Moncucco chiude il 2024 col segno più

Le sfide nel settore della sanità non mancano. Su tutte la crescita dei costi e la carenza di personale medico e infermieristico cui saremo confrontati, sempre più, nei prossimi anni a causa dell’invecchiamento demografico. Per il Gruppo Ospedaliero Moncucco, tuttavia, il 2024 si è chiuso all’insegna della crescita. A cominciare dal volume di prestazioni erogate, in particolare, dalla Clinica Santa Chiara. «Dopo parecchi anni di difficoltà della Clinica Santa Chiara (che hanno poi portato alla crisi della struttura e alla vendita, ndr), il 2024 ha visto un’inversione di tendenza con una crescita delle ospedalizzazioni di quasi il 10%», ha spiegato il direttore Christian Camponovo. Un risultato che consente al Gruppo di guardare con una certa fiducia al futuro. «Il risultato è positivo anche per l’intera regione, poiché garantisce la salvaguardia dei posti di lavoro che erano in discussione e, anzi, lascia intravedere un possibile incremento delle risorse e dei collaboratori». Nell’ultimo anno, ha spiegato dal canto suo il presidente Mauro Dell’Ambrogio, alcune attività sono state trasferite dal Luganese a Locarno, presso la sede di Santa Chiara, nell’ambito di un progetto più ampio di ridefinizione e distribuzione dei compiti tra le due strutture.
In questo solco s’inserisce anche la riflessione, anticipata negli scorsi giorni, di aumentare le sinergie con altre strutture del Locarnese: «Nel 2023 abbiamo avviato una collaborazione con La Carità nell’ambito di ginecologia e ostetricia». L’esperienza, ha detto Camponovo, si sta rivelando positiva, in quanto ha contribuito a ristabilire un clima di serenità e fiducia tra le due équipe, quella della clinica e quella dell’ospedale. Non solo. Questo risultato ha stimolato una riflessione sul futuro delle collaborazioni nel Locarnese. «Abbiamo avviato un percorso di approfondimento che richiederà ancora tempo, ma che era necessario avviare e portare avanti». Il partner, chiaramente, nel Locarnese sarà ancora l’Ente ospedaliero cantonale (EOC). Camponovo, tuttavia, non ha fatto mistero che riflessioni simili sono state avviate anche su Lugano: «La situazione attuale del settore sanitario ci pone di fronte a importanti sfide per il futuro. Da un lato assistiamo a un costante aumento del fabbisogno di cure, dall’altro ci confrontiamo con una forte pressione sui costi», ha spiegato Dell’Ambrogio. «A questo si aggiunge una crescente iperspecializzazione della medicina, che sta generando una carenza di medici e di personale specializzato in determinati ambiti». Questi elementi richiedono una riflessione seria, ha aggiunto Camponovo: «Non necessariamente in termini generali di collaborazione su tutta l’attività sanitaria, ma sicuramente su alcune aree specialistiche». Anche nel Luganese alcune riflessioni in questo senso sono già state avviate. Musica del futuro. Ma chi sarà coinvolto in questa eventuale collaborazione? «All’interno del settore privato la collaborazione funziona già bene. È evidente, però, che esiste un potenziale di sviluppo e di collaborazione anche con il pubblico». Oggi, la separazione tra pubblico e privato è molto meno marcata rispetto al passato, ha sottolineato Camponovo: «Quelle che un tempo erano barriere, spesso più ideologiche che pratiche, oggi si sono notevolmente attenuate».
Dal punto di vista economico, il Gruppo ha chiuso il 2024 con un fatturato superiore ai 175 milioni di franchi e un utile d’esercizio di 2,3 milioni. «Un risultato raggiunto nonostante le penalizzazioni derivanti dai contratti di prestazione cantonali, che hanno limitato i rimborsi per le prestazioni in crescita», ha detto Dell’Ambrogio. Dopo un 2023 più complesso – durante il quale il gruppo è riuscito a chiudere il bilancio in pareggio nonostante i rincari e i costi legati all’integrazione di Santa Chiara – il 2024 si è rivelato positivo: «Siamo tornati ad avere risultati in linea con le aspettative», ha detto Camponovo.
In crescita pure il numero dei pazienti (30 ricoveri al giorno tra Lugano e Locarno e 300 in ambito ambulatoriale). Complessivamente, il gruppo nel 2024 ha curato circa 100 mila pazienti, di cui 10 mila in regime stazionario e 90 mila in ambito ambulatoriale; attività, quest’ultima, che ha registrato un incremento dell’8,3% rispetto al 2023, «segno tangibile di una domanda crescente di cure specialistiche non stazionarie favorita da investimenti mirati e nuove tecnologie». Questa tendenza, ha aggiunto Dell’Ambrogio, riflette un’evoluzione generale del settore sanitario, sostenuta anche dagli assicuratori, che sempre più spesso incentivano soluzioni di cura senza ricovero quando le condizioni cliniche lo permettono.
Grande attenzione, infine, anche al tema della formazione, «in linea con quella del settore pubblico, se non maggiore», ha detto Dell’Ambrogio: «Il 20% del nostro personale è in formazione». Un contributo importante al tema della carenza di personale, «il vero tallone d’Achille del sistema sanitario». Si calcola che, a causa dell’invecchiamento della popolazione, un giovane su quattro dovrebbe intraprendere una professione sanitaria. «Il che è impossibile: continueremo quindi a dipendere dal personale estero», ha aggiunto Dell’Ambrogio. Il quale, sul tema dei costi, ha precisato: «Per quanto riguarda le cure stazionarie, continuiamo a essere l’operatore più economico del cantone. Il valore del punto TARMED applicato è infatti inferiore rispetto a quello di altri attori del sistema sanitario ticinese. In altre parole, a parità di prestazione, il costo della cura presso le nostre strutture è più contenuto. Le nostre tariffe sono più basse, e ne siamo giustamente orgogliosi». Per le cure ambulatoriali, invece, il punto tariffale è il medesimo, «ma comunque più basso rispetto a quello degli studi medici».