Navigando fra poesie e risotto

Dardo, «dal 1955, più di una semplice barca». Così si presenta il battellino sulla pagina del sito a lui dedicato. E infatti, fin dal primo colpo d’occhio, si nota la particolarità di questa imbarcazione storica, utilizzata da più di mezzo secolo per trasportare le persone da una riva all’altra del Ceresio, lungo le tratte più tipiche e caratteristiche. Come ci racconta il nuovo capitano Antonio Schmidt, il Dardo ha un passato importante: «Era uno dei battelli in servizio quando, tra gli anni ‘60 e ‘70, a Lugano c’era il turismo patinato e di lusso» afferma. «Questa barca ha portato in giro un po’ tutti: ricchi turisti, ma anche artisti e musicisti. Ha fatto la storia del turismo di Lugano». Ma non solo trasporti di lusso, precisa, il Dardo accompagnava anche i clienti nelle trasferte ai grotti. Ora Schmidt ha deciso di rilevare l’attività e di proseguire con il lavoro. Ma con il Dardo non si parla soltanto di un semplice servizio trasferta. Sotto la sua guida si procede spediti verso progetti futuri con iniziative culturali, culinarie e musicali, per abbracciare il territorio facendolo scoprire e riscoprire. Il Dardo, scivolando da una riva all’altra del Ceresio, è approdato a un grande traguardo: una remise a nuovo completa quest’anno e il ritorno in servizio. Sabato 28 agosto al lungolago di Lugano c’è stata l’inaugurazione e presentazione del battellino, con porte aperte e possibilità di salire a bordo per un aperitivo a base di prodotti locali. L’imbarcazione, così diversa da quelle che siamo abituati a vedere al giorno d’oggi, colpisce subito per la sua linea affusolata ed elegante dal gusto rétro e per il suo scafo in legno luccicante color caramello.


Tre generazioni di mastri d’ascia
Abbiamo chiesto ad Antonio Schmidt di raccontarci la storia del Dardo, ma anche il presente e i progetti futuri. «La barca è nata nel 1955 ed è passata attraverso tre generazioni di mastri d’ascia: c’era il nonno, poi lo zio Tano e il nipote Newton. È rimasta per anni nella stessa famiglia. Newton, uno degli ultimi mastri d’ascia a lavorare ancora come si faceva ai tempi, con una vita trascorsa a restaurare, riparare e costruire barche ha infine deciso, non senza un po’ di tristezza, di andare in pensione dopo più di quarant’anni di lavoro». Così Antonio Schmidt ha deciso di acquistare il Dardo e di continuare la tradizione. I lavori di ristrutturazione sono stati impegnativi e lunghi, perché si ha a che fare con un pezzo d’epoca, ci vogliono delicatezza e una cura speciale: «Si è trattato di un vero e proprio restauro», come ci spiega Schmidt. «L’imbarcazione è stata ristrutturata come era stata costruita ai tempi, rispettando i materiali: ad esempio non è stata usata fibra di vetro per lo scafo. Abbiamo deciso appositamente di conservare la barca così com’era allo stato originale: è ritornata come quando è nata». Mantenendo intatta anche la particolarità dello scafo in pregiato legno di mogano. Il Dardo in effetti aveva bisogno di importanti manutenzioni, oltre che per la sua natura «d’epoca», anche perché reduce da un lungo periodo di stallo: «Per via della pandemia non ha navigato per più di un anno e mezzo e questo tipo di barche si deteriorano a vista d’occhio se stanno ferme». Una volta ultimati i lavori, Antonio Schmidt ha dato il via alla nuova vita del battellino: «Sono appena partito con questo progetto che è una continuazione di quello che c’era prima, con l’ottica di rendere anche la trasferta da un punto all’altro del lago un’esperienza particolare e piacevole, venendo incontro alle esigenze dei clienti». L’idea di Schmidt è quella di coccolare il più possibile i viaggiatori e di proporre un viaggio non fine a sé stesso. «Se ti devo portare a pranzo o a cena dall’altra parte del lago, durante il tragitto possiamo organizzare un aperitivo, della musica e rendere la navigazione ancora più piacevole». E questo tramite progetti che puntano su esperienze culinarie, culturali e musicali a bordo, per riscoprire il Ceresio in chiave rétro e romantica, facendo rivivere gli echi della dolce vita degli Anni ‘60 e ‘70.


Idee a chilometro zero
E ci sono tante idee, continua, tante iniziative. «Ad esempio per le visite a mete caratteristiche come il Sentiero di Gandria – o Gandria stessa – durante il percorso sul lago ci possono essere dei racconti di quello che si vedrà, illustrando particolarità, caratteristiche o storie legate a quel posto. E poi durante la visita vera e propria, queste particolarità saranno osservate con più attenzione o con la consapevolezza della storia che c’è dietro». Oppure, sempre in ambito culturale, suggerisce Schmidt, la lettura a bordo di brani di prosa o testi poetici. O anche la musica dal vivo. Accompagnati da un aperitivo. Il nostro interlocutore ci dipinge alcuni esempi di come immagina le trasferte sul Dardo: «Partire la domenica mattina da Lugano e fare un piccolo brunch a bordo. Oppure godersi un caffè rientrando dopo pranzo o un prosecchino alla sera, tutto con il Ceresio sullo sfondo». E infatti ci sono diverse idee che Antonio Schmidt ha in mente per promuovere le specialità eno-gastronomiche a chilometro zero durante i giri sul lago. Oltre agli aperitivi classici, arricchiti con pesce in carpione (pescato a rete nel lago) e «caviale del Ceresio», anche piacevoli cene fingerfood al tramonto, tutto accompagnato dai vini locali. Ma Schmidt sta anche pensando a collaborazioni con diversi tipi di catering per venire incontro alle richieste della clientela, includendo proposte etniche e vegane. E infine ci racconta una simpatica idea molto locale che, come ci spiega Schmidt, già circola presso alcuni ristoranti e che sarebbe bello organizzare anche per gli ospiti non ticinesi del Dardo: «Dare la possibilità ai turisti che arrivano presso i ristoranti affacciati sul lago di trovare, una volta sbarcati, dei kit già pronti per la preparazione del risotto. Tutto già predisposto all’uso: un fornello, ingredienti già tagliati, cipolle, burro, riso, brodo, tutto quello che serve. E poi il turista segue passo a passo le indicazioni dello chef del ristorante». Un modo originale per assaporare completamente l’atmosfera ticinese.