I dati

Morire di caldo in Svizzera, «ma oggi ci si protegge meglio»

Fra il 2000 e il 2022 nel nostro Paese si sono contati quasi 9.000 decessi imputabili alle temperature elevate – Lo rivela un’analisi dell’UFSP e dell’UFAM – L’estate peggiore è stata quella del 2003, la più calda mai registrata – Bouvier-Gallacchi: «C’è maggiore consapevolezza»
© KEYSTONE / JEAN-CHRISTOPHE BOTT
Giona Carcano
10.07.2023 21:15

Morire di caldo non è più una semplice e innocente espressione popolare per lamentarsi della canicola durante i mesi estivi. Di caldo, in Svizzera, si muore davvero. E i numeri che vedremo ci danno la misura di quanto le temperature sempre più elevate influiscano sulla vita di tutti noi. Ma ci dicono anche come, grazie a una maggiore consapevolezza, la popolazione abbia imparato a difendersi.

È l’Ufficio federale della sanità pubblica (UFSP) a sottolineare che le cose sono cambiate. D’ora in avanti, infatti, la Confederazione pubblicherà annualmente il numero di decessi imputabili al caldo. Perché, evidentemente, le temperature estreme sono diventate un problema di sanità pubblica. «Con questo indicatore», sottolinea l’UFSP nel comunicato pubblicato oggi, «sarà possibile identificare nel lungo periodo le ripercussioni dei cambiamenti climatici sulla salute e ricavare misure di adattamento». La parola chiave è proprio quest’ultima: adattamento. Riuscire dunque a proteggersi da fenomeni climatici estremi che in futuro diverranno sempre più frequenti.  

Sempre più frequente

In aggiunta alla comunicazione, l’UFSP – di concerto con l’Ufficio federale dell’ambiente – ha pubblicato per la prima volta il conteggio delle morti collegabili al caldo nel nostro Paese. Un’analisi precisa, perché abbina la sovramortalità causata dal caldo alle temperature misurate da MeteoSvizzera. «In questo modo, può essere considerata anche l’influenza dei giorni con temperature moderate e dei periodi di calore meno importanti», spiegano gli autori del monitoraggio. La serie retrospettiva, che abbraccia il periodo che va dal 2000 al 2022 e prende in considerazione i mesi estivi (maggio-settembre), permette quindi di far emergere dati finora poco conosciuti di questo fenomeno. Un fenomeno relativamente nuovo e che, come visto, sarà sempre più frequente nei prossimi decenni.

Il doppio degli incidenti stradali

Ebbene, nel periodo preso in esame, quindi 23 anni, in Svizzera i decessi causati dal caldo sono stati quasi 9.000 (8.931). Numeri significativi, anche quando vengono confrontati ad altre cause di mortalità. Nel 2022, ad esempio, le vittime di incidenti stradali sono state 241. Il caldo, invece, ha ucciso quasi il doppio delle persone, 474.   

Entrando nei dettagli dell’analisi, il maggior numero di decessi causati dal caldo  si è registrato in due estati: nel 2003 e nel 2015. Impressionano le cifre relative al 2003, quando la Svizzera visse il periodo più caldo mai registrato: 1.402 morti (126 in Ticino). Un numero che corrisponde al 5,6% della mortalità complessiva tra maggio e settembre. Per ritrovare un dato «pesante» bisogna arrivare a un’altra estate particolarmente calda (la terza di sempre), quella del 2015 appunto, quando sono state conteggiate 747 vittime (69 in Ticino) da attribuire al caldo (quasi il 3% di tutte le cause di morte in Svizzera). In generale, come indicato nel rapporto, la fascia d’età superiore ai 75 anni  è quella più colpita e la percentuale di decessi causati dal caldo annuale è più alta per le donne rispetto agli uomini. Tuttavia, anche chi ha meno di 75 anni non può dirsi fuori pericolo. Nella «terribile» estate del 2003, ad esempio, 420 morti non avevano raggiunto quell’età. È anche per questo motivo che l’Agenzia europea dell’ambiente ha classificato le temperature elevate come «la minaccia legata direttamente ai cambiamenti climatici più grave per l’essere umano in Europa». Spossatezza e colpi di calore dovuti alla canicola possono infatti peggiorare il decorso di malattie esistenti come quelle cardiocircolatorie, respiratorie, renali o psichiche. L’analisi dell’UFSP evidenzia anche come la maggior parte dei decessi causati dal caldo siano riconducibili a medie giornaliere moderate (al di sopra della temperatura media stagionale ma inferiore a 25 °C) e calde (temperatura compresa fra 25 e 27°C). «In tali giorni il rischio di mortalità dovuto al caldo è minore rispetto ai giorni molto caldi (sopra i 27 °C), ma si verificano molto più frequentemente».

In vent’anni, come emerge dallo studio, sono stati fatti numerosi progressi in tema di prevenzione e di consapevolezza del problema. Pensiamo alle campagne informative del Gruppo operativo salute ambiente, alle allerte alla popolazione di MeteoSvizzera ma anche a quanto fatto per meglio proteggere la salute dei lavoratori, specie nei settori dell’edilizia e della pavimentazione
Martine Bouvier-Gallacchi, responsabile del servizio di promozione e valutazione sanitaria del DSS

Qui per rimanere

Ma, al di là dei dati sulla mortalità legata al caldo, lo studio racconta anche di quanto la società abbia imparato a convivere con questo fenomeno e a proteggersi. «Si osserva una leggera diminuzione del rischio di mortalità nei giorni caldi», spiegano gli autori. Ad esempio, i dati sui decessi registrati negli ultimi anni (caratterizzati da temperature molto elevate)  sono inferiori rispetto a quanto ci si aspetterebbe sulla base dei valori del 2003 e del 2015. Ciò indica, appunto, un adattamento fisiologico e il buon funzionamento delle misure di protezione dal caldo. «È importante avere questo tipo di indicatori», commenta al CdT la dottoressa Martine Bouvier-Gallacchi, responsabile del servizio di promozione e valutazione sanitaria del DSS. «Permettono di monitorare la situazione e di valutare l’impatto delle misure che vengono prese. In vent’anni, come emerge dallo studio, sono stati fatti numerosi progressi in tema di prevenzione e di consapevolezza del problema. Pensiamo alle campagne informative del Gruppo operativo salute ambiente (GOSA), alle allerte alla popolazione di MeteoSvizzera ma anche a quanto fatto per meglio proteggere la salute dei lavoratori, specie nei settori dell’edilizia e della pavimentazione». Se si considerano le ultime estati, i periodi di caldo intenso sono ricorrenti e più lunghi, come ricorda ancora la dottoressa. «L’impatto sulla salute diventa sempre maggiore non solo per le persone anziane e/o affette da malattie croniche, e per chi assume regolarmente dei farmaci; tutte le persone in buona salute possono soffrire disagi se esposte a temperature giornalieri elevate sia sul posto di lavoro, sia al proprio domicilio oppure per attività di svago. «Su questi aspetti c’è ancora da lavorare, in modo da offrire alle persone possibilità di rinfresco in periodi di grande caldo. Ma, appunto, rispetto al 2003 sono stati fatti molti passi avanti e la consapevolezza è diversa. Estati torride saranno sempre più frequenti, ma non per questo bisogna essere allarmisti: serve, piuttosto, adottare comportamenti appropriati e misure strutturali adatte».