La reazione

«Né violenza, né intimidazioni all'Hotel de la Paix»

Il Coordinamento unitario a sostegno della Palestina prende posizione dopo quanto pubblicato dall'Associazione Svizzera Israele
Red. Online
13.06.2024 22:09

«Leggiamo con estremo stupore quanto pubblicato oggi da alcuni media ticinesi rispetto all’Assemblea ordinaria dell’Associazione Svizzera-Israele ASI, svoltasi domenica 9 giugno all’Hotel de la Paix di Lugano. Questi articoli calunniosi parlano infatti di minacce al personale dell’Hotel de la Paix, irruzione nelle sale di estremisti istigati dal comitato pro-Palestina e di intimidazioni. Parlano di tutto, fuorché della realtà».

Inizia così una presa di posizione inviata in serata dal Coordinamento unitario a sostegno della Palestina. «È vergognoso che la stampa accetti la posizione di ASI, senza verificare come si sono svolti i fatti nella realtà. Urge quindi rimettere il campanile al centro del villaggio e – per una corretta informazione alla cittadinanza – rettificare le calunniose posizioni espresse da ASI». E ancora: «Il Coordinamento unitario a sostegno della Palestina, presa conoscenza che l’Assemblea di ASI si sarebbe svolta nelle sale dell’Hotel de la Paix, ha invitato i propri membri e simpatizzanti a scrivere o telefonare alla direzione dell’hotel per spiegar loro la propria contrarietà».

Questo, in particolare, il testo diffuso via social dal Coordinamento: «Chiediamo a tutte le persone solidali con la lotta del popolo palestinese e che hanno a cuore il rispetto dei diritti umani ovunque nel mondo di partecipare ad un’azione di protesta online: scrivendo e contattando in modo educato l’Hotel de la Paix per convincerlo a cancellare l’evento, contattandolo tramite email e telefonicamente oppure scrivendo i vostri commenti nelle recensioni dell’albergo. Tramite una ricerca del nome dell’albergo su Google, Hotel de la Paix, Lugano, si possono scrivere delle recensioni online. Anche solo un messaggio come: «Nessuno spazio per chi difende il genocidio in Palestina» o «Stop genocidio» può fare la differenza».

Nessun invito all’intimidazione e alle minacce è stato diffuso dal «Comitato Pro-Palestina», come affermato da ASI, si legge ancora nel comunicato. «Il nostro desiderio era semplicemente quello che un hotel, che oltretutto porta la parola pace nel nome, riflettesse su quanto accade in queste ore sulla Striscia di Gaza e facesse la cosa giusta. Attraverso l’opinione dei molti che trovano riprovevole e disgustoso il sanguinoso attacco che Israele sta commettendo da ormai otto mesi senza tregua, nonché profondamente sbagliata l’occupazione della Palestina da oltre ottant’anni. Alcune persone, inoltre, inorridite dal fatto che l’Hotel de la Paix permettesse ad ASI di tenere nelle sue sale una bieca propaganda a favore del completo sterminio di un popolo, hanno deciso spontaneamente di recarsi fuori dall’hotel per poter parlare con il direttore. Nessuna minaccia è stata invece profusa nei confronti del personale. Si è quindi trattato di una semplice manifestazione dimostrativa di chi prova orrore e sconcerto verso quello che sta succedendo in Palestina. Posizione che non è sicuramente molto in voga fra i membri di ASI – che nel suo comunicato afferma di «avere la speranza d’una pace duratura dove i popoli della regione possono vivere in pace, sicurezza e democrazia» – ma nella realtà difende degli interessi di uno Stato che proprio in questi mesi sta proseguendo il suo progetto di genocidio concentrandosi sulla popolazione palestinese della Striscia di Gaza (ad oggi oltre 36.000 morti), con massacri quotidiani di civili, riportati quasi in diretta da numerosi media internazionali. Proprio ora, mentre scriviamo queste righe, Israele sta bombardando la zona Alzaitoun a sud di Gaza City, popolata da civili inermi che non hanno nessuna possibilità di proteggersi. Difende altresì gli interessi di uno Stato che ha fra i suoi ministri Yoav Gallant, ministro della Difesa israeliano, che il 10 ottobre 2023 affermava: «Niente elettricità, niente acqua, niente gas, stiamo combattendo contro animali e dobbiamo agire di conseguenza». Oppure Bezalel Smotrich, ministro delle Finanze israeliano, che il 29 aprile 2024 asseriva: «Non ci sono vie di mezzo. Per le città di Rafah, Deiral-Balah e Nuseirat annientamento totale». Come è possibile volere la pace e al contempo difendere uno Stato che propugna questo genere di posizioni? Inoltre, a proposito della libertà di associazione tanto cara all’ASI, essa stessa propone ai suoi sostenitori di «osservare sistematicamente il campo avversario» a pagamento. Con lo scopo dell’allerta sull’antisemitismo, o la scusante per alcuni, si propone un compenso per l’osservazione sistematica contro associazioni, istituzioni universitarie, organizzazioni internazionali, media, enti pubblici e politici, che si dichiarano a favore della causa palestinese, definendone alcuni «appena apparsi sul nostro radar». Chiedere che l’Hotel de la Paix non accettasse di rendersi complice di un genocidio non era un atto volto a ledere alla loro libertà di espressione, poiché siamo liberi di esprimerci fintanto che non creiamo danni ad altri. E danni ad altri – lontani migliaia di chilometri da qui, ma pur sempre persone reali – associazioni che difendono le politiche israeliane ne stanno facendo a iosa. Come diceva Vittorio Arrigoni: «Restiamo Umani».vNon dimentichiamoci della Palestina e dei suoi morti».

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