Multe a chi tallona: «Rigidità eccessiva»

L’anno scorso sulle strade ticinesi ci sono stati 676 tamponamenti. Quasi due al giorno. I feriti sono stati più di cento, i disagi alla circolazione incalcolabili. È sufficiente che due veicoli si urtino sul ponte-diga per mandare in tilt l’intero asse stradale nord-sud.
Troppo è troppo, ha determinato la polizia cantonale, che con l’obiettivo di limitare i tamponamenti si è dotata di un apparecchio già in uso in altri cantoni che consente di inchiodare gli automobilisti che non rispettano la distanza minima di sicurezza.
L’apparecchio, che viaggia a bordo di auto civette, parrebbe lavorare a pieno regime, a giudicare dalle numerose segnalazioni giunte a Giovanni Albertini, che se ne è fatto portavoce attraverso un atto parlamentare. «Sono stato contattato da diverse persone che rischiano pesanti multe o addirittura la revoca della licenza di condurre», spiega il deputato di Avanti con Ticino&Lavoro.
Le regole sono le regole ma nel caso della distanza di sicurezza non sono assolute. La giurisprudenza non fissa uno spazio al di sotto del quale si finisce per forza in infrazione. Ogni caso deve essere valutato in base alle circostanze.
«La sicurezza stradale è una priorità ma ci vogliono anche buon senso e umanità - riprende Albertini -. Va considerato anche il contesto in cui viviamo, che è quello di una rete stradale costantemente intasata, piena di cantieri, di carreggiate che si restringono, di limiti di velocità che cambiano in continuazione. Mi chiedo come faccia la polizia a tirare fuori dal mazzo una singola automobile, quando in certi momenti a essere multata potrebbe essere la quasi totalità degli utenti della strada».
Bocche cucite in polizia
La polizia cantonale, interpellata dal Corriere del Ticino, afferma di non poter entrare nel merito della questione «dato che è pendente un’interrogazione al Consiglio di Stato», quella di Albertini, appunto. «Le informazioni saranno fornite in sede di risposta da parte delle istanze deputate», taglia corto la polizia.
Non molto tempo fa, davanti alle telecamere di TeleTicino, il capo servizio per i controlli tecnici della polizia cantonale, Tiziano Triacca, aveva ad ogni modo sottolineato che le verifiche andavano a constatare unicamente «le infrazioni medio-gravi». Una cinquantina, quelle constatate nei primi cinque mesi dell’anno, tante quante nell’intero anno scorso.
Albertini sostiene che le segnalazioni ricevute non arrivano da quegli insolenti che guidano puntando sempre l’automobile che sta loro davanti, bensì da semplici cittadini, semplici lavoratori che ogni giorno sono costretti a lanciarsi nella morsa del traffico per guadagnarsi la pagnotta e che ora rischiano «impatti significativi sulla loro vita personale e professionale».
Sanzioni più o meno eclatanti
Difatti le statistiche nazionali indicano che sulle oltre 100.000 revoche della licenza di condurre decise l’anno scorso in Svizzera, 3.623 avevano quale motivo la «distanza insufficiente». Nella maggioranza dei casi la durata della revoca è stata di un mese, ma ci sono stati anche ritiri della patente a tempo indeterminato.
Per quanto riguarda le multe, una sentenza di febbraio del Tribunale federale dimostra che possono essere anche molto pesanti. Un argoviese che sulla A1 ha tallonato un altro automobilista sulla corsia di sorpasso, mantenendo uno scarto tra otto e dodici metri per 2,4 chilometri, è stato condannato a una multa di 10.000 franchi e una pena pecuniaria sospesa di quasi 100.000 franchi, importo commisurato al suo reddito milionario.
In Ticino non è nota l’entità delle sanzioni, tuttavia Albertini parla di «importi a tre zeri che possono mettere in difficoltà chi già fa fatica ad arrivare a fine mese». A suo dire, alla repressione andrebbe anteposta la sensibilizzazione.
«Ho parlato con automobilisti che non hanno mai commesso un’infrazione in vita loro e che ora si trovano penalizzati in modo netto perché in un’occasione non hanno mantenuto la distanza di sicurezza - afferma il deputato -. Io mi chiedo se non sarebbe più opportuno prevedere un ammonimento formale, prima di procedere con sanzioni pecuniarie o addirittura ritiri patente. Chi viene fermato per la prima volta potrebbe essere sensibilizzato anziché subito punito. Ma la sensazione diffusa è che qui si stia facendo più cassetta che prevenzione, con una rigidità eccessiva che può configurarsi come una forma di terrorismo stradale».