Necessità per l’ambiente o utopia irrealizzabile?

Un’iniziativa indispensabile per garantire alla Svizzera un’economia sostenibile, oppure una proposta irrealizzabile che, al contrario, quell’economia rischierebbe di affossarla? Ruota essenzialmente attorno a questa domanda il dibattito sull’iniziativa «per la responsabilità ambientale», promossa dai Giovani Verdi, su cui andremo a votare tra pochi giorni, il 9 febbraio. Iniziativa che è stata al centro dell’ultima puntata de La Domenica del Corriere in cui, ospiti del vice-direttore Gianni Righinetti, si sono confrontati in studio Veronica Bozzini (vice-presidente del comitato d’iniziativa, Verdi), Anastassiya Fellmann (Giovani UDC), Simone Gianini (consigliere nazionale del PLR) e Ivo Durisch (capogruppo del PS).
«Un’economia che si basa su risorse che non abbiamo è un’economia vulnerabile. E questo noi non lo vogliamo», è stata la premessa di Bozzini, la quale ha spiegato che l’obiettivo dell’iniziativa è, appunto, «garantire anche in futuro il benessere di cui possiamo godere noi oggi, senza lasciare alle future generazioni un debito». Insomma, chiedendo che la Svizzera entro 10 anni consumi soltanto quanto la Terra può generare, portando dunque la nostra impronta ecologica a livelli sostenibili, l’iniziativa mira «a un’economia prospera e resiliente».
Nulla di tutto ciò, secondo Fellmann. Per la rappresentante dell’UDC, infatti, l’iniziativa è troppo generica «e non presenta alcuna soluzione concreta per raggiungere l’obiettivo», oltretutto con «tempistiche molto estreme», poiché «ridurre le nostre emissioni di CO2 di due terzi nell’arco di dieci anni è eccessivo e irrealizzabile». Come dire: malgrado il nobile intento, i rischi sono troppi.
E se da una parte l’iniziativa viene considerata «estrema», dall’altra Durisch ha fatto notare che «a essere estremi, in realtà, sono gli eventi (ndr. meteorologici) che stanno capitando a causa dello sfruttamento delle risorse naturali». E, secondo Durisch, «quanto stiamo facendo non è sufficiente» e quindi «dobbiamo cambiare il nostro modo di produrre», andando verso una società e un’economia sostenibile.
Dal canto suo Gianini ha ricordato quanto di buono è già stato fatto in questi anni sul fronte della protezione dell’ambiente. «La Svizzera ha cambiato passo proprio grazie all’unità d’intenti tra i partiti moderati e quelli di sinistra». Ecco perché, per il consigliere nazionale, «iniziative come questa, utopiche ed estreme, creano insicurezza» proprio verso «quegli strumenti che con fatica sono stati raggiunti».
Per Bozzini, però, se da una parte è vero che in questi anni qualcosa è stato fatto e c’è stato un po’ più di coraggio, dall’altra «con il consigliere federale Rösti si stanno smantellando le politiche ambientali», tagliando le risorse in diversi settori. Per Bozzini, dunque, «si sta andando nella direzione opposta» rispetto a quella auspicabile. E quindi l’iniziativa rappresenta un input nella giusta direzione.
Direzione che, secondo Fellmann, rappresenta la classica «zappa sui piedi»: «Il tema dell’ambiente è cruciale e nessuno dice il contrario, ma la Svizzera può davvero salvare il pianeta?». Per la democentrista, infatti, anche se azzerassimo le nostre emissioni, l’impatto per l’ambiente sarebbe pressoché nullo. Tutto ciò, al prezzo di una recessione economica che, se passasse l’iniziativa, sarebbe «inevitabile».
«Una goccia nel mare? È una questione di priorità: potrei dire la stessa cosa dell’esercito;che senso ha spendere tutti quei soldi?» ha dunque risposto Durisch.
A tornare sugli obiettivi dell’iniziativa è poi stato Gianini, secondo cui essi, pur condivisibili, semplicemente sono troppo ambiziosi. E, se realizzati, comporterebbero «la perdita di tantissimi posti di lavoro e una crescita dei prezzi alle stelle».
