Nel cuore delle strade boliviane
Bambine che vendono caramelle, uomini accovacciati che lustrano le scarpe, donne che cucinano spiedini di cuore di mucca, anziani che trasportano enormi casse, bambini che lavano parabrezza delle auto, adolescenti che dormono per terra, bebè che gattonano nelle aiuole, malviventi in attesa di una buona occasione, odori, colori e infiniti colpi di clacson. Attraverso queste suggestive immagini Lisa Macconi e Alex Brandino dipingono la città boliviana di Cochabamba. Partiti dal Ticino, lì hanno vissuto per tre anni come cooperanti nell’ambito dei progetti della Fundación Estrellas en la Calle, organizzazione locale partner della ONG Comundo, la cui sede della Svizzera italiana è a Bellinzona. Quelle situazioni di strada, da loro vissute durante il soggiorno in Bolivia che si è chiuso negli scorsi mesi, saranno presto anche al centro di una mostra fotografica che racchiude la loro esperienza nella cooperazione allo sviluppo. Alcune di quelle persone che, per svariati motivi, trascorrono molto del loro tempo per le vie della città, in un’esistenza fortemente precaria, sono infatti protagoniste delle migliaia di immagini scattate proprio da Lisa e Alex. E una selezione di trenta scatti sarà esposta al Biblio Cafè «Tra l’altro» di Lugano da sabato 14 maggio (quando alle 18.30 è previsto il vernissage con aperitivo) fino al 18 giugno.
«Un rapporto di fiducia»
Intitolata «Situazioni di strada», la mostra si compone di trenta fotografie con al centro, appunto, come spiegano Lisa Macconi e Alex Brandino, «uomini e donne che grazie al rapporto di fiducia instaurato, ci hanno permesso di mostrare ciò che spesso non riusciamo realmente a vedere». Non capita spesso che le persone in situazione di strada si lascino fotografare. Alex a Lisa sono riusciti a farlo solo grazie a un lavoro e una presenza costanti, nell’arco di tre anni. Lisa ha lavorato come cooperante di Comundo a Cochabamba a sostegno dei progetti della Fundación Estrellas en la Calle. Nello stesso periodo Alex, suo compagno e appassionato di fotografia, era attivo nella stessa ONG, documentando in immagini il suo lavoro. «Abbiamo vissuto un’esperienza particolare: il nostro ruolo ci ha permesso di vedere realtà che altrimenti come stranieri sarebbe ben difficile avvicinare – raccontano – Le abbiamo documentate e ora vogliamo raccontarle, nel rispetto delle persone ritratte».