consiglio di Stato non può essere condivisa anche se, invece dell’Everest come annunciato ai quattro venti, si è raggiunta a malapena la cima del Generoso ». Il presidente del Centro, Fiorenzo Dadò, è categorico: «Il Governo gode di una propria autonomia. Spetterà quindi al Consiglio di Stato dimostrare che questa scelta avrà un impatto positivo concreto sul corso della legislatura. Noi restiamo alla finestra e ci lasceremo sorprendere». Dal punto di vista politico – prosegue Dadò – «siamo di fronte a una soluzione che ridimensiona chiaramente Gobbi: gli vengono tolte competenze di grande importanza come la Magistratura e la Polizia per assegnargli la Divisione delle costruzioni. Un ridimensionamento evidente, quasi incomprensibile. Al contrario, Zali sulla carta diventa una sorta di super ministro: mantiene il grosso del suo dipartimento e assume anche un ruolo di rilievo nel terzo potere dello Stato». Secondo Dadò, questo trasferimento di competenze rischia però di compromettere alcuni dossier delicati: «Con Gobbi si poteva discutere, non se le legava al dito se la pensavi diversamente. Zali, invece, in questi anni ha dimostrato di non essere incline al dialogo e di preferire l’imposizione delle proprie soluzioni, che reputa sempre le migliori». Concretamente, il timore del Centro è che Zali voglia fare lo stesso anche sulla riforma della giustizia, «mettendo a rischio un percorso già fragile costruito con tutte le forze politiche all’interno della Commissione». E ancora: «Se Zali tenterà di imporre a tutti le sue visioni come ha fatto in altri ambiti, la riforma della giustizia non farà grandi passi avanti, e purtroppo sarà quest’ultima a subirne le conseguenze». Di certo, ora, la frattura tra Parlamento e Governo rischia di ampliarsi ulteriormente. «Va riconosciuto che gli equilibri all’interno del Governo – dove cinque persone si confrontano ogni settimana su temi complessi – non sono sempre facili da decifrare. Ci sono sicuramente elementi che hanno portato a questa decisione che noi non conosciamo. Tuttavia, se davvero si vuole avviare una riforma seria dei dipartimenti e delle competenze dei singoli direttori, è necessario farlo con metodo e coerenza, non con uno scambio di alcune competenze senza nessun nesso logico ma che sembra mirato solo a salvare la faccia».

«Ora si lavori»

Più conciliante, invece, il PLR. La decisione – ricorda - era di competenza governativa: «La rispettiamo, ma al contempo speriamo sia stata presa con l’unico obiettivo di migliorare l’azione governativa nell’interesse del Paese». Ciò detto, il PLR ritiene che sia «una clamorosa ammissione di fallimento politico su tutta la linea della direzione leghista». Non mancano neppure alcune critiche rivolte all’Esecutivo. «Il Consiglio di Stato ha perso un’importante occasione per illustrare le ragioni e gli obiettivi della riattribuzione. Ciò avrebbe consentito di dimostrare un orientamento strategico e costruttivo, anche nei confronti del Paese». Al netto delle critiche, i liberali radicali auspicano tuttavia che la decisione aiuti a superare l’impasse degli ultimi anni. «In particolare, ci aspettiamo che la nuova impostazione superi rapidamente l’immobilismo per quanto riguarda le urgenti riforme nel settore della giustizia e dell’autonomia dei Comuni, migliorando al contempo l’approccio nella gestione del territorio».

«Pasticcio della Lega»

«La sensazione, leggendo il comunicato del Governo, è che siamo di fronte al pasticcio della Lega», commenta in prima battuta il co-presidente del PS Fabrizio Sirica. Ed è proprio ai bisogni della Lega che questo mini-arrocco risponde. «Non è stato pensato per il bene del Paese, quanto per permettere a Gobbi di allontanarsi dalla Polizia dopo la vicenda che lo ha visto coinvolto, ma anche dalla Giustizia dove non è riuscito a portare avanti le riforme, permettendo al contempo a Zali di rilanciarsi».

Per quanto riguarda invece il Governo, il giudizio di Sirica è meno duro: «Nella situazione in cui si sono ritrovati, questa era la migliore via d’uscita possibile. Decidendo all’unanimità, non si sono creati strappi istituzionali e questo permetterà di voltare pagina, ma anche di concentrarsi sui grandi temi senza inquinare i rapporti».

«Decisione positiva»

Decisamente soddisfatto, invece, il coordinatore della Lega Daniele Piccaluga, secondo il quale «grazie a questa mossa si è aperto uno scenario che ha permesso al Governo di fare qualcosa di inedito, e che speriamo possa in futuro portare a una riflessione più approfondita, che riguardi tutti i dipartimenti». Piccaluga, insomma, ritiene che la decisione dell’Esecutivo sia positiva: «Il Governo si è preso del tempo per fare tutte le valutazioni del caso e siamo felici che la Lega abbia portato a tematizzare la questione, nell’ottica di cercare la migliore soluzione possibile». Insomma, ribadisce, «quella che da più parti è stata bollata come una pagliacciata, alla fine ha permesso al Governo di arrivare a una soluzione concreta, a beneficio del buon funzionamento dello Stato».

«Minestrone istituzionale»

Bordate anche dall’UDC che ha preso atto «con profonda preoccupazione» della decisione del Governo. «Una soluzione, dal punto di vista amministrativo, addirittura peggiore dell’arrocco inizialmente ipotizzato». Per il partito guidato da Piero Marchesi, si tratta dell’«ennesima conferma che il cosiddetto “Governo del Mulino Bianco” non riesce a governare con fermezza. Si piega agli interessi di bottega e dirige alla giornata. L’Esecutivo ha preferito costruire un compromesso confuso, tecnicamente fragile e politicamente miope». Insomma, un «minestrone istituzionale». L’unico risultato prevedibile, secondo i democentristi, «sarà un ulteriore aumento della burocrazia, una maggiore confusione interna e uno stallo sui dossier prioritari per il Cantone». Una vera riorganizzazione dei dipartimenti, conclude, «può essere auspicabile, ma solo se pensata con serietà, con tempistiche adeguate, con la necessaria tranquillità e con l’obiettivo di migliorare i servizi pubblici».

«Domande irrisolte»

Per la co-coordinatrice dei Verdi, Samantha Bourgoin, «da un lato si è cercato di salvare la faccia del Consiglio di Stato che si era scandalizzato davanti alla fuga in avanti della Lega in merito all’arrocco, dall’altro, invece, si è voluto comunque andare incontro ai due direttori di dipartimento leghisti. Per non compromettere il clima di lavoro? Perché uno si era già presentato come direttore in pectore all’inaugurazione dell’anno giudiziario e non lo si è voluto deludere? E l’altro, visto il processo che lo vede “coinvolto”, avrebbe dovuto essere sospeso? Tutte domande che restano aperte». Di fatto, secondo Bourgoin «questo arrocco parziale non migliorerà di una virgola la situazione e non nasconderà il fallimento di 30 anni di Lega». Per quanto riguarda l’Esecutivo, invece, «anziché essere coraggioso ha scelto di essere codardo, all’unanimità».

L’MpS vede invece nella decisione del Governo alcuni «problemi politici di fondo sui quali il parlamento dovrebbe riflettere e discutere». Per questo motivo, «nei prossimi giorni i deputati dell’MpS avvieranno i contatti necessari per vedere se ci sono le condizioni per la tenuta di una seduta straordinaria del Gran Consiglio che possa affrontare la questione, chiedendo a tutti i deputati di aderire a questa nostra proposta».