La vertenza

Municipio sconfessato: quel capannone non si può fare

Annullata dal TRAM la licenza edilizia per la realizzazione di uno stabilimento commerciale ed espositivo a Vacallo
Foto CdT.
Red. Mendrisio
08.02.2019 06:00

VACALLO - Non può essere consentito costruire un capannone di quasi 1.500 metri quadri di superficie su un fondo servito da una stradina larga circa 3 metri, in un’area, quindi, insufficientemente urbanizzata. L’assunto poggia su leggi e regolamenti, eppure a Vacallo è stata necessaria una battaglia giudiziaria della durata di quasi cinque anni per farlo ossequiare. Con una sentenza cresciuta in giudicato alla fine di gennaio, il Tribunale cantonale amministrativo (TRAM) ha attestato la nullità della licenza edilizia che l’Esecutivo locale aveva rilasciato nel luglio del 2015. In entrambi i gradi di giudizio, il Servizio ricorsi del Consiglio di Stato prima e il TRAM poi, sono state accolte le argomentazioni del cittadino che aveva impugnato il permesso di costruzione accordato dal Municipio alla Domus Center SA per la realizzazione, in via alle Cascine, di uno stabilimento ad uso commerciale, espositivo e amministrativo. L’edificio alto circa dieci metri con spazi distribuiti su due piani, ricapitola la massima Corte di diritto pubblico ticinese, era da adibire, secondo il progetto pubblicato nel febbraio del 2014, «all’esposizione e alla vendita di materiali e manufatti per l’edilizia (1.075 metri quadri), nonché a deposito edile (224 metri quadri) e uffici (151 metri quadri)». A entrambe le istanze giudiziarie adite è bastato approfondire una sola delle tante censure sollevate dall’oppositore e dal suo legale – quella appunto relativa all’inadeguatezza degli accessi al comparto in località Pizzamiglio – per porre il veto sul prospettato insediamento. Dapprima, con decisione emanata nell’aprile del 2017, il Consiglio di Stato ha accolto l’impugnativa del cittadino, annullando la licenza edilizia comunale, poi il TRAM ha respinto il gravame inoltrato dalla Domus Center al fine di far ripristinare la validità del permesso di costruzione. Nei due verdetti non mancano rilievi sull’operato delle autorità, incorse, si legge in quello più recente, in «diversi inciampi procedurali». I giudici premettono che «l’accesso all’edificio (oggetto della domanda di costruzione, ndr) è dato a valle da via alle Cascine, una strada di servizio secondo il Piano regolatore (PR), non ancora realizzata, che attualmente si presenta come un percorso asfaltato, largo circa 3 metri, che da uno stretto imbocco risale dalla strada cantonale sottostante (via Pizzamiglio)». Come stabilito dalla Legge federale sulla pianificazione del territorio, ricorda il foro luganese, «l’autorizzazione a costruire può essere rilasciata solo se il fondo è urbanizzato. Un fondo è urbanizzato se dispone, fra l’altro, di un accesso sufficiente ai fini della prevista utilizzazione». È un requisito necessario per «non compromettere la sicurezza della circolazione stradale e la fluidità del traffico. Deve inoltre garantire ai mezzi di soccorso la possibilità di accedere liberamente al fondo». Venendo al caso concreto, prosegue il TRAM, «è pacifico che questo percorso che si spiega a valle del fondo – nella sua configurazione attuale – sia manifestamente inadeguato a sopportare il traffico indotto dal nuovo stabilimento. Manifestamente insufficiente appare in particolare il primo tratto della strada esistente, con il raccordo su via Pizzamiglio, che dovrebbe essere percorso dai camion (lunghi 10 metri) che dovranno accedere alla rampa prevista a sud-ovest». Il Piano regolatore di Vacallo, sottolineano poi i giudici, «prevede di urbanizzare la zona artigianale-commerciale di situazione ampliando il percorso esistente con una nuova strada di servizio (a doppia corsia) larga fino a 6,5 metri (5 metri + 1,5 di marciapiede), adeguando l’innesto sulla strada cantonale. La strada, attualmente, non è ancora stata realizzata». Da un lato, il TRAM riconosce che quanto meno «nel corso dell’ultimo anno circa è stato allestito (agosto 2017), pubblicato e approvato il progetto stradale per una prima tappa d’ampliamento di via alle Cascine e l’imbocco su via Pizzamiglio»; dall’altro, però, definisce «ben più significativo» il fatto che «a tutt’oggi manchi una determinazione del Legislativo comunale che avalli l’esecuzione di tale opera, approvando i crediti necessari e il piano di finanziamento». Infatti, finora «il Consiglio comunale si è limitato a concedere un credito di 53.000 franchi per la progettazione definitiva dell’allargamento stradale; non per la sua realizzazione». Non muta il quadro «la convenzione del 21 aprile 2017 con cui la Domus Center SA si è impegnata ad anticipare i costi di progettazione (ca. franchi 13.932) e di costruzione (ca. franchi 110.000) di un primo lembo di via alle Cascine con il raccordo su via Pizzamiglio». Intesa, rimarca il TRAM, con la quale il Municipio di Vacallo ha impegnato il Comune, cui per legge spetta il compito di urbanizzare le zone edificabili, a rimborsare tali spese alla Domus Center. Come recita la sentenza, «anzitutto non risulta che una simile convenzione – eccedente il limite di delega dell’Esecutivo locale (franchi 60.000; cfr. art. 29 del Regolamento comunale di Vacallo) – sia stata sottoposta per ratifica al Consiglio comunale. Inoltre, non è ben dato di vedere come tale accordo possa coprire l’intera prima tappa del progetto stradale pubblicato. Tappa che ingloba un tratto ben più lungo (ca. 70 metri) della strada di servizio di PR, oltre a diversi adeguamenti sulla strada cantonale, per una superficie totale d’intervento pari a più del doppio (ca. 800 metri quadri) e un preventivo di spesa ben più consistente (franchi 477.414, di cui 124.740 per via Pizzamiglio e 352.674 per via alle Cascine)». Insomma, conclude il TRAM, «non si può che ritenere ancora lungo e incerto l’iter verso la realizzazione della strada di servizio pianificata» necessaria per poter considerare sufficientemente urbanizzato il fondo «ai fini della destinazione auspicata. A giusta ragione il Governo ha quindi annullato la licenza edilizia».